Uno stile, come quello di Tim

Spot geniale, con potenti affermazioni da confermare.

Geniale perché sistema Tim Cook nella sua migliore posizione, e rimpiazza la ferocia carismatica leadership del compianto Steve Jobs con una esigente e inimpressionabile (apparentemente) Madre Natura.

Quindi bravissimi a proporre lo stile di Tim, più “coach di una squadra e partecipe con la squadra delle sorti”, che visionario condottiero, non come una deficienza rispetto a Steve, ma come una nuova luce, più forse invested nelle sorti della squadra tutta. Direi: più umana, più collaborativa, meno solitar-geniale.

In questo primo passo, Tim viene riproposto come 2nd in command. E il fatto che abbiano pensato a fare questo nonostante le critiche che non abbia la forza propellente del precedente CEO, è esattamente quello che trovo geniale

Invece di cercare di rispondere a quelle critiche forzando Tim in caratterizzazioni che sarebbero state artificiali, hanno mostrato il vero valore unico che uno stile come quello di Tim può dare alla compagnia Apple.

Le dittature visionarie dei geni funzionano straordinariamente, ma per un tempo limitato, generalizzando. Si può teorizzare che Apple aveva proprio bisogno di un CEO esigente, responsabile ma anche equilibrato, rispettoso, e capace all’ascolto

E comunque: detto questo – ed essendo grato per come hanno “aggiustato” un po’ la percezione di Tim – credo Apple debba innovare un po’ di piu .

Non sta proponendo molto, secondo me.

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Una mattinata memorabile

Davvero è stata una mattinata memorabile, una splendida occasione, per me, di imparare e di crescere. Una occasione anche, di rapporto (si cresce nei rapporti, mi dico). Che ci faccio io qui? Proprio io?

Si era capito subito. Fin dalle prime investigazioni, dai primi contatti, si era capito. Da quando si era generata l’idea, si era intravista una possibilità di realizzazione. Era stato un percorso lungo e da fare con pazienza. Sondare la disponibilità di Marco Guzzi (filososo, poeta, saggista, ideatore dei gruppi Darsi Pace), iniziare ad esplorare strade per contattare Federico Faggin (fisico, inventore del microprocessore, imprenditore di successo, sostenitore di una nuova teoria della coscienza).

Dobbiamo temere l’intelligenza artificiale? O solo imparare ad usarla bene? Di questo anche, si è parlato…

Il tempo diventava sempre più propizio. L’intelligenza artificiale diventava oggetto di dialogo quotidiano, arrivava sui giornali e in televisione. Tra lodi sperticate e demonizzazioni impaurite, come recuperare un punto di vista ragionevole e fondato? L’occasione di dialogare con Guzzi e Faggin su questo era troppo ghiotta. Era anzi necessaria, da un certo punto di vista. 

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