Nexus 7, prime impressioni

Ce l’ho da qualche giorno appena. Forse il periodo sufficiente a ragionare sulle impressioni iniziali, ove si è superato il primo approccio ma non si è ancora completamente confidenti con l’uso e con le potenzialità del mezzo. Per chiarire, devo aggiungere che lo scrivente è un possessore di Ipad 2, che usa ancora quotidianamente con profitto (con qualche irritazione dovuta alla lentezza con la quale si caricano ormai talune applicazioni). Questo per far capire il mio termine di riferimento  -implicito quanto inevitabile – nel giudizio del nuovo tablet.

La prima cosa che mi ha colpito subito dopo l’unboxing è la dimensione. Ma è veramente piccolo! Poi il rapporto tra gli assi, stretto e lungo. Alquanto differente dalla geometria dell’iPad, al quale sono ormai abituato. 

Sicuro, le caratteristiche hardware sono buone. Poi, rispetto all’iPad 2, ormai datato, non c’è molta storia. Ma cosa ci si potrà fare con tablet… così piccolo? La domanda non riesco proprio a non pormela.

UnBoxing

Visto che gli istanti di unboxing vanno di moda… ecco il mio 🙂

Perché il Nexus 7? Intanto il prezzo è invitante. Sicuramente più economico di un iPad Air o un iPad mini, in ogni caso (non che quelli non mi facciano gola, intendiamoci). Poi, ecco… la curiosità. Il mio animo geek tanto trascurato che torna a farsi sentire. Da tanto sono ormai nel mondo Apple, eppure volevo vedere a che punto erano arrivati i tablet Android, dopo la mia esperienza sfortunatissima con il Toshiba Folio 100… E per l’esplorazione, niente di meglio di quello sponsorizzato direttamente da Google.Tanto vale, mi dico, andare direttamente nella tana del leone.

Per giunta, con Android 4.4 Kit Kat, il più recente.

Dunque ecco, le dimensioni (…contano? quanto contano? Il dilemma di sempre, in pratica). Primo piccolo motivo di perplessità. Nell’uso però…

…nell’uso però, devo dire, si inizia ad apprezzare un tablet così piccolo. L’altro giorno ho scoperto con piacere che entra bene nella tasca posteriore dei pantaloni, custodia compresa. Niente male (basta ricordarsi di non mettersi seduti senza estrarlo).

Il rapporto lunghezza/larghezza, come dicevo, è piuttosto inusuale, per me. Sarà comodo? Adesso inizio ad abituarmi, e mi sembra abbia qualche vantaggio. 

Per il resto? Accenno brevemente, rimandando a prossimi post gli approfondimenti del caso.

Qualcosa ho perso, con rammarico, e qualcosa ho (ri)trovato con piacere.

Prima quello che ho perso.

Ho perso del software a cui sono legato. DayOne per il diario, MomoNote, la possibilità di leggere le riviste Poesia e Tracce. Qui non si può, come ho detto altre volte, ci sono solo per iOS, in questo specifico momento evolutivo dell’universo. Pace.

Quello che ho (ri)trovato.

Ho ritrovato i widget. Ma che bello. Le applicazioni prendono aria, parlano con l’ambiente esterno. Finalmente! Posso mettere sul desktop informazioni di quello che accade dentro le varie app. Posso rendere il tablet interessante non appena si accende lo schermo (notizie, previsioni del tempo… perfino il programma del pomodoro ha un suo widget). Su iOS no, non se ne parla.

Una cosa nuova che ho trovato (in realtà è stata una buona molla all’acquisto) è la possibilità di creare utenti diversi, offerta dalla moderna versione di Android. Non è che garantisca sicurezza e privacy – mi pare non si possa proteggere l’account con password – ma è perfetto quando si condivide il tablet in famiglia, ad esempio, in modo che ognuno può gestire le applicazioni e collegarsi ai suoi account senza disturbare gli altri.

Per il momento mi fermo qui. Che dire? E’ dunque è un mix agrodolce di cose perse e cose ritrovate. E spesso le cose agrodolci sono le più interessanti…

 

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Pubblicato da Marco Castellani

Marco Castellani, astronomo, divulgatore, scrittore

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