Mi fermo volentieri sopra un articolo apparso su Kobo News (d’accordo, non un punto di vista esattamente imparziale sull’argomento) a firma di Enrico Pitzianti, perché si pone in modo un po’ diverso rispetto alla vulgata corrente, sul fatto che la lettura su carta sia per molti aspetti, migliore o più “appagante” rispetto a quella che si può fare sui dispositivi digitali, come un lettore ebook.
E’ pur vero che in un certo senso, anche su questo blog, si è aperta qualche concessione alla specifica modalità della lettura su carta, cosa che non si intende ritrattare adesso.
Leggere in digitale apre un mondo nuovo, ma non così sconfinato come sembra…
L’articolo è interessante perché si muove nell’ambito del pensiero complesso, che tiene conto della potenziale diversità dei fattori in gioco, della loro irriducibile variabilità. Ovvero, dire che un libro cartaceo “è meglio” semplicemente, è una semplificazione ormai inaccettabile. Dovremmo piuttosto dire che va visto, caso per caso.
Un buon libro di solito viene con una copertina interessante, un titolo non banale, un packaging non troppo sciatto, ci fa presagire che ci sia qualcosa che vogliamo leggere, che ci interessa o ci serve sapere. Eppure i controesempi non si contano..
Il problema è tutto nel rapporto tra il contenitore ed il contenuto, e nel capire in che misura esiste e si sviluppa questo rapporto, in che percentuale questa fitta trama di scambio influenzi la fruizione del libro stesso. Abbiamo svincolato queste due entità, d’accordo: ma dobbiamo ancora abituarci alla faccenda. Ed è comprensibile, perché per secoli e secoli, il libro è stato definito, pensato, sognato, amato, nella sua (apparentemente) inscindibile unità di contenitore e contenuto, per l’appunto.
La faccenda è sempre quella, volendo. E’ che noi rimaniamo abbastanza indietro alle nostre stesse innovazioni. Ideiamo delle cose nuove, è vero. Ma poi fatichiamo per assimilarle, per renderle davvero nostre, davvero parte integrante del nostro vivere. Ci vuole tempo per assimilare davvero un cambio di paradigma, e non appena, subirlo.
Una cosa che a mio avviso rischia di essere fraintesa, invece è la considerazione riguardo la varietà dell’offerta digitale,
sul digitale ci sono milioni di libri, spesso rarissimi o del tutto introvabili..
Purtroppo questo è vero appena in parte. Di fatto, moltissimi bei libri, ormai introvabili su carta, non sono mai stati trasportati in digitale, semplicemente perché nessuno ne ha mai rintracciato la convenienza. Sarebbe veramente bello disporre della maggior parte dei titoli mai prodotti e diffusi, nel formato elettronico, ma semplicemente questo non è.
E probabilmente, non sarà mai.
Questo è davvero un mio cruccio. Mi piacerebbe poter archiviare in digitale (e riprendere dunque in ogni momento) libri che ho incontrato nella mia vita e mi hanno dato qualcosa, o più di qualcosa. Magari in quel momento, per quel me stesso che ero, mi parlavano in modo particolare. Sicuramente libri con i quali ho intessuto un rapporto denso, saporito, pieno. Chessò, un romanzo tipo La cosa buffa di Giuseppe Berto (uscito nel 1967), oppure un saggio tipo Perché la vita è meravigliosa di Giovanni Martinetti (dato alle stampe nel 1978), tanto per dirne un paio tra i primi che mi vengono alla mente.
Ora, a parte che – come una veloce indagine può testimoniare – questi due testi sono difficilmente reperibili anche come libri nuovi, non risultano assolutamente disponibili in alcuna versione digitale. Semplicemente, non sono, per quanto riguarda l’editoria elettronica. E siccome sono passati molti, molti anni dalla loro pubblicazione, è lecito temere che se non sono stati trasferiti in digitale finora, probabilmente non lo saranno mai.
Questo introduce, in effetti, una seria preoccupazione di perdita di patrimonio conoscitivo. Sono testi (questi sono appena un esempio, ovviamente, potete fare varie prove con i libri per voi più fidati) fuori dall’ambito della archiviazione di conoscenza per riversamento in digitale. Temo questo, che man mano che l’abitudine a preservare i libri cartacei verrà vista sempre più come desueta, la probabilità di perdita di informazione secca, sarà destinata ad aumentare.
Quindi, tornando a noi: è vero che ci sono moltissimi libri in digitale, milioni addirittura. Ma è altrettanto vero che tantissimi libri di valore aspettano, a volte con assai poca speranza, di rientrare in vita con l’immissione nel circuito digitale.
Questo, non può essere lasciato solo alla libera iniziativa degli editori, che (giustamente) puntano al profitto. Questa operazione di conservazione e valorizzazione, dovrebbe fare parte di una opera di passaggio al ditigale effettuata senza scopo di lucro e supervisionata da persone di cultura, con lo scopo unico (e lodevolissimo) di preservare il sapere. Esistono, certo, strumenti come Google Libri, ma c’è da chiedersi se possono (per vari vincoli di diritti o per altro) veramente essere la via per colmare queste lacune.
La possibile risposta, ma c’è tanta varietà sui digitale, scegli qualcos’altro ultimamente non regge: e questo, proprio per quello che dice l’articolo, in chiusura,
ciò che conta non è leggere, ma cosa si legge.
Preservare la possibilità, per tutti, di dire voglio leggere esattamente quel libro (perché nel mio percorso ora mi serve questo, per studio, per mille altre ragioni), vuol dire preservare una grande libertà, per tutti.
Al di là delle valutazioni sulla differenza di stili di lettura, il digitale forse – come sua intima, anche se negletta vocazione – è chiamato proprio a questo.
Sono un po’ esitante, perché in un certo senso già capisco che questo post si muove un po’ in senso contrario a quanto abbiamo più volte scritto su queste colonne (improprio, ma mi piace scrivere su queste colonne..), in diverse occasioni, in merito al raffronto tra lettura su carta e lettura digitale.
Perché nonostante tutto, io rimango un grande fautore della lettura digitale. E’ qualcosa di bellissimo mettere nello zainetto un Kindle e con questo semplice gesto, portarsi appresso una buona frazione della propria biblioteca di casa. Centinaia di libri, tutti a disposizione. Dove puoi peraltro cercare come non hai mai osato fare (tipo, una specifica parola in tutti i tuoi libri… sfido a farlo con il cartaceo, sarebbe un lavoro enorme anche per una squadra di persone). E poi…
No, ma ritorno al tema. Qui voglio dirlo, ammettere una certa peculiarità del libro di carta. Quello che compri in libreria e sfogli, per capirci.
Non è che mi sono riconvertito al cartaceo così, per approfondita riflessione. Non è così.
Soltanto, che oggi mi trovato al centro di Roma, per alcune incombenze, svolte le quali mi sono concesso una passeggiatina (avevo con me l’ombrello, dunque non sarebbe piovuto), fino alla Galleria Colonna (ora, Galleria Alberto Sordi). Lì sono stato attratto da Feltrinelli, come una mosca dal miele (non c’è verso). Vabbè che da quando ho il Kindle, uso la libreria solo come un elenco di suggerimenti… Comunque entro, gironzolo un po’, respirando l’aria dei libri, che è sempre buona. Arrivo al terzo piano, in realtà cercando più la caffetteria che altro, ma mi imbatto in una piccola sezione di libri riguardanti la musica.
Questa non si può trascurare.
Dopo un po’ – trovo tanti bei libri che regolarmente scarto perché costano troppo per le mie tasche – proprio quando stavo cercando un libricino (non troppo costoso) da portarmi via, magari trascinarlo in caffetteria e farci colazione insieme, trovo questo: un libricino (non troppo costoso) da portare via, da farci colazione e magari portarlo anche a casa. Ovvero, abbastanza quello che stavo cercando.
A questo punto, faccio una verifica sul cellulare, sperando che non ci sia su Amazon. Invece c’è. Allora, in seconda battuta, spero che non ci sia per Kindle, eccheccavolo, quando ne voglio uno (anche famoso) non c’è mai, questo invece chi lo conosce (senza offesa) e invece …
Invece c’è. Maledizione. E risparmierei, non molto devo dire, comunque lo farei.
Delusione. A questo punto la procedura di lavoro è delineata: dovrei lasciarlo lì, uscire dalla libreria (con o senza stop nella caffetteria) e poi comprarmelo per il Kindle mentre torno a casa, tramite lo smartphone. Tornando insomma a mani vuote, almeno nel senso più fisico della questione.
Però, però vediamo… (occhio, qui inizia la parlamentazione interna)… magari lo posso almeno portare con me a far colazione, poi si vedrà… Lo posso sempre rimettere a posto, dopo. Chi mi dice nulla?
Esatto, questo si può fare, non è una violazione di nessuna mia regola interiore, non è scorretto, Marco daje, prendi ‘sto libro dallo scaffale, deciditi. Prima di notte, insomma.
Lo prendo, allora? OK,lo prendo.
Arrivo alla caffetteria, che poi è proprio lì dietro, stesso piano, pochi metri distante dalla sezione musica. Ordino cappuccino e brioche e mi siedo, in compagnia del libro. Almeno questo tempo lo passiamo insieme tu ed io (gli dico, lui peraltro rimane abbastanza muto, pur essendo un libro di argomento musicale).
Beatles e cappuccino. Un connubio di grande impatto psichedelico.
Iniziamo a fare conoscenza, allora. E devo dire che qui il mio convincimento digitale inizia ad andare in crisi. Per le informazioni che arrivano con questo libro cartaceo, essenzialmente. Che non mi arrivano con la versione Kindle. Ma non intendo qui il solito profumo della carta (che poi tutto ‘sto profumo non mi pare che ce l’abbia). Intendo cosa più banali, terra terra.
La grandezza del libro, intanto. Il suo peso. Il grado di rigidità della copertina in cartoncino. Lo spessore delle pagine. E poi, sfogliando, la scelta del carattere tipografico (abbastanza grande che riesco a leggere senza occhiali, bene). Il tipo di carta, la sua specifica porosità. Poi qui di sono i disegni. Ecco, come sono intersecati allo scritto, in che pagine, che impressione globale mi danno.
Sul Kindle tutto è ottimizzato, sapientemente ottimizzato: ma è sempre quello. Il tipo di carattere, la dimensione del libro, il peso ovviamente, insomma un libro è sempre uguale all’altro tranne che per quel che c’è scritto. Qui un libro vero è già diverso dall’altro a prescindere da quel che c’è scritto.
Il punto interessante (per cui vi ho portato fin qui), è che quel che c’è scritto si imbeve del contesto, e ne riceve un profumo e una consistenza particolari. Quel che c’è scritto si contamina con il suo contenitore, e si realizza una unione particolare, non riproducibile in modo digitale. Una cosa non del tutto logica, leggermente psichedelica, per restare in tema Beatles.
Prendiamo una frase più o meno a caso. Ecco, prendiamo da pagina 18.
Da tutto il mondo ci si sarebbe recati tra i palazzi e le strane nebbiose della capitale inglese e a respirare la nuova aria che cominciava a circolare e ad avvolgere la vita delle nuove generazioni, influenzandone il modo di vivere, il modo di pensare, i rapporti sociali, le relazioni interpersonali, insomma ridefinendo un intero stile di vita.
Ora, che io lo leggo sul libro, alla pagina che sta a sinistra, dove devo esercitare pressione perché il libro ancora abbastanza nuovo, non si richiuda, che lo leggo con questi caratteri tipografici, che intanto avverto l peso della parte destra che è ancora preponderante, il che a sua volta mi dice che ho appena iniziato (lo dice in modo analogico, ma lo dice), e me lo dice insieme allo sforzo moderato ma percepibile del pollice della mano sinistra, almeno fino a che non mi decido e come facevo un tempo “convinco” il libro (che ancora nutre indecisi rimpianti per il suo stato di previa verginità non essendosi ancora mai relazionato con un vero fruitore) ad essere letto e a non richiudersi subito, passando energicamente la mano sul libro tenuto aperto, lungo la sua costola…
Insomma, tutte queste metainformazioni mi arrivano allo stesso momento dei concetti della frase, e formano un tutt’uno alla mia percezione. Io leggo da tutto il mondo… e mentre penso ai Beatles questo concetto si arricchisce del colore leggermente giallino della carta, dei rapporti di peso che sento sulla mano, del contatto con questo oggetto. E questo influenza il mio modo di sentire, per parafrasare il brano citato, lo fa indubbiamente.
Ma tutto questo è avvenuto dopo, dopo aver superato lo scoglio, aver rischiato su questa domanda: lo compro o non lo compro, questo libro?
C’è voluta una scusa, per zittire il mio Catilina interno molto occupato a dirmi guarda Marco, guarda che la versione Kindle ti costa di meno… resisti alla tentazione di non uscire a mani vuote, non ti fare abbindolare… insomma ragiona, che ti costa rimettere questo libro sullo scaffale? Fai la cosa furba, falla…
Non sapevo cosa rispondere. Alla fine mi è arrivata un’idea, forse non robustissima, ma è stata sufficiente. E le figure, i disegni, gentile signor censore? Lei ha ragione in generale, ma … sappiamo tutti che i libri con figure rendono meglio su carta… Non mi soffermo sulla robustezza di tale considerazione. Dirò solo, che grazie a quella sono riuscito.
E stavolta, credo stavolta la cosa furba l’ho fatta, ma non quella che pensa lui.
Sono uscito, con il mio libro del Beatles, ancora in mano.
Un po’ come ai vecchi tempi, un po’ come allora.
I Beatles, secondo me, sono d’accordo: e questo già chiude ogni questione.
Per qualche “misterioso” motivo, pur con diversi canali di approvvigionamento per i libri digitali, accade che quasi sempre vi siano a disposizione i medesimi titoli, nei vari negozi. E per giunta (fatte salve particolari offerte) allo stesso identico prezzo. Dunque la scelta di un negozio oppure un altro dipende sostanzialmente dalle opportunità e dalle preferenze di lettura.
Ovviamente chi ha un Kindle vero e proprio opterà per il negozio di Amazon. Usando un iPad, ad esempio, già le opportunità di scelta si moltiplicano. Restando ai fornitori di contenuti più noti, già è possibile scegliere tra Google, con il suo Play Books, Amazon (Kindle) e Apple stessa (con iBooks).
Ieri ho voluto provare ad usare lo store di Google, mai frequentato seriamente fino ad ora. Ho ponderato i vantaggi, nella mia situazione… Per iPad c’è la relativa applicazione per la lettura. Inoltre posso leggere anche sul mio Android Xperia Ray. E per garantire una leggibilità più diffusa, c’è anche la possibilità di accedere ai propri libri in un browser (per Google, ogni cosa d’altronde deve alla fine girare in un browser!)
Così ho acquistato un volume e ieri sera ho iniziato a leggere. Beh, no. Insomma, non mi convince. Per qualche motivo l’applicazione su iPad non presenta i caratteri così ben definiti come con iBooks o anche con l’applicazione Kindle, e mi pare di avvertire, alla lunga, un certo affaticamento della vista. Almeno con la visione “notturna”.
Inoltre. La capacità di evidenziare dei passaggi non è così evoluta come per gli altri due software (viene messa in crisi già cercando di evidenziare un brano che copre due pagine), e manca – per me – una modalità di lettura “seppia”, che personalmente preferisco, per la lettura diurna.
Certo, Play Books è arrivato da poco. Sicuramente sarà migliorato. Per ora però non credo che comprerò altri libri tramite questo canale. Torno a Kindle e iBook. Il primo lo leggo dappertutto, il secondo è blindato dentro i device Apple ma – ahimè – è anche il migliore, secondo me…
In questo broglio di appunti informatici mi sono spesso messo a riflettere sulla lettura di testi in formato digitale. E’ evidente che il massimo confort di lettura, va da sè, si ottiene con dispositivi appositi come il kindle di Amazon, o gli altri analoghi, ovvero dispositivi dotati di inchiostro elettronico senza retroilluminazione, che oltre a consumare molto poco non stancano la vista, e sono davvero gli ideali sostituti del libro cartaceo.
Comunque sia, non è infrequente trovarsi a leggere testi anche su altri dispositivi, come i tablet oppure anche gli smartphone. Vi sono diversi programmi per leggere, anche veri e propri libri. Anche uno smartphone non è poi tanto male per leggere magari mentre si è in fila all’ufficio postale o nello studio del dottore (con un occhio sempre attento a non farsi passare davanti…). Un buon ecosistema di lettura oramai permette di leggere passando da un dispositivo all’altro senza disagio, ricominciando ogni volta dal punto esatto in cui si era lasciato il testo.
Così posso leggere un libro sul Kindle vero e proprio, per poi trovarmi a continuarlo sull’apposita applicazione per il mio android (avete indovinato? Sono in fila alle poste!), poi magari proseguire sull’iPad o sul MacBook (nella pausa pranzo), e la sera proseguire sul Kindle come nulla fosse.
I libri “di carta” sono belli, ma tendono ad occupare spazio….
Che si capisce da questo? Ok, che il testo che sto leggendo mi interessa molto… 🙂 No dài, a parte questo. Che ormai una simile esperienza è un requisito troppo attraente per potervi rinunciare.
Su questo campo il principe indiscusso è appunto Amazon. Oltre il Kindle vero e proprio (ormai sotto i cento euro, è diventato davvero un oggetto accessibile) esiste una applicazione Kindle praticamente per tutto, iPad, iPod, iPhone, Android, PC Windows, computer Mac… esiste perfino una web application da far girare nel browser.
(Eh? No, linux purtroppo no. Evidentemente non ha quota di mercato che interessi ad Amazon.)
Così ti porti dietro i tuoi libri veramente ovunque. Difficilmente potresti portarti appresso una libreria cartacea equivalente, senza grandissimi sforzi e senza che la gente dubiti seriamente della tua sanità mentale. Ora invece te la trovi in tasca, la tua libreria. Se poi la gente dubita ancora della tua sanità mentale, sarà che hai altri problemi, ma non è il caso di discuterne qui, probabilmente…
Le applicazioni Kindle ti permettono anche di mettere segnalibri, di inserire note, di evidenziare dei passaggi (cosa che mi piace da matti, e uso parimenti da matti). C’è anche una spruzzatina di socialità, perché se vuoi puoi vedere i passaggi più sottolineati dagli altri, del libro che stai leggendo. O far leggere agli altri (che poi, gli altri siamo noi, come cantava una vecchia canzone…) i tuoi passaggi preferiti dei libri che stai leggendo (via Twitter e Facebook, gli immarcescibili network sociali).
Personalmente la trovo una cosa rivoluzionaria. Già mi pare una seccante scocciatura non disporre di un testo che ho comprato solo perché l’ho lasciato a casa (mia, o di un amico, o di una ragazza, di un cognato…). Un testo comprato, mi dico, dovrebbe abitare nella nuvola ed essere scaricabile e fruibile da uno dei miei dispositivi elettronici, ovunque io sia.
Certo, la sensazione del libro cartaceo… un po’ come la nostalgia, lasciamelo dire, dei buon fruscìo dei cari dischi in vinile…
Gli ebook sono ormai diffusi universalmente, a motivo delle loro prerogative interessantissime. A volte, come per il sottoscritto, il passaggio al digitale è una scelta quasi obbligata, visto che dopo la tripla fila, i libri non entrano più nemmeno nei più accoglienti scaffali. Non parliamo poi della sfida eccitante di trovarlo, un dato libro. Quando hai molti libri non si parla più di trovarne uno. Lascia perdere. Ti rimane solo l’attività di carotaggio; cominci a percorrere strato dopo strato, e vedrai che qualche libro interessante che ti va di (ri)leggere lo trovi di certo. Ma non sperare di andare su un titolo particolare (… no no no!), potresti cercare per giorni, senza frutto.
Tuttavia è anche noto (inutile nascondercelo) come financo gli ebook soffrano di talune pesanti limitazioni. Per questo tecnici e studiosi di diverse nazioni si sono riuniti per progettare uno strumento che possa superare i problemi dei classici lettori ebook, portando l’esperienza di lettura ad un livello nuovo, più appagante e di piena soddisfazione per l’utente.
Proviamo, per divertimento, a percorrere il cammino inverso, sottolineando le doti di questo strumento di avanguardia (non è difficile, avrete già capito.. ma tanto per il piacere di valutare i pregi di quello che uno ha già…)
E’ uno strumento con caratteristiche realmente d’avanguardia, frutto di una attenta progettazione. Vediamone qualcuna:
E’ economico. Costa molto meno di un lettore ebook, qualsiasi esso sia. I costi spaziano considerevolmente, ma la fascia di entrata è stimata ad appena pochi euro (non è impossibile imbattersi in modelli il cui costo è inferiore ad un euro).
E’ resistente. Non si rompe se cade, resiste abbastanza bene (con qualche danneggiamento che non pregiudica la lettura) a contatto con l’acqua. Resiste alle torsioni e alla pressione. Secondo le prime prove, può anche essere calpestato senza quasi danni. Questo perché è stato concepito in modo che non abbia parti in movimento o parti elettroniche (incredibile ma vero) e, quando non utilizzato, ha un aspetto molto compatto. Attenzione però: pare non resista al fuoco, a contatto con le fiamme tende a degradarsi in maniera molto veloce (e pericolosa)
Qui è la vera rivoluzione: ne esiste uno per ogni titolo prodotto. E’ infatti così economico che se ne può produrre uno dedicato ad una singola pubblicazione! Immaginate: se si rompe, non perdete tutti i vostri titoli, vi basta sostituire quello perso. Ancora, potete usarlo per leggere un titolo e prestare al vostro amico quello di un altro titolo, rendendo così possibile la lettura simultanea.
E’ a colori(non tutti i modelli, ndr), laddove la maggior parte degli ebook ancora è limitata al bianco e nero
Non stanca la vista, al pari degli ebook, perché (incredibile ma vero) non è dotato di alcuna retroilluminazione. Può essere usato anche in pieno sole.
La carica è praticamente infinita. Ma questo è inesatto, non fa capire la portata rivoluzionaria di questo device. Lo strumento gode infatti di un concept completamente nuovo, per cui potete dire addio ai caricabatterie, ai cavetti e altre cose di questo tipo. Funziona sempre, anche a distanza di decenni!
L’ebook può sostituire i libri? E se, tipo, avviene il contrario?
Sono stati proposti vari nomi per tale strumento. Al momento sembra si debba chiamare libro.
Cercheremo di procurarcene qualcuno per studiarlo più in dettaglio (ah no, sembra che io ne abbia già la casa piena, come ho detto in apertura di post). Bah, viste le caratteristiche di cui si favoleggia nelle indiscrezioni, risulta oltremodo interessante. Cercherò di valutarne uno.
No, non uno particolare… Come ho scritto prima, non lo troverei.
Stamattina ricevo una telefonata (a volte, capita). Una collega di un istituto qui vicino. Ma no, non è per questioni di ASDC che ti chiamo. Mi dice. Volevo qualche informazione riguardo l’acquisto di un ebook, G. mi ha detto che potevo rivolgermi a te…
Accipicchia, sembra che sia ritenuto un esperto! In realtà non ne so tanto, però la conversazione che ne scaturisce mi fa venire voglia di scrivere due righe. E quale posto migliore di SegnaleRumore, per questo?
Tanto più che a mio avviso la situazione ebook per il nostro paese è cambiata radicalmente da pochissimi giorni, con l’arrivo dei libri digitali in lingua italiana sul negozio online di Amazon. Già sedicimila libri, secondo quanto riporta il banner su Amazon.it, sono disponibili per l’acquisto immediato, e verosimilmente altri se ne aggiungeranno presto. Accanto al fatto che è disponibile ad un prezzo molto interessante il nuovo Kindle Touch (sotto i cento euro), direi che la cosa è ancor più interessante. Anche per chi è inguaribilmente affezionato ai libri di carta, la prospettiva di cominciare ad entrare nel mondo del libro digitale può essere considerata allettante, viste le condizioni.
Ma che fare? Che lettore comprare? Questo mi chiedeva in pratica la collega, stamattina.
Prima di rispondere vi voglio un pò raccontare… La mia storia con gli ebook comincia molti mesi fa, proprio con un Kindle. Mi interessava la sterminata disponibilità di libri in lingua inglese, pensavo anche che poteva essere comodo per familiarizzarmi con la lingua. Successivamente il Kindle è passato ad uno dei miei figli, e sono passato al Leggo di IBS. Mi sembrava interessante come caratteristiche e con la possibilità comunque di accedere ad un catalogo di libri italiani sufficientemente ampio (anche se lacunoso in più parti). Successivamente però al Leggo è stato affiancato un altro Kindle. Non è facile stare lontani dalla device di Amazon: per la sua qualità di lettura, e soprattutto per l’ecosistema che gli è stato costruito intorno.
Che ne dite, non leggeremo più così… tra un pò di anni?
Certo, Amazon ha un sistema chiuso. Un libro preso da Amazon non lo leggi su altri lettori. E questo certamente dispiace. Però c’è il rovescio della medaglia, ed è un rovescio “di peso”. Un libro preso da Amazon (ora anche italiano, appunto) lo leggi veramente dovunque. Qualsiasi cosa abbia uno schermo, anche piccolo, può leggere i libri che hai preso su Amazon. iPad, iPhone, tablet e smartphone Android, MacBook, PC Windows. Ognuno ha il suo programma per leggere i tuoi ebook, scaricabile gratuitamente da Amazon.
Manca un client linux, questo purtroppo è vero: una ricerca sullo store di Ubuntu per “Amazon” mi ritorna Flight of the Amazon Queen.. un gioco – anche gratuito – che sembra essere divertente.. “Imbarcati in un’avventura per salvare una principessa rapita e nel frattempo scopri le sinistre intenzioni di una società Lederhorsen situata un un luogo molto sospettoso” (Come fa un luogo poi ad essere sospettoso? Magari è più facile che sia soltanto sospetto…). Ma questo è un altro discorso…
Oltretutto, il whispersync è indubbiamente comodo. Leggi un pezzo di un libro con il Kindle, prosegui con lo smartphone, riprendi da un’altra parte con l’Ipad, e ogni volta ti trovi al punto giusto… tutto questo certamente vuol dire qualcosa. Oltre al fatto che hai a disposizione un sacco di gadget, intendo… 🙂
Ora che ho i libri in italiano per il Kindle il Leggo rischia di rimanere fermo sullo scaffale (penalizzato anche dalla necessità di un aggiornamento software tanto atteso e ancora non rilasciato, per abilitare finalmente funzioni importanti come l’annotazione del testo). Mi secca dirlo, ma per quanto chiuso, l’ecosistema di Amazon è davvero molto comodo.
Poi certo, ci sono tanti altri lettori in circolazione. Ogni lettore serio deve almeno leggere gli epub protetti con DRM di Adobe, che è lo standard fuori dal mondo Amazon, adottato da tutte le principali librerie online anche in Italia. Per il resto, bisogna chiaramente vagliare le caratteristiche del lettore, caso per caso (scheda di memoria, qualità dello schermo, collegamento wifi, etc).
Come orientarsi allora? Alla collega, ho dato un consiglio molto semplice. Partire dai libri. Che libri vuoi leggere? Li trovi sul negozio Amazon? O la maggior parte li trovi altrove? Ecco, io partirei da questo per selezionare il lettore. O almeno fare la prima scelta importante: Kindle o… non Kindle.
Tenendo presente, in caso di dubbio, che il prezzo attuale del Kindle Touchè davvero intrigante (il leggo l’ho pagato esattamente il doppio), e che è più che probabile che la libreria di Amazon italiano venga rimpolpata via via..
Disclaimer: no, seriamente, non prendo un euro da Amazon per questo post… …purtroppo… 🙁
Stamattina mi sono fermato in edicola e ho acchiappato, per meno di 11 euri, una copia del volume Linux Ubuntu “Guida Ufficiale”, edizioni Mondadori Informatica – PC Professionale. Come ho scoperto da una lettura delle prime pagine e da una ricerca in Amazon, è la traduzione in italiano della terza edizione di The Ubuntu Official Book.
Alla prima occhiata sono rimasto un pochino deluso perchè mi è parso che il livello della trattazione fosse molto focalizzato sui “neofiti”, con dettagliate spiegazioni di come istallare ed usare i vari applicativi, e l’aspetto geek fosse tenuto piuttosto in sottotono. Tuttavia ad una analisi pià accurata mi sono … rinfrancato, poichè si trovano comunque una serie di spunti ed indicazioni interessanti che possono essere utili anche a chi ha una certa esperienza di linux; sono dunque contento di averlo acquistato (anche perchè il prezzo non è certo eccessivo, per un volume di pià di 400 pagine).
A parte le varie tematiche tecniche, interessante sotto il profilo storico-sociale è l’introduzione alla prima edizione, riportata anche in questo volume, di un certo Mark Shuttleworth(!) e i cenni storici sulla nascita di Ubuntu, che in effetti non conoscevo. Non trascurabile inoltre il dettagliato indice analitico, che rende possibile rintracciare rapidamente un tip o una problematica in caso di bisogno.
In poche parole, un libro pensato per chi si avvicina a linux o Ubuntu senza grandissima esperienza, ma con motivi di interesse anche per i più esperti. Spero che iniziative come queste contribuiscano a diffondere la conoscenza di linux e del fatto che ormai non è più un sistema “astruso” ma di facile istallazione ed uso (a proposito di PC Professionale, trovo davvero apprezzabile l’attenzione verso il mondo linux che traspare in diversi numeri, non ultimo quello in edicola con la prova dettagliata di diverse distribuzioni per desktop).
Non che tutti debbano usare linux: però almeno sapere che c’e’, e che è una possibile alternativa.. 😉