Scrivi allo sviluppatore

Chissà perché, siamo abituati a pensare al mondo informatico come ad una offerta variegata di servizi da fruire, ma per i quali difficilmente si può intervenire come parti attive, influenzando o addirittura modellando gli sviluppi futuri. Come dire, l’offerta è ampia, ma si prende quel che c’è, piaccia o non piaccia. Forse è il modello neoliberista (un mondo al collasso, secondo la Carta della Nuova Umanità), che ci vuole consumatori passivi, forse altro. Forse la nostra pigrizia.

In questi giorni può capitare di leggere frasi tipo Twitter non mi piace, ma sono tutti lì quindi lo tengo. Ecco, forse iniziare tutti a cercare altro potrebbe dare uno scossone salutare. Ma chiudo parentesi.

Vengo al caso. Mi è capitato pochi giorni fa a riguardo dell’applicazione Wallpaper quotidiano per Bing, che porta anche sul desktop dell’iMac gli sfondi quotidiani (meravigliosi, di solito) scelti da Bing, un servizio che sui computer Windows (e sui dispositivi Android che usano Microsoft Launcher) è presente di default.

L’applicazione funziona bene ed anzi è stata una vera svolta, ho addirittura smesso di desiderare di lavorare sul portatile Windows (almeno un poco1) perché finalmente anche sull’iMac, come già sul telefono, ho la presentazione quotidiana di un nuovo sfondo, giorno per giorno.

Però, c’era un problemino.

Sì, cose piccole, direte voi. Infatti. Però il problema c’era. Ma per capirlo bisogna che voi sappiate, come ho imparato io, che gli sfondi che vengono proposti da Bing sono funzione del luogo geografico, e non solo del giorno. Il che è una buona cosa, a pensarci bene. Una buona cosa perché oltre che girare per il mondo, ci arrivano proposte legate alla specifica cultura del posto. Come quella per il 25 aprile, proposta ovviamente solo in Italia. Quel giorno, in America per esempio lavoravano con sfondo di pinguini, in Germania veniva proposto un percorso alberato, eccetera.

Viceversa, il 4 luglio in America veniva celebrato giustamente il Giorno dell’Indipendenza. E noi? Ci rilassavamo con una isoletta in mezzo al lago.

Mi piace questa attenzione ai luoghi, alle specifiche culture, devo dire. Mi pare un po’ un antidoto contro la massificazione e la omologazione selvaggia. Dunque mi piace avere una localizzazione italiana che conosce e rispetta anche le mie festività.

Bene, voi direte, a valle di questa ampia digressione, qual era il problema?

Presto detto. Il problema era che mancava la localizzazione per la cultura italiana, nell’applicazione. Dunque andava tutto bene quando gli sfondi di un’altra cultura (Stati Uniti, Canada, Francia, Germania…) coincidevano con quelli della nostra cultura. Meno bene in altri casi, appunto (non mi interessa, con tutto il rispetto, lo sfondo che celebra il 4 luglio).

C’è tutto, ma non c’è l’Italia…

Per molto l’ho tenuto così. Una mattina mi son svegliato (citazione) e mi sono detto ma se io scrivo allo sviluppatore? Hai visto mai…

E indovinate? Ho scritto davvero allo sviluppatore, seguendo le indicazioni del software, spedendogli un mail alle ore 8.35 del 28 aprile. Alle 8.44 mi è arrivata una prima risposta, che chiedeva cortesemente maggiori informazioni (d’accordo, non mi ero spiegato bene, forse complice la lingua non mia). In un paio di interazioni, screenshot allegato, ci siamo capiti e lo sviluppatore ha scritto che avrebbe presto realizzato una nuova versione del software incorporando la localizzazione italiana, che non era presente alla data del progetto originario.

Alle 4.18 del pomeriggio dello stesso giorno mi scrive notificandomi che una nuova versione era stata caricata nell’App Store, chiedendomi di aggiornare e verificare.

E stavolta, l’Italia c’è!

E andava benissimo. Va benissimo, ora. Onore alla cortesia e all’efficienza dello sviluppatore, in questo caso.

Come ci dicevano da piccoli, chiedere non costa niente.

E a volte, si corre il rischio di ottenere.


  1. un altro passo sarebbe che anche sul Mac bastasse doppio click sull’icona di una applicazione nella barra inferiore per ridurla ad icona, come accade su Windows, ma questo sarebbe forse chiedere troppo… ↩︎

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Pubblicato da Marco Castellani

Marco Castellani, astronomo, divulgatore, scrittore

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