Purtuttavia… c’è qualcosa che manca, soprattutto se guardo agli anni indietro. Quelle ore passate ad istallare una data distribuzione linux per provare com’è, magari lavorarci qualche giorno, qualche settimana… e poi sovente passare ad installarne una diversa (!), solo perchè da test o da qualche lettura, risulta lavorare meglio con il dato hardware: certo, se vogliamo, anche una gran perdita di tempo, con pochi risultati concreti. Però anche un viaggio affascinante nel software e nella tecnologia dei moderni sistemi operativi, che ora un pò mi manca.
C’è tuttavia un modo per “viaggiare sicuri”, mantenendo le impostazioni che si dimostrano valide per il lavoro “vero e proprio”: la virtualizzazione! Calma calma… ho capito cosa volete dirmi: certo non sono io a scoprirlo, semmai ci sono arrivato solo da poco, forse anche per un poco di scetticismo.
Scetticismo forse immotivato, visto che istallare Virtualbox su Ubuntu e sul Mac è stato un gioco da ragazzi. Ed è stato emozionante provare una istallazione di Mandriva 2010 dentro un disco virtuale, e vedere che andava tranquillamente a buon fine! Poi massimizzando lo schermo, ecco che uno quasi si scorda che sta usando un software di virtualizzazione… ed è libero di fare tutte le prove che vuole, senza il problema di fare “danni”…!
Va da sè che la cosa è troppo simpatica, e invita a continuare (tempo permettendo); come non fare un giretto, allora, sulla mitica openSuse (con Mandrake/Mandriva, uno dei miei primi linux), magari per mettere il naso sulle differenze di implementazione dell’ambiente desktop KDE nella versione 4.x (e ce ne sono parecchie, sissignori…!) ? 🙂
