Twitter ha lanciato pochi giorni fa un sito dedicato alla raccolta delle “storie”. Dietro un cinguettìo di appena 140 caratteri (o anche meno) vi possono essere dietro delle storie degne di essere raccontate per esteso, senza il limite che in sè racchiude tutta la formula (e la fortuna) del celebre social network. 
Come spesso sottolineato, la semplicità rimane il punto cardine di Twitter, e sembra proprio che questa semplicità paghi. I numeri di Twitter non son quelli di Facebook, ma sono in ogni caso di indubbia rilevanza. L’ultimo riconoscimento è quello di Apple, che ha incorporato Twitter nell’ultimo aggiornamento del suo iOS. Messaggi brevi di 140 caratteri, nessun’altra cosa. Questa è stata la scommessa iniziale, e nel tempo Twitter si è mantenuto abbastanza fedele ad essa. 
Stavolta voglio darne atto, la semplicità è una grande virtù. Twitter – all’osso – è così semplice che praticamente ogni oggetto che ha un display può facilmente cinguettare. E ogni cinguettio è una richiesta di attenzione: se riesci – nel breve spazio permesso – ad attrarre le persone nella tua timeline, verranno a visitare i tuoi link. Ci si confronta su uno spazio limitato, ma pari per tutti. Forse l’attenzione si disperde con una serie di stimoli diversi, eterogenei. Forse c’è però anche una ricchezza da estrarre, un segnale che modula attraverso tutto il rumore, che sarebbe un peccato non cogliere. Perché parla il linguaggio dell’era attuale. Comprenderlo è il primo passo per maturarne una coscienza critica: non servono nè spaventate demonizzazioni nè incondizionate adesioni. Serve pazienza e discernimento.
L’astronauta Mike Massimino rimarrà celebre (tra l’altro)
per aver inviato il primo cinguettìo dallo spazio profondo…
(Crediti: Twitter Stories website)
Diverse alternative a  Twitter, nate nel tempo con grandi speranze e stupende caratteristiche tecniche, hanno fatto in tempo a sorgere, far parlare di sè… e scomparire. Twitter è rimasto. E non se la passa male. Anzi è entrato così tanto nelle consuetudini di comunicazione odierne, che ora può divertirsi a raccontare le sue storie
Che poi, sono le nostre.

Loading

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *