Una mattinata memorabile

Davvero è stata una mattinata memorabile, una splendida occasione, per me, di imparare e di crescere. Una occasione anche, di rapporto (si cresce nei rapporti, mi dico). Che ci faccio io qui? Proprio io?

Si era capito subito. Fin dalle prime investigazioni, dai primi contatti, si era capito. Da quando si era generata l’idea, si era intravista una possibilità di realizzazione. Era stato un percorso lungo e da fare con pazienza. Sondare la disponibilità di Marco Guzzi (filososo, poeta, saggista, ideatore dei gruppi Darsi Pace), iniziare ad esplorare strade per contattare Federico Faggin (fisico, inventore del microprocessore, imprenditore di successo, sostenitore di una nuova teoria della coscienza).

Dobbiamo temere l’intelligenza artificiale? O solo imparare ad usarla bene? Di questo anche, si è parlato…

Il tempo diventava sempre più propizio. L’intelligenza artificiale diventava oggetto di dialogo quotidiano, arrivava sui giornali e in televisione. Tra lodi sperticate e demonizzazioni impaurite, come recuperare un punto di vista ragionevole e fondato? L’occasione di dialogare con Guzzi e Faggin su questo era troppo ghiotta. Era anzi necessaria, da un certo punto di vista. 

Era l’estate scorsa. Si era presto costituito un piccolo comitato di volontarie (praticanti del percorso Darsi Pace) per seguire questa impresa. Che ci emozionava. Mettere a contatto il pensiero di Faggin con quello di Guzzi! Un’occasione d’oro, per tutti, per imparare e meditare. Per chi è d’accordo, per chi non lo è. Per chi ha una visione spirituale, per chi ne rifugge. Ad un livello superficiale, dopotutto, credersi qualcosa o identificarsi rigidamente con qualcosa è anche una manifestazione dell’ego. Cui non dare troppa importanza. 

Confesso che avrei volentieri passato la mano. Moderare questi due giganti mi imbarazzava, mi preoccupava. Il punto era essere in grado di gestire la cosa senza sprecarla, senza sprecare questa grande opportunità. Non tanto per me (anche, per quanto si è detto), ma per chi si sarebbe preso il disturbo di venire ad ascoltarci. 

Nel frattempo che io ospitavo questi dubbi, le cose reali si stavano declinando inesorabilmente verso la fattibilità. Gli ostacoli organizzativi sorgevano e si spianavano, via via. Mi dicevo, questo è un segnale da non trascurare. Fedeltà al segno, alle indicazioni che arrivano, per quanto è possibile. Non c’è tanto altro. Se per qualche imperscrutabile motivo, la cosa devo farla io, beh allora ci sono. 

In quei giorni mi veniva spesso in mente una frase pronunciata da Mauro-Giuseppe Lepori (Abate generale dell’Ordine Cistercense) agli Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione dell’aprile di quest’anno. Mi sembrava stesse lì, proprio ad indicarmi una strada. La riporto. 

Cos’è l’umiltà, questa umiltà di cui parla il Papa? L’umiltà non è dire: «Non valgo nulla, non sono nulla». L’umiltà, al contrario, è dire: «Io sono nulla, ma Tu sei più forte del mio nulla, della mia pochezza; e se mi chiami a grandi cose, io ci sto; fragile e limitato come sono, ci sto, ci sono. Sì, Signore, tu lo sai che ti amo, sono con te, cosciente che solo col Tuo aiuto, solo se Tu sei con me, posso fare quel che mi chiedi». L’umiltà, insomma, è riconoscere che io non ho altro che questo «sì». E tuttavia questo «sì» basta, se mentre lo dico non mi metto a pensare di poter fare da me, se mentre lo dico sono lì tutto cosciente che senza il Suo costante aiuto io non posso fare neanche un metro

Ci fu la teleconf ristretta tra Guzzi, Faggin ed il sottoscritto, per conoscerci e mettere a punto qualche idea. Fu già molto stimolante. Di Guzzi ho scritto in tante occasioni, non mi ripeterò qui. Di Faggin, che non conoscevo, ho apprezzato la passione nel conoscere, la calma lucidità e soprattutto la grande onestà intellettuale. Lui è quello che sembra, non ha doppiezze. Si mette in gioco. Quando parla del suo risveglio spirituale (come aveva fatto nei libri Silicio ed Irriducibile, come farà in modo importante nel video dell’incontro), è terribilmente aperto ed onesto, ad esempio. Puoi seguirlo, prenderne le distanze, scegli tu. In ogno caso, la proposta è limpida. 

Ci fu un lungo lavoro di preparazione, ovviamente. Mi lessi tutto Irriducibile (Silicio me lo ero già letto qualche estate fa, come parte del lavoro che facciamo in AltraScienza), che fu una esperienza intellettuale intrigante, ma anche un conforto e una carezza importante, per l’idea della scienza aperta e dialogante che ne veniva fuori, finalmente svincolata da ogni residua tentazione riduzionistica. Al di là della valutazione della teoria della coscienza, comunque assai interessante da esaminare, molto mi ha confortato. 

Ci fu un salto in casa Guzzi (che bello abitare vicini), in cui Marco dimostrò – oltre ad una visione molto chiara ed operativa di come si sarebbe potuto svolgere l’evento – una grande disponibilità e mi aiutò moltissimo a dare una forma concreta all’evento, scendendo pazientemente fino alle scansioni temporali. I grandi possono essere molto pratici, anzi forse lo sono più di tutti. 

Ci fu la pubblicazione di un articolo sul blog Darsi Pace ed uno sul blog AltraScienza, entrambi sponsor dell’iniziativa. 

Una serie infinita di parlamentazioni e di accomodamenti (ringrazio le signore cul territorio che se ne sono occupate, Marina, Giovanna, Sara). Anche il volantino di presentazione ebbe una storia complicata (definire gli sponsor, eccetera). Ma era fatta, finalmente. 

Veniva il momento di partire. Viaggio complicato a causa di vari treni saltati, per la terribile alluvione dell’Emilia Romagna. Ma la sera di venerdì 19 ero finalmente a Verona. 

La mattinata successiva – un limpido e promettente sabato 20 maggio – fu bellissima, per me. Memorabile, si può ben dire. Ma come faccio, pensavo preparandomi in albergo la mattina fatidica. L’unica è essere me stesso, ogni altra cosa risulta imperfetta, posticcia, noiosa. Così ho provato. Io dovevo solo coordinare questi due big, fornire la linea rossa di connessione, per il resto non dovevo apparire. Erano loro sul palco. Non so se sono riuscito: mi dicono di sì, cioè mi dicono che la mia conduzione (imperfetta, ne sono consapevole) è stata gradevole ed apprezzata. Questo mi basta, più di questo non chiedo. 

E la parola a Faggin e Guzzi, ora. A noi meditare quanto loro ci hanno detto: in un’epoca di tanto parlare vano, queste parole vanno riprese, soppesate, portate nel cuore. 

Mica per altro, è solo perché ci conviene.

Loading


Scopri di più da SegnaleRumore

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli via e-mail.

Pubblicato da Marco Castellani

Marco Castellani, astronomo, divulgatore, scrittore

6 Risposte a “Una mattinata memorabile”

  1. Caro Marco, solo facendo le cose si può imparare e migliorare.
    La conduzione di un incontro di questa levatura avrebbe messo in crisi chiunque e tu te la sei cavata bene, importante era sare spunti mirati come hai fatto e spero che questa sia solo la prima puntata di una serie di incontri di approfondimento.
    Buona estate, quando lo rivedrò, presto, ti dirò altro, è un incontro che più lo vedi più lo scopri………

    1. Grazie caro Alessandro. E non dimentico il tuo aiuto nella preparazione, la tua presenza discreta ma costante. Da vero amico. E tutte le conversazioni che ci siamo scambiate: ricordi i nostri “vocali” in cui la mattina mi confidavi i pensieri che avevi formulato sull’incontro? Che mi sono stati utilissimi. E avrai notato che il mio incipit… in realtà me l’hai donato tu! “Non so se conoscete Guzzi o Faggin; io conosco un po’ Guzzi e un po’ Faggin perché…” mi ha tolto dall’impaccio di iniziare, in modo elegante.

      Grazie caro non dimentico nemmeno la tua cordiale assistenza (con Gabriella) nei primi passi del mio percorso in Darsi Pace. Nemmeno le nostre “pizze”. Che dovremo presto proseguire…

  2. Ciao Marco. Ho visto solo ieri il video della conferenza e,si’, ho apprezzato il tuo modo di condurre l’evento, con quella pacatezza gentile che ti appartiene e lascia da parte l’enfasi. È stato stimolante per me,perché mi ha offerto l’occasione di conoscere Federico Faggin ,di cui non sapevo nulla e che ora vorrei conoscere meglio. Buon lavoro, ormai sei un moderatore a pieno titolo!

    1. Grazie Monica, sei molto gentile! In realtà ho ancora strada da fare per diventare un buon moderatore davvero… quel che posso dire è che l’occasione è stata fantastica ed anche divertente, e i due relatori hanno fatto un bellissimo lavoro, sono stati bravi anche nel mettermi a mio agio!

      Un buon modo per cominciare a conoscere Faggin, credo, è gironzolare nel sito della sua Fondazione… e poi certo ci sono i due libri (attenzione che Silicio, il primo, è bellissimo ma anche molto tecnico, in alcune parti).

  3. Sì caro Marco, davvero un bel incontro, ho notato quella mattina, che raramente succede che in un incontro così (al quale ho avuto l’onore di partecipare), si possa ridere e divertirsi così com’è successo a Verona. Questo grazie anche alla tua condizione semplice e molto umana. Grazie
    Stefano

    1. Grazie caro Stefano, quello che scrivi mi conforta ed è molto bello che io sia riuscito, almeno un poco, a “mettermi a servizio” in modo che le cose importanti venissero a galla in modo anche divertente. Un abbraccio!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scopri di più da SegnaleRumore

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading