Dico la verità, anche se dico qualcosa che il me stesso di qualche tempo fa (i.e., linuxaro puro e purista), avrebbe accolto con estrema preoccupazione e marcata disapprovazione. Mi sono divertito l’altra sera assistendo su Engadget alla “diretta” della WWDC 2012 di Apple.
Chiaro che queste cose sono parte di un apparato mediatico e anche propagandistico che mira ad ottenere attenzione e suscitare entusiasmi, a volte irragionevoli. Chiarissimo. Però io mi sono ugualmente entusiasmato interessato seguendo la descrizione del nuovo sistema operativo “mobile” di Apple, il tanto atteso iOS6. Tra le più o meno importanti migliorie annunciate, mi colpisce l’integrazione di Facebook dentro il sistema operativo stesso: più o meno quanto accaduto tempo fa con Twitter.
Più che per il fatto tecnico, mi colpisce per l’indicazione che questo porta sullo sviluppo del fenomeno dei social network: come sancisse una conferma, una presa d’atto, delle tendenze più recenti. Direi che siamo alla fase della potatura, del consolidamento, dopo il periodo florido e sperimentale che ha visto diverse strategie competere, con i rispettivi siti e le relative filosofie d’uso.
Diciamolo pure, avere Twitter e Facebook integrati in un sistema operativo mobile diffusissimo è più che sancire chi sono i vincitori. E’ stabilire una differenza sostanziale e definitiva tra chi ha vinto e chi no. Se diventa così facile, usando una qualsiasi applicazione, inserire contenuti nella propria timeline in Facebook o Twitter, è più che certo che il 99% delle persone si appoggerà esattamente a tali social network. Rinforzandone ulteriormente il predominio, in una tipico circolo virtuoso (per i due network, vizioso per gli esclusi).
Aggiungiamo anche che uno dei pregi maggiori di Facebook è abbastanza poco collegato ai suoi pregi tecnici, ma alla sua enorme base di utenti. “Quasi quasi me ne vado da Facebook, perché ormai ci stanno tutti…” ponderava tempo fa la mia figlia maggiore, e ribatteva il secondogenito “Ma è proprio perché ci stanno tutti che ha senso esserci”. Non mi sento di dargli torto — se ci trovi il collega di lavoro, lo scrittore che ti piace, l’insegnante di ginnastica, l’amico delle scuole elementari che non vedi da una vita, la ragazza carina che ti piace (dove piace è da assumere in senso diverso rispetto al caso dello scrittore…), penso sia abbastanza accademico mettersi a cercare un altro network.
Insomma come spesso capita, dopo una fase di c’è posto per tutti sono usciti i veri vincitori. Non sono necessariamente i migliori, ma sono quelli che meglio di altri hanno anche saputo leggere i mutamenti rapidi del web e adeguarsi di conseguenza. Twitter in questo ha fatto scuola, innanzitutto con il meccanismo delle risposte, prima adottato informalmente dagli utenti poi incorporato a pieno titolo nell’architettura del sistema. Ma anche Facebook con lo sviluppo della bacheca che l’ha portata da porzione del tutto marginale del concept a vero punto focale.
Insomma per vincere bisogna avere una buona idea, in partenza. E saperla anche cambiare in fretta.