Ma la filosofia batte la tecnica, ce lo dice iPhone.

Le analisi sempliciotte non mi convincono. La filosofia, l’estetica, non sono morte, schiacciate dalla tecnica. A volte non me ne rendo conto, ma hanno stravinto, invece. Hanno stravinto loro. Perché sono loro che dettano le scelte di alcuni prodotti di successo. Senza saperlo, milioni di persone portano in tasca un oggetto che è fatto proprio come è fatto non per qualche meccanismo di selezione “naturale” che abbia filtrato le scelte imperfette, nossignori. Piuttosto, per la specifica visione del mondo di una singola persona. Per quello che crede, che sogna, che giudica bello, buono. Per i pensatori, i filosofi, le dottrine che lo hanno influenzato. Per la religione che professa.
La filosofia, la fede, l’estetica, battono la tecnica. La tecnica si modella intorno a queste, obbedisce. Ha delle istanze sue, certamente, ma si adegua. Il caso recente più eclatante è probabilmente quello di Steve Jobs e della mancata uscita di iPhone 5 sul mercato, proprio quando era previsto ed atteso praticamente da tutti.

Filosofia UFPR yey!
Quanto deve la mancata uscita di iPhone 5
alle categorie estetiche e filosofiche di una sola persona?

E badiamoci, non è che non è stato sviluppato. E’ stato bloccato, è diverso. Eì arrivato fino in fondo e poi gli è stato detto non va bene. Cos’è che aveva di sbagliato? Non era affidabile nelle telefonate? Non aveva abbastanza memoria, o un processore sufficientemente rapido? No, il punto non è questo. Non è la tecnica, ma l’estetica. Un criterio estetico, funzionale, ha motivato il blocco: avrebbe rotto il minimalismo e l’uniformità della casa di Cupertino. Avrebbe introdotto un principio di frammentazione tanto inviso al fondatore della Apple. 
Non è necessariamente la scelta migliore, da un punto di vista pragmatico. Gli smartphone stanno diventando sempre più terminali internet portatili, sempre più mini tablet, dunque si assottigliano (come permette la tecnica) e si dotano di display più grandi (per un uso del web più simile all’esperienza desktop). Quanto resisterà iPhone? Quali saranno le scelte della nuova dirigenza?
Credo sia interessante anche guardare alla competizione iPhone – Android come allo scontro tra le due filosofie che governano le linee di mercato dei dispositivi ove sono montate. Da una parte la fedeltà ad uno stile, l’uniformità assoluta, imposta e garantita (con il vantaggio della compatibilità a prova di bomba delle applicazioni — semmplice dopotutto, visto che la varietà di hardware praticamente non esiste), dall’altra la massima flessibilità, portabilità (con i suoi vantaggi, come una rosa di scelta di terminali incredibilmente ampia, e i suo limiti, dettati proprio dalla varietà, o se vogliamo dalla frammentazione tanto temuta ed avversata in casa Apple)
Comunque sia, è intrigante riflettere sul fatto che in un mondo che ama penasarsi sempre più disincantato, sono scelte filosofiche e linee di pensiero antichissime, alla fine, a dettare legge su scelte progettuali e  linee di produzione di oggetti diffusissimi e mordernissimi. 
L’iPhone o l’Android che teniamo nella borsa me lo testimoniano, e in un certo senso mi rassicurano: non possiamo ancora fare a meno della filosofia, dell’elaborazione del reale, della ricerca del significato.  Non potremo mai.
C’è un’anima – un sentire, una umanità – senza la quale anche la tecnica non è che vuoto esercizio senza capacità di attrattiva. Grazie al cielo.

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