Sui percorsi possibili della tecnologia (ciao Jaiku, ciao Buzz…)

Lo sappiamo. La storia della tecnologia è ampiamente la storia di quello che sarebbe potuto essere e non è stato. E’ una storia che intraprende percorsi a volte incredibili, che visti da valle sembrano bizzarri, che non si capisce come e perché sono stati intrapresi. O almeno, non sempre se ne capiscono tutte le ragioni. 
Perché il VHS si è imposto come standard universale (prima del DVD), e il Betamax è scomparso, quando a detta di molti era tecnologicamente superiore. Perché si è affermato Windows quando alla sua comparsa il Macintosh era certamente più avanzato, a livello di interfaccia grafica. 
Perché si è imposto ormai universalmente Twitter quando servizi più sofisticati e ambiziosi come Jaiku hanno invece compiuto una parabola che ora sta arrivando a terra. Jaiku è una scommessa persa, gestita male. Il servizio di microblogging che Google a suo tempo acquistò, poi mise in naftalina, e ora sta per chiudere, rimane ormai come un reperto antico a testimonianza di un’epoca tecnologica già sepolta.

Path
I percorsi della tecnologia non sono così lineari…

La chiamerei l’epoca pre-iPhone.  Forse qualcuno si ricorda. Vi fu qualche anno fa un momento in cui le device mobili con Symbian sembrava fossero la punta dell’espressione informatica in mobilità. Un gigante come Nokia vi aveva aderito in pieno, e non era poco. Così Jaiku, che fotografava intelligene questo stato di cose, aveva un bellissimo programma per Symbian che permetteva di interagire in maniera molto rapida con il social network. Ma di più, faceva una cosa molto ambiziosa: unificava i contatti sul device con quelli del network stesso, presentando sullo smartphone una unica scheda in cui finalmente poteva comparire molta più informazione, come l’ultimo messaggio inviato, la posizione (sì anche questa), etc. L’integrazione del programma con il sistema operativo era veramente deliziosa.
La scommessa era questa, nemmeno tanto nascosta. Costruire una rete sociale da usare sia sul desktop che in mobilità, mappata efficacemente sui dispositivi mobili dell’epoca. Sì, parliamo solo di pochi anni fa, ma è praticamente un’altra epoca. Da allora è cambiato tutto. Da una parte, Symbian ha ormai ceduto il passo ad iPhone OS ed Android. Dall’altra, la varietà dei social network si è drasticamente ridotta decretando, dopo qualche incertezza, alcuni indiscussi vincitori (e lasciando vari morti e feriti sul campo…). Sappiamo bene chi ce l’ha fatta. Facebook su tutti, in misura minore Twitter. G+ è ancora impegnato nella rincorsa di Facebook, vedremo. 
Ah, ma Jaiku era proprio bello. Ricordo i proclami degli early adopters italici,  del tipo “Ciao Twitter, passo a Jaiku!” che si vedevano negli aggiornamenti di stato. Anch’io ne feci uno simile. Preistoria. Eppure Jaiku aveva i gruppi tematici, l’importazione nativa dei feed, la possibilità di inserire veri commenti ai post. Per di più i commenti non erano “costretti” dentro i famigerati 140 caratteri, ma solo i post ordinari. Questa si rivelò una scelta molto intelligente per stimolare la discussione intorno ad un dato tema, o link. E’ del resto il modello a cui dichiaratamente si ispira Qaiku – che però non ha purtroppo mia preso piede, almeno da noi.
Così Twitter, che non ha proprio niente di queste cose, rimane la piattaforma di microblog d’elezione. Tanto che l’ultima versione di iPhone OS lo incorpora addirittura nel suo interno. 
La scelta di chiuderle Jaiku è comprensibile, ormai (come quella di chiudere Google Buzz, l’esperimento di Google verso i social network precedente a G+). Molta gente non se ne accorgerà nemmeno, farà meno rumore di un ipotetico stop di Facebook che durasse appena qualche minuto. 
Eppure Jaiku rimane uno dei percorsi possibili – uno dei molteplici ed alternatici universi tecnologici – che non si è realizzato. Che buffo, pensarlo.

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Pubblicato da Marco Castellani

Marco Castellani, astronomo, divulgatore, scrittore

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