Vi avviso subito. In questo post sto per violare una regola elementare. Quella che viene insegnata appunto in ogni rispettabile scuola primaria di primo grado. La regola riguarda, chissà perché, la frutta. La conoscete, è questa: non si sommano le mele con le pere. Ora, a parte il fatto che non ho mai capito bene perché (se sommo tre pere e quattro mele avrò appunto questo, tre pere e quattro mele. Posso semmai capire che non si moltiplichino le mele con le pere: due pere per tre mele che mi darebbe?)
Per passare dalla frutta all’informatica, vi spiego la mia perplessità. Sto per confrontare Facebook con Twitter. Certo, lo sappiamo bene tutti che sono social network, ma presentano caratteristiche fondamentalmente differenti uno dall’altro. Tali che appunto rendono abbastanza inutile – anzi, mal posta – la domanda su quale dei due sia migliore. Non si confrontano mele con pere, insomma.

Attenzione a non confonderle con mele… 

Una cosa in comune ce l’hanno, comunque. Sono le due reti sociali sopravvissute alla grande potatura (per rimanere in ambito agrario…) avvenuta spontaneamente negli ultimi anni: i due esperimenti che hanno ottenuto un successo stabile e (a quanto sembra) duraturo. L’ho detto, ma lo ripeto: sono gli unici due network “incorporati” nei sistemi operativi Apple. Piaccia o non piacciano i prodotti della casa di Cupertino, è un indiscutibile riconoscimento di chi sta dominando la scena.
A parte questo, in ogni altra cosa si differenziano. Twitter è più minimalista, più ferreo nel mettere limiti alla lunghezza dei post. Ha un meccanismo di “commento” che non è un vero commento, ma un link incrociato tra pagine. Questo è interessante e abbastanza peculiare: il commento rimane nella pagina di chi l’ha inviato, dunque, in suo totale ed esclusivo possesso. 
Facebook ha una serie considerevole di possibilità; le pagine, i gruppi, gli interessi. Twitter ha le liste, stop. 
Negli ultimi anni sono progressivamente ricaduto nell’uso quasi esclusivo di Facebook. Il motivo è essenzialmente legato al fatto che quasi tutte le conoscenze del mondo reale sono lì. Tanto che la mia timeline Twitter per molto tempo è rimasta a languire, con radi aggiornamenti. 
Ci voleva una occasione particolare per farmi un po’ cambiare idea. Ci voleva il Meeting di Rimini. Nei miei tre giorni al meeting ho seguito abbastanza assiduamente l’hashtag #meeting13 su Twitter, fino a riprendere quasi senza accorgermene confidenza con il mezzo. A riapprezzarne le caratteristiche. Velocità, semplicità, meccanismo del retweet, la comodità dei “preferiti” per ritrovare una lista di cose importanti anche a distanza di tempo (non c’è in Facebook). Possibilità di usare il client che più mi soddisfa (c’è molta più scelta rispetto a Facebook). Anche, la necessità di cambiare, dopo tanto tempo. Tornare in un certo senso a sperimentare, come si faceva negli anni d’oro dell’avvento del web2.0 e ora non si fa più.
In ogni caso, al di là di tutte le considerazioni, quello che mi continua ad attrarre in Twitter è una cosa semplicissima. Per le caratteristiche intrinseche del mezzo, non è strano postare anche molti interventi brevi in poco tempo. Quello che su Facebook sarebbe considerato eccentrico, o addirittura maniacale, qui è la norma. Su Facebook ogni post è come – in qualche senso – una richiesta di commento, dunque essere oggetto di molte richieste in poco tempo è seccante. Su Twitter non c’è modo di inserire un vero commento, dunque lo senti già diverso. Così se segui un evento, come mi è capitato al Meeting, puoi inviare diversi tweet in stretta sequenza, magari con i passi più significativi di un certo intervento, ed è tutto perfettamente normale. Magari qualcuno “risponde” (alla maniera di Twitter, con un intervento sulla sua timeline, che cita la tua), magari qualcuno mette qualcosa tra i preferiti o retwitta il tuo post. Comunque ti senti più libero di postare ciò che vuoi, ciò che senti in quel momento. E soprattutto, di infilare una serie di post senza seccare nessuno. 
Tra il serio e il faceto, mi  verrebbe poi da aggiungere che vi sono anche altri motivi

Insomma  – per una quantità di argomentazioni – starei per dire che ha ragione Don Tommaso (anche se pure lui mischia mele e pere impunemente)


Facebook ha dalla sua molti pregi, d’accordo. I gruppi e le pagine sono strumenti molto efficaci e – devo dire – ben congegnati. Li uso e intendo continuare ad usarli. Ma non è Twitter, e in nessun modo può sostituire Twitter.  D’altra parte, una mela non è una pera, né può mai sperare di diventarlo.

E sopratutto certi confronti, me lo dicevano alle elementari, non andrebbero fatti…

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