A che punto siamo?

E’ una domanda che viene spesso formulata, negli ambiti più diversi. C’è un ambito che prima  non veniva per nulla preso in esame, ed oggi può essere a buon diritto sbalzato agli onori della cronaca. Come qualcosa che devi considerare, come una cosa nuova che capita sotto la tua attenzione. Eppure è così, ed è tanto reale che una domanda semplice come a che punto siamo si diluisce in una mancanza di significato. O almeno, in un significato più allargato, ondivago, complesso.

E’ una geografia libresca che si ridefinisce e si stempera, allo stesso momento. Pensiamoci. Fino a ieri, indicare un punto determinato in un libro era molto facile. Si indicava la pagina e – se necessario – il capoverso. Il riferimento era chiaro e preciso, non c’era tema di sbagliare. È ancora così, per il libro di carta. Certo, a voler essere precisi, una ambiguità anona sussiste, perché c’è da considerare il caso di molteplici edizioni: la pagina dell’edizione rilegata non corrisponde a quella dell’edizione economica, tipicamente. Va bene. Basta aggiungere l’indicazione dell’edizione e comunque l’univocità dell’indicazione è di nuovo garantita.

Prepariamoci. Questa confortante rigorosità potrebbe essere presto un ricordo del passato.

Prendiamo il caso degli ebook. Sì, il tanto discusso libro digitale. Sembrerà strano, ma al momento non c’è un modo univoco per determinare una posizione all’interno del testo. Qui il digitale ha reso tutto molto più complesso, a differenza di analoghi passaggi al digitale, come il caso della musica. Il minuto 3.34 (dove parte quel favoloso assolo di batteria, oppure quel pieno orchestrale) in  un brano è rintracciabile sempre e comunque in maniera precisa – anzi, molto più precisa nel digitale che sul caro vecchio vinile. Sia che acquisto il brano da iTunes, da Google Play Music, o lo ascolto in streaming su Rdio (ancora meglio di Spotify), o quel che volete.

Facciamo il caso dei libri, invece. Di modi per indicare una posizione ve ne sono, certo. Ma sono troppi. 

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… a che pagina devo leggere per trovare i topi?

Photo Credit: Leo Laporte via Compfight cc

Ogni ecosistema ha il proprio. C’è Amazon che usa una numerazione tutta sua per individuare un punto, che invero risulta piuttosto dettagliata: considerando che un libro l’indice di Amazon va da zero a qualche migliaio, a seconda della lunghezza, si capisce come indicando una posizione, es. 563, si arriva con buona precisione al punto desiderato. Va detto che in alcuni libri Amazon indica anche un numero di pagina, che dovrebbe corrispondere all’edizione a stampa. ma più spesso questo (ancora) non avviene.

C’è iBooks – lo store di Apple – che indica il numero di pagine, considerando una pagina come quello che entra nello schermo del device scelto per la lettura. Attenzione che qui iniziano  i veri guai. Eh sì, perché questo all’apparenza è comodo, nella realtà rende  però impossibile indicare un punto preciso nel testo. Sì, perché basta ingrandire il carattere, ad esempio, per alterare la relazione del testo con il numero di pagina. Non parliamo poi dell’eventualità di aprire il libro su un apparecchio diverso!  

Dunque non c’è più una corrispondenza del testo con un qualche indice: non ha più senso dire “leggi quel pezzo a pagina 241, c’è il nome del colpevole” oppure “a pagina 1234 si svela il senso dell’universo, la vita e tutto quanto”. Non esiste più un contenuto univoco della pagina 241 o 1234, sono entità dinamiche le pagine, sempre cangianti. La stessa quantità totale di pagine di un libro, ora dipende dalla modalità con cui lo leggi: su uno smartphone possono essere migliaia, su un tablet molte molte di meno.

Anche tutti i rimandi interni al libro, tipo “vedi la nota a pag. 234” oppure “questo si tratterà estesamente a pag. 12345” sono completamente privi di valore, adesso.

Disdicevole.

Prendiamo poi Play Books di Google. Anche il gigante americano di Internet ha optato per una numerazione di pagina dinamica come unica indicazione del punto in cui si sta leggendo. Ovviamente in linea di massima non coincide con quella di Apple: diversi sono i caratteri, il loro numero per riga, e via di questo passo.

Va bene, direte voi. Rimaniamo calmi. Se leggo il testo su un’unico apparecchio, va tutto bene. Se poi è un Kindle, posso perfino indicare ad un’altra persona un punto specifico del libro. Che dire però di testi che magari si leggono su diversi apparecchi a seconda del momento? E soprattutto, come indicare ad una altra persona il punto specifico di un testo?

Prima appunto era semplice: pagina 15 era pagina 15, per chiunque. Ora non è più così. Ora se hai ceduto alla musa del digitale, se ti dicono leggi a pagina 15 tu non sai proprio cosa fare. 

Nell’epoca del digitale, una curiosa indeterminazione che parrebbe – ironia della sorte – tutta analogica…

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Pubblicato da Marco Castellani

Marco Castellani, astronomo, divulgatore, scrittore

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