Musei e tecnologia

Tutto cambia, e anche il modo di vivere l’arte deve cambiare. Non possiamo fermarci al biasimo, al lamento. Non è utile, non serve. Davanti alla disaffezione dei più giovani per i luoghi della cultura, come i musei, possiamo scegliere se riposare (si fa per dire) sul lamento o scegliere l’inventiva e la creatività.

Qui probabilmente entra in scena il famoso 5G. Che non è appena un cambio di velocità, il cui interesse potrebbe essere ristretto ad un manipolo di tecnici o fanatici. Senza cadere in enfasi eccessive, possiamo dire che si rendono possibili nuovi modi di usare la tecnologia, si possono fare più cose insomma. O farne di migliori, addirittura.

Il nuovo e l’antico, insieme. Una sfida (ancora) tutta da vivere.

Come spiega un succinto ma interessante articolo su Linkiesta, la tecnologia può essere il cuore di una rinascita culturale. Non sono cose ideali o belle speranze, possono essere cose molto concrete. Soprattuto con la recente conferma del Governo Draghi, di voler destinare gran parte delle risorse del Next Generation EU alla transizione digitale.

Si tratterà di usare queste tecnologie in modo davvero creativo, togliendo ogni velo di inattualità alle esposizioni museali, avvolgendole di un manto informatico tale – per esempio, da consentire a ciò che è antico di tornare (virtualmente) nuovo, a chi visita di immergersi nel tempo in cui quel che vede, era l’attualità. Di aiutare l’immaginazione, insomma. In modo rigoroso ed evocativo insieme.

Diciamolo, in questi tempi abbiamo più che mai bisogno di cultura, non quella barbosa ma quella che ci parla di noi, di cosa siamo, di come siamo, che ci fa sentire vivi. E la tecnologia che ci serve è solo quella che aiuta questo processo, sempre in corso, di individuazione dell’uomo.

Di tutto il resto, ormai, possiamo francamente farne a meno.

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I consigli di una “Mamma Digitale”…

Molto carino quello che scrive la “Mamma Digitale” sul blog Google di Gmail (e già nel nick ci sarebbe tanto da ragionare sulle intersezioni e le interferenze – a volte costruttive, altre volte meno – tra la tecnologia e i ruoli familiari, volendo…!). L’ho letto in effetti con un sorriso, perchè la situazione che descrive ha diversi punti di contatto con quella del sottoscritto. Anch’io – tra il lavoro e i quattro bimbi (anche se non ho gemelli, come la Digital Mom) – fatico a volte a “tenermi in sincronia” con la mia sposa, anche per me succede spesso che passino diversi giorni senza che si riesca davvero a chiedere “come stai”… e devo dire che in più di una occasione, il “contatto informatico” è stato di aiuto!

E perchè no, dopotutto? Certe volte anche un piccolo messaggino, raggiunge lo scopo, che poi è quello semplicemente di dire all’altra persona “ti penso, sei importante, voglio aver cura di te…”
🙂

Official Gmail Blog. Tips from a Digital Mom:

Without further ado, here’s my first “Digital Mom” tip: keeping in sync with your spouse.

Sometimes when you get home from work and the kids are hollering about dinner, babies needing a change, and you just have time to kick off your shoes and throw something in the microwave, you don’t really get a chance to talk to your spouse. In my case, with twins and a 3-year old, it can be days before I actually get a chance to ask him how he’s feeling or what he’s been doing. That’s where Gmail chat comes in. Both my husband and I are on Gmail (his company uses it as a part of Google Apps and, of course, so does mine). So even if I fall asleep within minutes of wrestling my son into bed, at least my husband has already heard about how I’m feeling throughout the day. With a little 🙂 and a little <3, it’s a wonderful way for us to stay connected.

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