Non si copia. Quasi mai.

Atmosfera densa, tesissima. Compito di matematica, quello decisivo del quadrimestre.
Silenzio da tagliare col coltello. Il professore che passeggia avanti e indietro per la classe. Quel passo odiosamente lento, misurato. Ti passa vicino e indugia un attimo. Come un segnale. Come per dire attento che se fai qualcosa di sbagliato ti becco subito. 

Il problema è questo. I due solidi iscritti uno dentro l’altro, Roberta non li capisce proprio. Ha fatto i disegni venti volte, e non viene proprio nulla. Appallottolato dieci fogli. Le equazioni non si mettono giù bene; vengono numeri astrusissimi. E se il disegno fosse sbagliato? Allora i segmenti AB e BC non sono quelli, forse la figura si semplifica. 
Sudore freddo lungo la schiena, un fastidio diffuso. Non si può toppare, stavolta. Se prendo un’insufficienza mamma e papà mi fanno saltare le vacanze con gli amici di quest’estate, me lo hanno detto mille volte. Se appena appena finisco ‘sto liceo, la matematica la mollo. Aveva ragione Venditti, “la matematica non sarà mai il mio mestiere”. A parte il fatto del pianoforte sulla spalla. Mai capita questa metafora. 

Roberta inizia a divagare con la testa. Il problema è intanto divenuto uno scoglio insormontabile. Buio completo. 

Onde spigolose di invidia per sorella si propagano nella mente. Lei non ha più questi problemi. Giada appena esco mi iscrivo anch’io a lettere, o filosofia o letterologia orientale o lingue astruse e antichissime, qualcosa che sia garantito esente da matematica. Hai presente quei cibi che dicono “Niente OGM”? Voglio un corso con un bollino garantito “niente matematica”. Oppure quei film dove dicono non è stato maltrattato alcun animale. Ecco voglio una facoltà dove ci sia scritto “Si assicura l’utenza che durante la definizione dei programmi dei corsi di laurea non è stata risolta alcuna equazione.” E’ quella che fa per me.
“Psss.. Roberta.. hai fatto…?”
E’ Gianni, davanti a destra. Tipo studioso, posizione relativa interessante. Interazione possibile.
“Gianni… Gianni ti prego, il problema. Passami la figura, dàaaai”, squittisce Roberta in due decibel appena.
“Non posso mi becca”, dice Gianni a mezza voce. Impietoso.
“Dàaaai ti prego. Non ti vede” implora Roberta.
Il professore è entrato in stand by e guarda fisso fuori dalla finestra.
O adesso o niente. Il fatto che è pure carina, cavolo.
“Ecco sbrigati”
Il foglio sta passando di mano. Un nanosecondo. Sufficiente per far accedere l’irreparabile.
“De Simoni lo dai a me quel foglio, perfavore?” tuona la voce del professore.

La temperatura dell’aula piomba a -40. Tutti guardano, con il fiato sospeso. Ogni cosa è gelata. Sembra di stare su Marte.

Incredibile, non era a guardare fisso fuori, un attimo fa? Ma come ha fatto?
“Ecco professore, ma non è mica niente..”
“No, no, figuriamoci. De Simoni poi ne riparliamo, non finisce qui.”
“Ma professore…” Gianni intona in andamento mellifluo cantilenante, senza peraltro saper come continuare. Roberta si aqquatta  sul banco, tutta rossa. Disastro totale. Dalla faccia del professore si direbbe che stia per partire. Infatti parte.
“Quante volte vi ho detto, non si copia! Mai!
Però linux si può copiare, me l’ha detto Giada che glielo ha detto Stefano pensa Roberta. La cosa però non le sembra una obiezione valida da presentare al professore.
“Che facciamo, magari i compiti a casa li copiate da Google, se continua così”
“Beh c’è chi forse già l’ha fatto, professore”. La classe si gira di scatto. La voce di Lorenzo, in fondo vicino alla finestra. Brandisce un foglio stampato.

Il professore resta sorpreso più della classe. Proprio Lorenzo, quello timido che non parla mai. “Ha presente Bing? L’hanno beccato anche lui a copiare da Google!“, si lancia Lorenzo con insolita enfasi.

Il professore guarda con l’aria perplessa. Sembra in stallo. Roberta non capisce cosa sta avvenendo. Nell’attimo di silenzio sospeso, fa in tempo a pensare una sequenza lapidaria di sei parole, Speriamo solo che me la cavo.

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Pubblicato da Marco Castellani

Marco Castellani, astronomo, divulgatore, scrittore

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