Tutto scorre…

Tutto scorre, ed anche in maniera molto veloce. Almeno su Internet.

Per caso sono andato ad imbattermi in un vecchio post sul mio Tumblr (a proposito, ma è troppo bella l’opzione che consente di scegliere un post a caso), che meglio di tante considerazioni mostra la validità del filosofico asserto che apre questo intervento.

Nello stile tipico e amabile di Tumblr, il post in questione è molto semplice, appena una citazione:

“With other micro-blogging solutions, there seems to be pressure to post something that actually means something, be that a link, video, url or whatever. Turns out that I don’t like that kinda pressure. So, when people predict the demise of twitter, especially with the out-of-beta launch of pownce, I think they are missing the point. It’s not about features, it’s about the ‘feel’ of it.”


Il post è ripreso da un blog, e pubblicato nel mio tumblr nel febbraio del 2008; consultando la sorgente, si ha la prima sorpresa; il sito non è più attivo, l’originale non si può più consultare.

Che tutto scorra si evince anche dalla frase citata, che riporta una situazione già inattuale, apparentemente lontanissima… la predetta debacle di Twitter non solo non ci è stata, ma è stato invece il suo contendente, ovvero pownce, allora in promettente beta, ad aver compiuto una rapida parabola che da tempo è terminata con la sua chiusura.

Ricordo il motivo per cui l’ho postato. Lo lessi e vi trovai subito l’eco di una sensazione provata di persona. La possibilità di apportare commenti in diversi servizi di microblog in effetti innesca (innescava) un meccanismo psicologico di autovalidazione del materiale inviato; se posso aspettarmi un commento, alla fine mi aspetto un commento, e scrivo in modo da stimolare un commento. Mentre su Twitter non esisteva un vero sistema di commenti (e tuttora il sistema di “risposte” è del tutto peculiare e distante dal tipico modello, derivato dal classico paradigma del blog). Bene o male che fosse, il meccanismo era diverso, uno si sentiva più libero.

Il 2008 è appena dietro l’angolo, eppure la situazione di questa specifica fettina del web, che è quella dei microblog, conosceva allora un fermento incredibile; vi era un senso frizzante di possibilità, di sensazione che i giochi non fossero ancora tutti fatti. Poi anche facebook non era così totalizzante come ora.

Al confronto la situazione attuale è molto meno eccitante; Twitter la fa da padrona, gli altri si prendono fettine, a volte interessanti, come magari Identi.ca, ma lo standard è stabilito. La sensazione è che la torta sia già stata spartita, almeno per un pò. Prova ne sia che il nuovo iOS5 di casa Apple addirittura incorpora Twitter come servizio integrato. Stiamo insomma andando verso una normalizzazione verso alcuni servizi ormai acquisiti come standard, che sarà anche comoda (e probabilmente, inevitabile), ma certamente marca un impoverimento in termini di scelta.

Tale è il movimento veloce sulla rete, che non dubito molte persone potrebbero datare il post solamente analizzandone il contenuto (l’ascesa di pownce, i dubbi sulla tenuta di Twitter — come un carotaggio nella storia passata, da quello che si vede si può fare la datazione).

Tutto scorre, insomma. E c’è anche da aggiungere, le previsioni su Internet, peggio di quelle meterelogiche, vengono spesso disattese dai fatti… 😉

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Cinguettii spaziali, web e divulgazione

I celeberrimi NASA Jet Propulsion Laboratory, siti in Pasadena (California) ospiteranno lunedì prossimo un evento squisitamente “2.0″ che è noto come Tweetup: più di 100 persone che seguono l’account Twitter della NASA, che si sono registrate in aprile, prenderanno parte all’evento.
Con ben quattro missioni lanciate nell’anno in corso, e un prossimo incontro con un asteroide da parte di una sonda, sicuramente possiamo rubricare l’anno presente come uno dei più fecondi, per l’esplorazione planetaria. I partecipanti al Tweetup avranno la possibilità di interagire con scienziati ed ingegneri di stanza ai JPL, riguardo queste missioni: Acquarius, per studiare la salinità degli oceani; Juno verso Giove, infine il Curiosity rover, dei Mars Science Laboratory. I partecipanti al raduno avranno anche la possibilità di approfondire le tematiche legate alla missione Dawn e al suo prossimo incontro con l’asteroide Vesta.

In questa elaborazione artistica, l’uccellino simbolo dei “cinguettii” degli utenti di Twitter, a zonzo per lo spazio (Credit: NASA/JPL-Caltech)

L’evento sarà trasmesso online all’indirizzo http://www.ustream.tv/nasajpl2 e alcune porzioni saranno anche diffuse dalla “NASA Television” http://www.nasa.gov/ntv.
Nel suo piccolo, possiamo vedere questo evento come un’ulteriore dimostrazione di come i nuovi media, e specificamente il web nella sua epressione più attuale, siano un ottimo veicolo di divulgazione, e di contatto tra le istituzioni e il grande pubblico, sempre più attento e curioso di quanto si tende a pensare.
Negli States lo hanno capito da parecchio; da noi, finalmente, qualcosa si muove in questa direzione, ma abbiamo da recuperare parecchia strada… Che ne dite? Lasciate la vostra opinione nei commenti oppure intervenite nel forum ;)
Originalmente pubblicato su GruppoLocale.it

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I primi “tweets” dalla Stazione Spaziale

L’ascesa del web2.0 sembra inarrestabile… ormai anzi possiamo dire che ha guadagnato anche lo spazio: l’astronauta della NASA Tim Kopra è diventato il primo membro della Stazione Spaziale Internazionale ad utilizzare il servizio di microblogging Twitter per discutere la vita e il lavoro in orbita.

Kopra (che risponde al nick di Astro_Tim su Twitter) si è di recente aggiunto all’equipaggio della spedizione numero 20, dopo essere arrivato alla Stazione Spaziale il 17 luglio, a bordo dello Shuttle Endeavour. Il suo ritorno a Terra è previsto con la missione STS-128, il cui lancio è schedulato per il 25 agosto.

Al momento di scrivere questo articolo, il sito di Astro_Tim presenta un solo aggiornamento, ma già vanta la bellezza di 4551 iscritti, ovvero utenti di Twitter che riceveranno i suoi aggiornamenti nella loro timeline.

Il numero è di tutto rispetto, e fa pensare a quanto in effetti questi nuovi “strumenti sociali” si prestino alla comunicazione e alla divulgazione delle imprese scientifiche e tecnologiche a largo spettro. D’altra parte, la NASA già da tempo è “sbarcata” su Twitter adottandolo come veloce veicolo di comunicazione con il pubblico, e così pure hanno fatto diversi istituti scientifici e varie missioni spaziali in corso, come abbiamo più volte documentato su queste pagine.

Per seguire Kopra su Twitter, visitate il sito www.twitter.com/Astro_Tim

Articolo pubblicato anche su GruppoLocale.it

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Google su Twitter: il catalogo è questo…!

Non si può davvero dire che il gigante statunitense Google non creda all’utilità di uno strumento come Twitter (mai come ora “di moda” e sotto i riflettori anche dei media più “tradizionali”) per diffondere gli aggiornamenti sullo stato dei propri (quasi innumerevoli) progetti sul web. Questo già si sapeva, ma colpisce ugualmente trovarsi di fronte al catalogo completo degli account della famosa piattaforma di microblog, utilizzati attualmente da Google (ma un account dedicato a Linux o a progetti Open Source dentro Google non l’avrei visto male, in questo contesto)…

Se ci ricordiamo che Google aveva a suo tempo acquistato una piattaforma concorrente, ovvero Jaiku, e poi l’aveva praticamente accantonata, risulta ancora più evidente come questo si configuri come un riconoscimento della popolarità e dell’utilità di Twitter, sicuramente il più famoso ed utilizzato nel parco delle piattaforme di microblogging ad oggi disponibili. Ma Google avrà mai provato a comprarselo, a proposito? Boh, confesso di non saperlo… 😉

Official Google Blog: Google accounts on Twitter

Like lots of you, we’ve been drawn into Twitter this year. After all, we’re all about frequent updates ourselves, and there’s lots happening around here that we want to share with you.

Scorrere la lista

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Lo vogliamo sistemare, il GuardaFuori ?

A quanto pare Microsoft ha confermato che intende continuare ad utilizzare il motore di rendering di Word per mostrare le mail in HTML nel prossimo OutLook (in italiano, il GuardaFuori, tanto per capirci). La cosa in se non avrebbe nulla di allarmante, ma a quanto pare il motore stesso non è aderente agli standard del web (o è aderente solo in parte), e questo per l’utente comporta una serie di problemi nella visualizzazione di alcune mail, appunto non in plain text ma in formato HTML.

Microsoft vuole un feedback; ebbene, cosa meglio che sfruttare la rete – e magari il popolarissimo sistema di microblogging Twitter – per collezionare in real time tutti i messaggi di protesta per la decisione del gigante dell’informatica statunitense? Tra l’altro, un ottimo esempio di web2.0…

Ok, ma basta con le parole, guardate ora cosa appare collegandosi a http://fixoutlook.org/

🙂

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Twitter is the front channel — NevilleHobson.com

What looked clear to me on Friday was that Twitter (in particular) has emerged into a spotlight, a place now at the forefront of attention and which attracts that attention because it’s simplicity itself to not only track and follow something that interests you but also be an active participant in an evolving conversation if you want to, with people literally anywhere in the world.

Posted via web from SegnaleRumore Express

In effetti, credo si possa dire per Twitter qualcosa di simile a quanto si può dire per Facebook: al di là dei pregi e dei limiti della specifica piattaforma, il valore aggiunto importante e decisivo, è la grande base di utenti (insieme alla disponibilità di applicazioni di terze parti che si giovano delle API pubbliche), e dunque di informazioni e aggiornamenti nei campi più diversi, dalle notizie in generale a quelle più di settore…

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Microblogs, prosciutto e mortadella…

Riflettendo sui diversi modelli di microblogs (quei siti dove si inviano frequenti aggiornamenti di stato, perlopiù di dimensioni non superiori ai 140 caratteri), mi pare che vi sia, al di là delle sottili distinzioni tra le diverse piattaforme tecnologiche, una distinzione di fondo tra due tipi di modelli “di conversazione”, quello nel quale è possibile aggiungere veri e propri commenti ad un dato status, e quelli in cui invece si può commentare “rispondendo” con un proprio messaggio di status, rivolto alla persona alla quale si vuole rispondere.

Innegabilmente quest’ultimo modello è di gran lunga quello dominante, essendo adottato da Twitter (o anche il più recente Identi.ca), assolutamente preponderante in termini di user base, rispetto ai concorrenti. Il “problema” è che Twitter non è nato come strumento di conversazione, ma sono gli utenti stessi ad aver inventato lo schema di base di “risposta”, adottando la convenzione ben nota di premettere il nome utente con la “@” per segnalare che lo status è una risposta allo status del dato utente.

Chiaramente in questo modello il commento non è concettualmente diversa dal normale post; sottostà alle medesime regole (lunghezza max etc). E’ altresì chiaro che non risiede sul microblog dell’utente il cui status si vuole commentare, ma sul proprio.

Essendosi diffusa questa convenzione tanto da diventare standard, Twitter ne ha “preso atto” e ha semplicemente reso più facile la consultazione delle risposte con appositi link.

Un esempio di microblog a modello conversazionale è invece Jaiku (e il recente Qaiku, giovane ma promettente). Tali piattaforme permettono di appendere ai post di un dato utente un vero e proprio commento. Il sistema “risolve” la differenza tra post e commento, il che permette naturalmente l’esistenza di regole specifiche e distinte per le due categorie: in Jaiku/Qaiku, ad esempio, i post sono di lunghezza limitata ma non i commenti; il che può avere un senso in diverse occasioni (post del marito “Vado a casa”, commento della moglie “ricordati di passare a prendere il latte e fare la spesa e riprendere quei vestiti a casa di mia madre e non dimenticarti dell’impegno che abbiamo per la serata dai vicini”)

Twitter in sè ha molti pregi; qui però volevo porre in evidenza come il modello di risposta che adotta sia limitativo in molti casi. Ad esempio: mettiamo che io – preso un bel dì da una irrefrenabile curiosità – immetta nel mio microblog preferito la domanda “preferite il prosciutto o la mortadella?”.

Se è un blog Twitter-like, ogni utente risponderà dal suo microblog, con un link alla mia domanda. Il mio caro amico (diciamo) Ciccio Baciccio, che segue il mio microblog, vedrà però di queste risposte solo quelle i cui estensori sono puta caso anche suoi contatti. Quelle degli altri utenti (ai quali io non rispondo direttamente a mia volta, originando un link verso di loro) non saranno nè visibili nè ipotizzabili, per Ciccio Baciccio. Poco male, ordinariamente. A meno che non sia interessato, per qualche motivo, allo spettro completo delle risposte alla mia importante questione, a prescindere da chi le invii.

Se invece è un microblog di tipo conversazionale, al di sotto del mio post troverà ordinati per tempo, tutte le risposte effettivamente pervenutemi. E senza dover “saltare” da un sito ad un altro, in aggiunta. Immaginate un qualsiasi post che collezioni abbastanza feedback, come è ad esempio in Jaiku, oppure in Qaiku o come potrebbe invece essere in Twitter (ovviamente per quest’ultimo caso non posso mettere un link, perchè non è contenuto in una pagina soltanto).

Questo non per dire che una soluzione è necessariamente meglio di un’altra, essendo concettualmente differenti (non si confrontano mele con pere, come insegnano anche a scuola).

Però però… è anche vero che tutti sanno quanto sia frustrante, a volte, cercare di rannodare i fili di una estesa conversazione su Twitter… cosa ne pensate?

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Jaiku, Qaiku e (naturalmente) Twitter…!

Il settore dei microblogs appare in continuo e rapido mutamento; mentre si può certamente dire che il leader indiscusso rimane al momento Twitter, vi sono diversi “competitori” che si muovono nello steso ambito, e che implementano soluzioni tecnologiche anche sensibilmente diverse. Un concorrente “storico” di Twitter è ad esempio Jaiku. Questo si differenzia in prima istanza per l’adozione di un modello più conversazionale, che si traduce nella possibilità di aggiungere commenti ai post dei vari utenti (mentre appunto Twitter permette esclusivamente di rispondere dal proprio microblog premettendo nel proprio messaggio il nome utente a cui ci si rivolge).

La traiettoria compiuta da Jaiku è piuttosto curiosa: acquisito da Google diverso tempo fa, è rimasto praticamente in naftalina nei magazzini del gigante statunitense (poco o nessuno sviluppo per mesi e mesi), fino a che si deciso a promettere un imminente rilascio del codice come progetto open source. Di recente, Jaiku è rimasto offline per poco più di un giorno, ed è tornato attivo con alcune modifiche piuttosto sostanziali: se da un lato la scomparsa (almeno allo stato attuale) delle inserzioni pubblicitarie, è senz’altro una cosa gradita, dispiace la scomparsa dei feed, un’altra caratteristica interessante che aveva reso Jaiku come uno dei primi servizi di lifestreaming apparsi sul web.

Interessante in questa prospettiva che il modello di Jaiku abbia generato delle esperienze molto simili, ancor prima che il suo codice sia “regalato” alla comunità web: Qaiku è dichiaratamente ispirato – fin nei dettagli della grafica – al modello di Jaiku, di cui ad esempio riprende in pieno la struttura “conversazionale”, introducendo però delle novità interessanti come la differenziazione in base al linguaggio, e la possibilità di avere anche canali privati. Per molti versi è un progetto giovanissimo e in fase di pieno sviluppo, ma le potenzialità che presenta sono indubbiamente interessanti…

Insomma un settore quanto mai fluido. La domanda interessante forse è questa: emergerà un serio antagonista a Twitter? Probabilmente è ancora presto per dirlo…

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Qaiku: appena un’altra piattaforma per microblog?

Sembra che sia arrivato un altro interessante servizio di microblogging: è appena uscito Qaiku. Beh, potremmo chiederci, abbiamo davvero bisogno di un altra piattaforma di microblog? Allora, ci ho giocato un pochino questa sera, e adesso sento che la risposta potrebbe essere un “sì”… Ok, ci sono ancora alcuni bachetti, ma è in fase di sviluppo molto attiva, e sopratutto ha un bel modello di conversazione, dove i post possono essere arricchiti da commenti – commenti veri, intendo (non come Twitter, dove sono essenzialmente collegamenti esterni).

Un’altra cosa interessante, per quel che vedo: una interessantissima attenzione alla pluralità dei linguaggi: puoi scegliere uno o più linguaggi che tu comprendi, o che vuoi imparare, e puoi filtrare i messaggi secondo le tue scelte. Poi, ancora, la possibilità di marcare come “preferiti” singoli messaggi, poi i gruppi, l’opzione di rendere alcuni post privati… 

C’è abbastanza, per me, per decidere di seguire lo sviluppo di Qaiku con deciso interesse.

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Un servizio, diecimila clients…

E’ abbastanza curioso il caso del successo della piattaforma di microblogging Twitter, a mio avviso.

Se ci si pensa, on si può che convenire sul fatto che offra un servizio quanto mai semplice e in un certo senso minimalista, come si può vedere consultando il sito e osservandone il funzionamento. Solo testo, solo 140 caratteri, niente multimedialità (foto, musica, etc), niente commenti veri e propri ai post (ooops, ai tweets), niente “gruppi”, hashtags e cose simili.

Eppure è un modello al momento indubbiamente vincente: anzi, la cosa buffa, a rifletterci, è che sono proprio altri servizi, che avevano provato ad ispirarsi al meccanismo di Twitter però ampliandolo e arricchendo l’offerta con la possibilità di veicolare altri media, che magari se la passano maluccio (qualcuno è chiuso, qualcun’altro ristagna, etc…)

Così il meccanismo minimale solo testo pare funzionare. La gente lo usa, e parecchio. In realtà, parte della faccenda si comprende considerando il ricchissimo e quanto mai variegato parco di applicazioni – per le più diverse piattaforme, per i più vari sistemi operativi – che è cresciuto intorno a Twitter: un vero e vastissimo ecosistema di applicazioni che costituisce un chiaro valore aggiunto alla valutazione della piattaforma, dal quale non si può prescindere nel cercare di comprendere la diffusione del sito di microblogging. E’ forse il caso in cui un sito più chiaramente si avvantaggia dall’aver reso disponibili delle API per gli sviluppatori esterni; una sinergia al momento di una efficacia che teme ben pochi confronti.

Ogni utente di Twitter ne conosce alcune, di tali applicazioni: è interessante comunque dare uno sguardo alla lista dei 100 client più utilizzati, stilata da Twitstat: alquanto sorprendente, forse, il fatto che comunque l’interfaccia web, semplice quanto si voglia, rimane al primo posto…!

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