Giada e il virus di Windows

Racconto a puntate, a sfondo informatico


Due giorni fermi. Due giorni interi. Senza più facebook, twitter, il blog. Nulla di nulla. Tutto per colpa di questo maledettissimo virus che le aveva infestato il computer. Vai a pensare che per scaricare da Internet quel programma di ritocco foto, avrebbe tirato dentro il computer qualche schifezza. E glielo avevano pure consigliato… Avrà seguito un link sbagliato? Uffa però. Ora aveva il computer sdraiato e non sapeva cosa fare.


Cioè una cosa sì. L’unica. Perlomeno, l’unica gratis. Chiamare Stefano.


“Ciao Giada, come va?”
“Beh insomma, così così. Sai, mi si è piantato il computer..:”
“Da solo?”
“Sì. Cioè.. insomma… non proprio da solo. Ecco, è arrivato un virus, mi sa…”
“E’ arrivato tutto da solo?” Che noia Stefano, ora glielo doveva dire.
“OK mi arrendo, Stefano. Ho fatto il pasticcio io, probabilmente. Ho scaricato un programma e quando l’ho istallato… ho provato ad istallarlo.. lui ha fatto il resto.”
“Il resto?”
“Ma sì, ora è tutto bloccato, e non va da nessuna parte, tranne in siti.. poco raccomandabili. Mi compaiono delle finestrine di questi siti dappertutto.”
“Interessante. Quali siti?”
“Dai non fare il cretino. Insomma poi da quando l’ho fatto riavviare, non parte più.”
“Va sui siti porno… o non parte? Non capisco”
“Stefano insomma, il tecnico sei tu! Comunque ora non parte più, uffa.”, sbottò Giada. Si poteva pretendere che una ragazza al primo anno di Lettere alla Sapienza sapesse di computer? Insomma ad ognuno il suo mestiere, no? Sapesse fare Stefano, che studiava ingegneria.
“Ho capito.”
“Che hai capito?”
“Passo dopo… fammi finire di studiare un pò di analisi due. Verso le cinque potrei essere lì, va bene?”
“Ecco va benissimo.” Finalmente l’aveva capito. Insomma, quanto ci vuole ad una ragazza per far fare ad un ragazzo quello che lei vuole, nell’epoca moderna? Pensava fosse più facile.



Arrivò alle cinque e due minuti. Puntualissimi questi ingegneri.
Aprì lei, la mamma era a fare la spesa ed il papà non era ancora tornato.


“Ciao Giada, ti vedo bene”

“Ciao Stefano, grazie.” Stefano era simpatico. Non se se sarebbe innamorato, no. Anche perché stava con Luisa che era amica sua. Non si fa. Chissà, in un’altra situazione, però…
“Bello questo maglione, non te l’avevo mai visto”
Però allora mi guarda, eh. Vabbè pensiamo al computer.
“Guarda un pò qui. Fermo, bloccato. Un ferrovecchio”
“Che aveva sopra?” chiese Stefano guardando il laptop con occhio clinico.
“Ci sta Windows, no? Come tutti”
“No, non come tutti….” puntualizzò Stefano guardandola severamente. Ecco, ora ricominciava, attenzione…
“Ok ci sono quelli con la mela, i… Mac”, si era ricordata, ce l’aveva anche Benedetta, la ragazza del piano di sotto, quella con i capelli lunghi lunghi.
“E niente altro?” incalzò Stefano.
“Sì no, volevo dire, a parte te e qualche altro esaltato che usa quel ufunto, ebunto…”
“Ubuntu. Si dice, Ubuntu. Ed è linux”
“Sì ok, quello che ti pare. Però adesso me lo puoi rimettere a posto?”
“Quale Windows c’è qui?”
Uffa quanto scocci, sarai pure abbastanza carino, ma scocci….
“Windows.. Vista, quello lì”.
“Ahi ahi ahi.”
“Come ahi ahi”
“Eh, quello che ho detto. Ahi ahi ahi.”
“Non va bene?” chiese Giada presentendo la risposta.
“Non direi proprio. Allora meglio XP”
“Insomma non lo so, è quello che stava sul computer. Che ne so io”
“Sei carina quando ti arrabbi, te lo hanno detto?”
Giada arrossì appena, girò la faccia. Uffa ora perché sono così sensibile, cavoli.
“Smetti di fare lo stupido. Me lo sistemi o no?”
Intanto Stefano aveva già iniziato a fare prove, accendeva, spegneva, metteva dischetti, attaccava chiavette usb. Aveva portato uno zainetto pieno di roba.
“No.” disse alla fine.


“No?”, si stupì Giada. Non era la risposta che avrebbe dovuto dare.

“No, è troppo tosto questo virus. Dovrei riformattare e perderesti tutti i dati”
“Come perdere i dati?  Cavoli, tutte le foto, tutta la musica scaricata?”
“Scaricata… legalmente…?” si informò Stefano.
“Ma che sei la finanza? Me lo rimetti a posto o no?”


Però i riccioletti neri sono carini, pensò.

Ma non devo farmi accorgere di questi pensieri, pensò poi.
Luisa è la mia migliore amica, pensò infine. Almeno per quel momento, il caso era chiuso.


“Dovresti prima salvare tutti i dati.”

“Bravo. Ma come faccio se non posso accendere Windows?”
“Windows non si accende. Non è mica un computer” Ecco, ora ricominciava…
“Ok ok, d’accordo. Ma come faccio insomma?”
“Un sistema ci sarebbe. Basta non partire con Windows. Hai presente Ubuntu?”


Giada lo guardò fisso negli occhi. Cosa stava per capitare al suo computer?


(1. continua)

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