Tifo di squadra…?

Lavoro su piattaforma Mac OS X da molti mesi, ormai. All’inizio ero alquanto scettico e un pò prevenuto, venendo dal mondo Linux, dove vi ero soffermato per  molto molto tempo. Ho provato diverse distribuzioni, nell’arco degli anni… Mandrake, Suse, RedHat, Fedora… Ho assistito all’arrivo di Ubuntu, l’ho provata, ho cercato versioni leggere per il vecchio PC di casa, mi sono sistemato per un pò con Xubuntu. Ho testato PCLinuxOS e ho capito perchè fosse interessante, ho sperimentato con le distribuzioni “leggere” come la straordinaria Puppy Linux. Ho amato KDE e le sue molteplici configurazioni, ho apprezzato la semplicità di Gnome, ho sperimentato altri ambienti desktop.
Anche, ho partecipato – forse un pò faziosamente, ma la passione spesso non guasta – al tiro alla fune “Lascia Windows prendi Linux goditi la libertà vs. molla Linux non ci fai nulla usa Windows” che ha attraversato gli anni scorsi incendiando gli animi degli appassionati di informatica e sistemi operativi. 
Per una contigenza lavorativa – poco prima del Natale del 2008 – sono poi entrato in contatto con il mondo Mac OS X. Superata una diffidenza verso il nuovo ambiente, di cui sono stato afflitto in forma strisciante per diversi mesi, devo dire che al momento mi ci trovo proprio bene. Seguo comunque sempre gli sviluppi di Ubuntu perchè accanto al MacBook ho un desktop che uso con la versione aggiornata della popolare distribuzione linux. Mi piace verificare il diverso stato di maturità dei due ambienti.
Intendiamoci. Ubuntu è una sfida bellissima, colossale. L’unico sistema operativo completamente libero che abbia raggiunto una rilevante diffusione. Un linux (anche se non l’unico) con una attenzione particolare all’utente desktop e alle sue esigenze. Un sistema dove puoi mettere il naso dappertutto, vedere su web i bachi da risolvere, sperimentare quanto vuoi (scaricando le alpha e le beta) oppure rimanere più conservativi utilizzando le versioni “approvate” o perfino rimanendo sulle release “a lungo termine” per anni, aggiornando solo i pacchetti.
Ciò detto, il mio personale parere al momento è che debba fare ancora diversa strada. L’usabilità di alcuni programmi per Mac OS – oso dire – non ha ancora un pieno riscontro sotto linux. Un esempio banale è iTunes. Dopo un periodo iniziale di ambientamento, ormai lo uso con piena soddisfazione: alcune caratteristiche (come le smartlist molto sofisticate) non mi pare abbiano attualmente un corrispettivo su linux. Oltrechè, va detto, graficamente è davvero una chicca.
Per l’editor di testi, c’è il magnifico TextWrangler, gratis. Per uno che viene da gedit, è certo un salto in avanti considerevole. Per uno che sta tentando di completare il suo primo romanzo, poi, c’è il motivo fondamentale, la killer application costituita da Scrivener. Grandioso, putroppo in questo momento senza evidenti corrispettivi su linux.
Dimenticavo, gedit può anche girare nativamente sotto Mac OS.
Anche se non so se davvero serva…
(Crediti: gedit home page)
Potrei continuare, ma il punto è già chiaro. Certo sono anche preferenze personali (e su queste, come dice l’antico adagio, litigare è inutile). Mi permetto solo di registrare quanto il dibattito Win/Linux/Mac sia tuttora viziato da pregiudiziali che definirei “ideologiche”. Ad esempio, cercando un player audio per linux che supportasse un sistema di “playlist intelligenti” tipo quelle di iTunes, ho fatto qualche domanda in rete: il fatto ha provocato varie risposte, tra le quali notevoli quelle del tipo “piuttosto che usare iTunes preferisco fare a meno delle smartlist”. 
Pienamente legittimo, per carità. Però è quello che definirei una risposta un pò “ideologica”, se capite l’uso del termine. Una sorta di “tifo di squadra”, a volte bello e anche appassionante, che però a volte non tiene in adeguata considerazione i semplici fatti.
Naturalmente la realtà è complessa, molto più complessa di ogni schematizzazione. Vi sono diversi punti di contatto tra Mac OS e linux, tanto per dirne una. E questo non è poi strano, visto che si basano ambedue sul vecchio e blasonato sistema operativo unix. Sarà mica lui, dunque, il vero “vincitore nascosto”….?

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