Al bar ci sono ancora poche persone, la luce scherza con la vetrata colorata. I quotidiani del giorno sono sul bancone ma i due non li guardano. Piuttosto appaiono concentrati su un oggettivo rettangolare, con uno schermo illuminato.
Uno dei due alza lo sguardo, fissa l’altro con intensità.
– Che poi, alla fine quello che conta è il software
– Ma certo, sono d’accordo. Come potrebbe essere altrimenti?
– Ecco. Prendi per esempio la faccenda dei libri.
– I libri?
– Eh sì. Perché, anche se non è certo l’attrezzo ottimale, una cosa come un tablet si presta abbastanza bene ad essere usato come lettore di libri elettronici.
L’altro è perplesso, si vede.
– Forse.. forse sì. Ma tutta la faccenda della carta elettronica… che non stancherebbe la vista… come la mettiamo? Mi hanno spiegato al lavoro che per leggere il tablet non è la cosa più adatta…
– Certo, certo. Nessuno nega che la cosa migliore sia un lettore come il Kindle (o analoghi) per quanto riguarda gli ebook. Anzi ti dirò che a me proprio il Kindle piace parecchio. Ma in mancanza…
-Signori i vostri cappuccini, prego
Il cameriere è gentile e sorride. E’ bello stare in un posto dove ti sorridono, pensa Marcello. E’ proprio un bel bar, questo, quasi lo vorrebbe dire a tutti, anche al cameriere.
Photo Credit: MomentsForZen via Compfight cc
– Ok in mancanza? Prendi un tablet e leggi lo stesso, non è vero? Mi vuoi dire questo? – Sergio lo richiama all’argomento della loro conversazione.
– Esatto. Esatto. Ma vediamo un po’, come lo fai?
– Che vuol dire?
– Con che software lo leggi, questo benedetto libro?
– Boh.. con il software per Kindle, per esempio?
Marcello prende un sorso di cappuccino. Guarda la luce giocare con la vetrata colorata dell’ingresso, e per un istante viene distolto dai pensieri. Cerca di recuperare il filo della conversazione.
– Il software per Kindle? Sì certo, quello c’è dappertutto. L’esperienza di lettura è analoga sui diversi dispositivi. Ma facciamo un’ipotesi un po’ più significativa. Immagina di avere un documento in epub e volerlo leggere sul tablet.
– Sì ho infatti gli appunti di…
Marcello gli mette una mano sul braccio, come per interromperlo (in conseguenza di ciò, il cappuccino nella tazza compie una vistosa oscillazione ma senza inopportuni straripamenti).
– Ok benissimo. Ora, che fai con il Nexus 7? Lo carichi su Google Book, che è il lettore predefinito. Sull’iPad il documento si aprirà naturalmente dentro iBooks, che detto tra noi è un ottimo software. Ma…
– C’è un ma…? – fa Sergio, un po’ interdetto (ma sollevato perché il cappuccino non ha tracimato come temeva).
– Ecco, iBooks ragione in gran parte dentro il tuo tablet. Se carichi un libro dallìiPad, poi ecco, te ne vai in giro, sei in fila all’ufficio postale, e provi d’un tratto un desiderio…
– Quello di mandare tutti a quel paese, prendere a parolacce l’addetto allo sportello che è sempre imbranato… ed andarmene?
– Anche. Ma non solo. Volendo rimanere in fila, ti piacerebbe continuare a leggere il tuo libro, magari con l’iPhone…
– Sì, questo sì…certo, volendo rimanere in fila…
– Ecco, in iBook non lo trovi. Dovresti caricarlo separatamente per ogni device. Questo, essenzialmente, perché Apple è centrata sui dispositivi. Mentre Google Books ragiona in maniera diversa
– Cioè, come ragiona?
– Secondo il paradigma di Google, ovviamente.
– Già, stupido io a non pensarci. – fa Sergio, lievemente seccato perché ancora non ha capito.
Marcello lo guarda, capisce che non si è spiegato. Bene un bel sorso di cappuccino e si guarda intorno. Cominciano ad arrivare le persone al bar, una coppia parla fitto dall’altra parte del bancone. Un tipo distinto con gli occhiali e la barbetta legge il giornale sulla pagina sportiva. Una foto gigante di Totti occupa gran parte della pagina.
– Beh, semplice. Google ragiona in modo web-based. Tutto quello che carichi nelle applicazioni Google è di norma subito spedito nella nuvola.
– Dove lo spedisce…?
– Nella… in rete, se preferisci. Così se apri Google Books da qualsiasi dispositivo, trovi a disposizione tutti i libri che hai comprato o caricato da altri computer o dal tablet o dove vuoi tu. Scarichi in locale quello che vuoi e leggi.
– Carino…
– Comodo, soprattutto.
– E con Apple?
– No, lì funziona solo per i libri comprati nello store di Apple. Gli altri che carichi, devi farlo separatamente per ogni dispositivo.
– Ma è più comodo Google Books allora – dice Sergio con una faccia come se si stesse finalmente compiendo un quadro interno coerente dentro la testa
– Direi di sì. Comunque questo non esaurisce la disamina e … mamma mia quanto è tardi, devo correre al lavoro! – esclama Marcello
– Pago io i cappuccini, a patto che … – interviene Sergio.
– A patto che? – fa Marcello sulle spine: si vede che ha fretta.
– Che un’altra mattina di queste mi spieghi qualche altra cosa di questo Nexus, va bene? – sorride Sergio.
Marcello fa un cenno divertito, è già avviato verso la porta.
Apre e il sole si spande nell’ingresso. Il signore col giornale lo muove un po’ infastidito per evitare il riflesso. La luce gioca col faccione giulivo di Totti. L’uomo ha messo un braccio intorno alla vita della donna e le parla piano, lei ha gli occhi lucidi ma ora sta sorridendo.
Sergio prende le cose e si muove verso la cassa. Guarda la porta a vetri e le ombre delle fronde degli alberi sul viale sembrano divertirsi di questo ancora incerto sole di primavera, creando un intarsio mobile di mille colori. Lo interpreta come un buon segno. Come il sorriso della donna.