Perché usare Vivaldi?

Stavamo cercando di sistemare una cosa, non ricordo bene. Roba di siti Internet, comunque. Ad un certo punto la collega mi fa qualcosa tipo apri Chrome, vediamo… e io dico no, non ho Chrome, io uso Vivaldi al che lei, di rimando ah beh ma allora!

Come dire, allora te le vai a cercare! E qui vorrei in realtà eccepire. Perché l’esclamazione della collega è frutto di disinformazione, in larga parte. Se lei intendeva che quel determinato sito si deve vedere con Chrome e non con un browser che lei non conosce, probabilmente si sta sbagliando. Chrome e Vivaldi sono costruiti attorno allo stesso nucleo, che, come sappiamo, è Chromium. Dunque, il rendering dei vari siti non presenta sostanziali differenze. Ciò che si vede bene con Chrome si vede bene con Vivaldi. E viceversa.

Possiamo fare una differenza, anche scegliendo come andare in rete… 

Quello che c’è da dire è che Vivaldi ha un sacco di cose in più che Chrome non ha. Veramente molte. Inoltre, utilizzandolo, ci si prende una pausa dai giganti del Big Tech, e si evita di consegnare a Google tutta la propria cronologia (già gli consegno la mia posta, i miei spostamenti, insomma di roba mia ne hanno abbastanza direi).

Di più, Vivaldi non ti traccia proprio. Il che non è affatto una cattiva idea: non è questione di tanto non faccio niente di male, è questione che il tracciamento a fini commerciali riduce davvero la tua identità e la mortifica proiettandola nello schema riduttivo di cosa posso venderti.

Una grande città (creato con Nightcafé)

Io mi trovo molto bene con Vivaldi. Vorrei dirlo con una analogia. È come passare dagli uffici asettici di una multinazionale – migliaia di dipendentim luci al neon e tutto quanto – ad una piccola impresa rurale, dove ancora tu conti, non sei uno nella massa. Hai un volto, una personalità. Dove puoi intervenire richiedendo modifiche e sottoponendo idee, dove il team è attivo e propositivo e ti offre vari modi di partecipare. Dove puoi veramente tornare a sentirti non appena un anonimo utente, ma parte di una comunità. L’ultima mossa in questo senso è aver messo su una istanza Mastodon (a cui mi sono iscritto, sì) ma c’è anche una piattaforma di blogging gratuita (che ho deciso di usare per il mio blog in inglese).

I motivi per usare un browser diverso sono molti. Anche per salvaguardare la pluralità di approccio su Internet, dove rischiamo di arrenderci alla presenza di pochissimi soggetti – gestiti da miliardari più o meno eccentrici – perdendo la squisita varietà e quel sapore di sperimentazione che era caratteristico di Internet nella sua versione unopuntozero.

Un panorama rurale (creato con Nightcafé)

Ho poi impostato il motore di ricerca Ecosia dentro Vivaldi. Per usare le parole dell’economista Lea Cassar, “è chiaro che imprese sociali come Ecosia, un motore di ricerca come gli altri ma che devolve l’80% del proprio profitto alla piantagione di alberi sono genuinamente interessate all’ambiente.”

Perché possiamo contare di più, possiamo proteggere le nostre specificità, possiamo evitare – in modo pacifico e nonviolento – che l’unica variabile in gioco sia quella del profitto. Possiamo pensare e seguire sentieri nuovi che ci portino a panorami migliori e che ci affranchino gradualmente dal capitalismo della sorveglianza.

Possiamo contribuire insomma, magari anche con piccole cose (come prendere del tempo per scegliere un browser diverso da quei due o tre che usano tutti), a preparare un futuro meno scontato, più interessante. Io proverei.

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Pubblicato da Marco Castellani

Marco Castellani, astronomo, divulgatore, scrittore

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