L’album in basso a destra, ad esempio, è pura arte… 🙂 |
Con un po’ di pazienza ho poi migrato i miei 3000+ brani musicali sui server di Google. Così ho cominciato a giocare un po’ con l’interfaccia. Devo dire che sono compiaciuto. Google è riuscita a realizzare un player musicale che si gestisce da dentro il browser (come tutto ciò che fa Google). E ci è riuscita piuttosto bene. L’aspetto è semplice e pulito, l’importazione dei brani da iTunes è piuttosto buona: vengono caricate anche le playlist e perfino il numero di ascolti già effettuati. La semplicità fa sì che ascoltare musica attraverso Google Play sia semplice e piacevole, da computer. Ci sono anche playlist automatiche (peccato non vi siano – ancora – le smart playlist, playlist dinamiche che si aggiornano quando cambiano i brani che soddisfano gli assegnati criteri di selezione). Certo non c’è la spettacolare vista Cover Flow di iTunes… ops, non c’è più nemmeno dentro iTunes, con l’ultimo aggiornamento è tristemente sparita (decisione che da molti non è stata considerata esattamente una ottima mossa).
Ma ora ecco, vengo alla cosa davvero interessante: mi sono accorto che l’uso di Google Play mi sta portando ad un sottile ma percepibile cambio di paradigma. Qualcosa che riguarda l’acquisto e la fruizione della musica stessa. Mi spiego, mettiamo che io voglia acquistare il nuovo lavoro dei Grisembergs Revival. A seconda dell’era tecnologica corrente (ne ho vissute un po’, ehm) avrei a disposizione diversi moduli (trascuro le opzioni piratesche a tutti note, anche per non farmi chiudere il blog…)
- Modulo A: vado a cercare in un negozio di dischi il vinile o la musicassetta o (in tempi più moderni) il CD.
- nota: il modulo A è spesso iterativo: se non trovo il disco in un negozio, provo con un altro, un altro… (molti molti anni fa, ricordo che la ricerca del primo di Angelo Branduardi durò a lungo e coinvolse diversi negozi di Roma, ed anzi si spinse fino ai Castelli Romani).
- Il modulo A è anche intrinsecamente di tipo pre-Internet; c’è il caso che molti lettori non ne abbiano proprio esperienza
- Modulo B: compro il CD in un negozio online e aspetto che arrivi
- nota: qui siamo – ovviamente – in epoca Internet, eventualmente pionieristico. Quando ancora Internet non lo conosceva nessuno tranne che pochi che al lavoro avevano a disposizione questa novità (tipo gli astronomi, tipo me), ricordo che uno dei primi siti commerciali fu CDNow, probabilmente molti tra i più giovani non ne avranno mai sentito parlare…
- Modulo C: compro la musica del disco in formato digitale (da iTunes, Amazon, etc…). Scarico i files e me li ascolto. Il tempo di attesa è in pratica pari allo scaricamento.
- Modulo D: acquisto la musica (esempio, Play Music, o anche Amazon MP3) e la ascolto subito, in streaming Internet. Prima ancora di scaricarla. Anzi, c’è il caso che non la scarichi subito. Anzi, c’è il caso che non la scarichi proprio.
Ma non è questo il punto. Gli è gli altri cominciavano a sembrarmi vecchi. Scaricare la musica mi sembra vecchio, come prima mi sembrava vecchio andare a comprare un CD. Mi sembra una dilazione inaccettabile tra l’acquisto e l’ascolto. Facciamo il caso di un acquisto come le nove sinfonie di Beethoven in una botta sola (a questo prezzo, perché no…). Non è che mi va di scaricare tutti i files. Preferisco ascoltare da subito. Scaricherò quando dovrò portare i brani su un dispositivo non connesso ad Internet (circostanza che che col passare del tempo si fa sempre più elusiva)