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Sei anni su Twitter, esatti esatti

Come passa, il tempo…

Sembra ieri che provavo timidamente a cercare di capire cosa ci fosse di tanto interessante nel mandare brevi messaggi di stato. Non ero stato ancora preso dal fenomeno del microblogging, che presto mi sarebbe cresciuto addosso a livelli considerevoli.

Le cose andarono così. Twitter mi attese, quando mi convinsi a migrare su Jaiku, un’avventura tanto promettente quanto ahimé disattesa. Mi attese pazientemente anche durante l’eccitante esperimento di Qaiku


Lo sapeva,  sospetto di sì.  Lo sapeva che sarei tornato…

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Omologazione informatica?

Ogni tanto ci penso. E’ che chi non ha vissuto il tempo glorioso della sperimentazione probabilmente non può comprendere appieno. C’è stato un tempo nel quale fiorivano diverse piattaforme, si sperimentavano modelli di social network, per ogni paradigma che sembrava farsi strada, vi era tutto un sottobosco di esperimenti più o meno riusciti che avevano i loro sostenitori, e comunque ti facevano capire che c’era ben più di ‘un modo per farlo’. Di modi ce ne erano a decine, ognuno in sana competizione con gli altri.
Ci penso. Penso che Twitter è nato con una struttura così elementare che nessuno gli avrebbe dato mezzo euro di credito. Brevi post di 140 caratteri appena (fatti apposta da poter essere scritti come SMS dal cellulare), nessuna possibilità di commenti, di citazioni di altri. Poi è venuto – dalla comunità degli utenti – il meccanismo della risposta, ottenuto premettendo la “@“ al nome dell’utente al quale si vuol parlare. Poi è stato integrata una dinamica di citazione, di ‘retweet’. Sono arrivati gli hashtag

Oggi Twitter è il paradigma assolutamente imperante per questo tipo di social network. E’ uno standard, non più una particolare realizzazione. E’ come la posta elettronica – non è percepito come un servizio commerciale di un dato fornitore. E’ quel servizio. Basti pensare che quando Benedetto XVI ha aperto il suo microblog, logicamente lo ha fatto su Twitter. Logicamente, realisticamente: perché è “lo” standard per il microblogging (tanto che quest’ultimo termine comincia a perdere di significato, visto che dovrebbe indicare una galassia di servizi per la quale la luce di uno solo offusca tutti gli altri). Onestamente: ogni altra scelta sarebbe sembrata “strana”, non trovate?
Ma prima no. Prima c’erano altre strade, altre vie. Altri modi di vedere il mondo. Ecco, prima c’era Jaiku. Ricordiamocelo. Quando Twitter non aveva ancora nulla, Jaiku aveva messo su un vero sistema di commenti, ad esempio. Non solo. Aveva i gruppi: potevi associarti ad un gruppo con cui condividere un dato interesse, ognuno con il suo forum di discussione. Jaiku inoltre aveva un client per Symbian che – per l’epoca – era davvero un gran bel pezzo di software. L’ho usato sul mio Nokia 73 e vi posso garantire che era splendido. La scommessa per il mercato mobile era stata lanciata. L’alleanza con Nokia (dire Nokia qualche anno fa era come dire iPhone oggi) un’arma formidabile. 
E’ stato un bell’esperimento…  
Poi per qualche motivo la scommessa è stata anche persa. Jaiku è prima stato comprato da Google, poi è defunto. Qaiku – nato sul suo modello – ha subito lo stesso destino. Il mercato è implacabile. E ha leggi a volte imperscrutabili.
Facebook aveva pure i suoi antagonisti. La guerra Facebook – MySpace, chi se la ricorda ora? Chi dice più “cercami su MySpace?”. Senza contare tutti gli altri network che spuntavano come funghi. Bello il periodo che è passato. Ogni giorno c’era una cosa nuova da provare. Fotografie di un passato recente, che sembra già antichissimo. 
Ora il mercato ha scelto. Si è ristretto su Facebook e Twitter (Google+ tenta di entrare in partita, ma non mi è chiaro quanto riesca davvero). Prima era divertente (tanti network con cui giocare, sperimentare) e frustrante (per collegarti con Tizio dovevi registrarti da una parte, con Caio dall’altra…). Ora è efficiente, utile (o inutile), rapido (siamo tutti su Facebook), e… noioso. 
Sì, dal punto di vista tecnico, noioso. Perché abbiamo perso lo stupore e la varietà.  Non abbiamo più che un solo modo di vedere le cose.

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In Twitter non si può

Ogni tanto mi viene da pensare che Twitter, al quale riconosco una buona serie di meriti e di caratteristiche “virtuose”, stia però influenzando un pò “perniciosamente” la comunicazione sul web, spingendola verso una eccessiva brevità e frammentazione. Non so dire se la nostra ridotta capacità di seguire un discorso esteso e articolato senza distrazioni possa risentire della frequentazione della nostra timeline (come qualcuno sostiene), o sia piuttosto un sintomo di una attitudine moderna ben più generale, ma di certo a volte mi infastidisce la scelta filosofica “tanti stimoli ma brevi” che sottende all’implementazione di Twitter: come se non ci fosse niente che meritasse un’attenzione superiore alla manciata di secondi (o alla frazione di essi).
Sistemi di microblogging alternativi a Twitter ci sono, con caratteristiche interessanti. Purtroppo il loro impiego effettivo e quotidiano, al di là dell’esplorazione delle loro caratteristiche, si scontra con il fatto che la base di utenti è sovente particolarmente ridotta, spesso a dispetto del loro intrinseco “valore”. Più volte in questo blog ho elogiato le doti di Qaiku, che mi sembra una delle piattaforme più valide in questo senso: il modello “ibrido” di “messaggio corto + risposta lunga”, mutuato da Jaiku, permette di sviluppare conversazioni interessanti e non necessariamente “costrette” a brevi botte e risposte dal medium medesimo, come in Twitter. 
Ecco, questa discussione  su Arch Linux ad esempio in Twitter (o in Identi.ca, che ne mutua diverse caratteristiche pur apportanto interessanti innovazioni), non si sarebbe potuta fare…
Un thread in Qaiku. Come spiegare le doti di Arch linux, su Twitter? 🙂
Eppure Twitter è diffusissimo (anche per diversi indubitabili pregi, non lo metto in dubbio) invece Qaiku – che dalla sua presenta una serie di altre caratteristiche interessanti, come il filtro per linguaggio, l’importazione di feed RSS, i gruppi – non lo usa quasi nessuno, almeno da noi.

Ammettendo che la mia visione delle sue qualità risulti condivisa, ebbene, non sarebbe la prima volta che a vincere non è il migliore…. Ora dirò una cosa su cui si può forse dissentire… ma quant’è superiore la base di utenti di Windows XP rispetto a quella di una moderna qualsiasi distribuzione linux…??

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Eccola, Ubuntu DieciZeroQuattro

DieciZeroQuattro
Originally uploaded by mcastellani
E’ fatta, ho appena aggiornato la mia linux box alla Ubuntu 10.04! Con piacere devo dire che la procedura di upgrade si è svolta senza patemi e praticamente nessun intervento da parte mia (a parte confermare la sovrascrittura di alcuni files di sistema).

Ora, di esplorazioni dettagliate della nuova release ve ne sono tantissime in rete (ad esempio in italiano c’è quella su webnews, ma basta googlare un pò  per trovarne a bizzeffe), dunque qui mi appunto solo qualche impressione d’uso. Diciamo, quello che mi colpisce senza “raspare” troppo sotto la superficie, al primo approccio. Vediamo…

  • per un “malato” di social networks come il sottoscritto, Ubuntu 10.04 si presenta con un aspetto davvero interessante: è spiccatamente sociale. E’ infatti integrato il client gwibber (giunto ormai alla release 2.30.0.1) che supporta Twitter, StatusNet, Facebook, Identi.ca, Digg, FriendFeed ed anche Qaiku (un servizio di microblog con supporto alle lingue che mi piace molto, di cui ho già parlato nel blog, e del quale ho curato buona parte della traduzione dell’interfaccia in italiano). Di più, non è soltanto incluso, ma fa parte del concetto “sociale” di Ubuntu, per il quale si può intervenire sulla propria “presenza online” direttamente dalla barra di stato superiore di Gnome. Sono molto curioso (e lo sono anche gli sviluppatori) di capire se l’inclusione nativa di Qaiku in Ubuntu porterà nuovi utenti a mettere il naso in questa interessante ma ancora poco conosciuta piattaforma.
  • Si è molto parlato in rete del nuovo negozio di musica online che arriva integrato dentro il “software di gestione e riproduzione musicale per GNOME” Rhytmbox, arrivato alla versione 0.12.8 (ma questo vezzo di andare avanti con le versioni zero punto qualcosa non lo vogliamo perdere??). Ho appena dato un’occhiata e tra l’altro i prezzi di diversi album sono molto interessanti e almeno in alcuni casi, nettamente inferiori a iTunes. Ma per qualche motivo ho provato ieri e oggi ad effettuare un acquisto senza riuscire a completare l’operazione.. si ferma a metà della procedura. Aspettiamo e riproviamo 😉
  • Gli sfondi e tutto il desktop GNOME hanno il mio plauso, per la ricerca estetica che mi pare abbia avuto ottimo esito. Complessivamente, mi sembra abbastanza chiaro che Mac OS X sia stato ben tenuto in conto dagli sviluppatori di Ubuntu (fino ai particolari come le iconcine sulla parte sinistra delle finestre)… ma va bene così, no problem 😉
  • Anche l’Ubuntu Software Center (il cui riferimento non troppo nascosto è ancora il repositorio software online di Mac OS X) ha fatto rilevanti progressi. E’ più facile e piacevole navigare tra le categorie per scegliere il software da istallare… gratuitamente, per giunta!
Insomma, a me piace. Sicuramente vi sono cose da migliorare e da sistemare (incluso qualche stranezza di gwibber, a me continua a dare errore di autenticazione in Qaiku nonostante abbia inserito già un paio di volte la API corretta… ), ma mi pare siamo arrivati ad una versione di tutto rispetto; una delle rappresentazioni più importanti – forse la più rilevante al momento attuale – di un sistema operativo open source.

… voi che ne pensate, sto esagerando ?

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Aggiornamento e restyling per Qaiku

E’ davvero un peccato che il servizio di microblogging Qaiku ancora non abbia trovato – in generale, e presso la comunità italiana in particolare – il credito che a mio avviso meriterebbe, alla luce delle caratteristiche e della flessibilità della sua struttura (meno minimalista ma decisamente più efficace di Twitter, ad esempio).
Caratteristiche come i gruppi tematici, la possibilità (unica nel suo genere) di selezionare i messaggi per lingua, l’invio nativo di immagini (e ora anche di attachment più generici), il modello conversazionale evoluto (possibilità di aggiungere commenti ai post, notifica agli interessati) sono tutte cose che potrebbero portare più di qualcuno ad una analisi attenta della piattaforma (che tra l’altro è stata tradotta per gran parte in italiano, indovinate da chi…)

Nella giornata di ieri Qaiku è stato offline per qualche ora, dopodichè gli utenti hanno avuto la sorpresa di ritrovare il sito con un sostanziosa “rimessa a nuovo” del sito, che proprio in questi giorni festeggia il suo primo anno di vita. 
Qui a SegnaleRumore è stata seguita l’avventura di Qaiku fin dai primi momenti in cui l’infrastruttura è uscita dalla fase di test “interno”, sempre con deciso interesse. Tra l’altro, gli utenti di Ubuntu trovano in Gwibber  – un client di microblogging già incluso in Ubuntu 9.10 – un valido strumento per accedere al servizio senza nemmeno dover aprire un browser.
Con l’occasione, pubblichiamo qui una schermata del gruppo tematico dedicato a linux (che come ogni altro gruppo, permette di lavorare selettivamente in italiano, inglese, o qualsiasi altro linguaggio) .. si sa mai qualcuno voglia passare da quelle parti…

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Qaiku, lavori in corso (e nuova piattaforma)…

Ve lo devo dire, provo una certa eccitazione nel saltare dentro un progetto che a mio avviso presenta delle buone potenzialità, e seguirne gli sviluppi dall’interno, giorno per giorno… Vederlo crescere pian piano, interagire con gli sviluppatori (spesso molto più attenti e disponibili dei gestori di un grosso progetto pienamente avviato). Proprio questo mi sta accadendo al momento attuale con la piattaforma di microblogging Qaiku, della quale ho già parlato in varie riprese, in questo blog.

Sono saltato dentro Quaiku nel mese di marzo (per quanto ne so adesso, potrei essere uno dei primi italiani ad essersi iscritto: sicuramente il primo messaggio in italiano è del sottoscritto), perchè attirato dal fatto che si presentasse dichiaratamente inspirato a Jaiku (la piattaforma prima comprata da Google e poi praticamente… lasciata in naftalina ed infine dismessa, con codice rilascito sotto open source), che ho molto apprezzato in passato per alcune sue caratteristiche, come il supporto nativo ai gruppi e la possibilità di appendere veri commenti ai posts (diversamente da Twitter, come sappiamo).

Qaiku si presentava all’epoca quasi come un clone di Jaiku o appena poco più, ma con una serie di cose in via di sviluppo assai promettenti, tra i quali un supporto embrionale al filtraggio per lingua, e soprattutto con un fervore di sviluppo interessante e contagioso. Le premesse iniziali sembra fossero fondate, perchè il tasso di sviluppo è rimasto piuttosto elevato e costante, con l’aggiunta progressiva di una serie di importanti funzionalità.

Ora è appena stato rilasciato un importante aggiornamento che ha il pregio anche di esaltare alcune delle caratteristiche peculiari di Qaiku (che personalmente ho trovato subito attraenti): tra queste spicca a mio avviso il pieno supporto ai filtri per linguaggio. Ora è possibile accedere in maniera rapida e semplice a tutti i messaggi scritti in un dato linguaggio (all’atto di inviare un aggiornamento, si può infatti specificare in che linguaggio viene inviato).

Ottima mossa dunque per Qaiku, piattaforma sempre più interessante. Da considerare per chi avverte come insufficiente il modello “conversazionale” di Twitter e affini. Peccato solo la presenza italiana sia assolutamente esigua al momento. Ma chissà, le cose possono sempre andare meglio…

… Let’s go forward, qaiku 😉

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Microblogs, prosciutto e mortadella…

Riflettendo sui diversi modelli di microblogs (quei siti dove si inviano frequenti aggiornamenti di stato, perlopiù di dimensioni non superiori ai 140 caratteri), mi pare che vi sia, al di là delle sottili distinzioni tra le diverse piattaforme tecnologiche, una distinzione di fondo tra due tipi di modelli “di conversazione”, quello nel quale è possibile aggiungere veri e propri commenti ad un dato status, e quelli in cui invece si può commentare “rispondendo” con un proprio messaggio di status, rivolto alla persona alla quale si vuole rispondere.

Innegabilmente quest’ultimo modello è di gran lunga quello dominante, essendo adottato da Twitter (o anche il più recente Identi.ca), assolutamente preponderante in termini di user base, rispetto ai concorrenti. Il “problema” è che Twitter non è nato come strumento di conversazione, ma sono gli utenti stessi ad aver inventato lo schema di base di “risposta”, adottando la convenzione ben nota di premettere il nome utente con la “@” per segnalare che lo status è una risposta allo status del dato utente.

Chiaramente in questo modello il commento non è concettualmente diversa dal normale post; sottostà alle medesime regole (lunghezza max etc). E’ altresì chiaro che non risiede sul microblog dell’utente il cui status si vuole commentare, ma sul proprio.

Essendosi diffusa questa convenzione tanto da diventare standard, Twitter ne ha “preso atto” e ha semplicemente reso più facile la consultazione delle risposte con appositi link.

Un esempio di microblog a modello conversazionale è invece Jaiku (e il recente Qaiku, giovane ma promettente). Tali piattaforme permettono di appendere ai post di un dato utente un vero e proprio commento. Il sistema “risolve” la differenza tra post e commento, il che permette naturalmente l’esistenza di regole specifiche e distinte per le due categorie: in Jaiku/Qaiku, ad esempio, i post sono di lunghezza limitata ma non i commenti; il che può avere un senso in diverse occasioni (post del marito “Vado a casa”, commento della moglie “ricordati di passare a prendere il latte e fare la spesa e riprendere quei vestiti a casa di mia madre e non dimenticarti dell’impegno che abbiamo per la serata dai vicini”)

Twitter in sè ha molti pregi; qui però volevo porre in evidenza come il modello di risposta che adotta sia limitativo in molti casi. Ad esempio: mettiamo che io – preso un bel dì da una irrefrenabile curiosità – immetta nel mio microblog preferito la domanda “preferite il prosciutto o la mortadella?”.

Se è un blog Twitter-like, ogni utente risponderà dal suo microblog, con un link alla mia domanda. Il mio caro amico (diciamo) Ciccio Baciccio, che segue il mio microblog, vedrà però di queste risposte solo quelle i cui estensori sono puta caso anche suoi contatti. Quelle degli altri utenti (ai quali io non rispondo direttamente a mia volta, originando un link verso di loro) non saranno nè visibili nè ipotizzabili, per Ciccio Baciccio. Poco male, ordinariamente. A meno che non sia interessato, per qualche motivo, allo spettro completo delle risposte alla mia importante questione, a prescindere da chi le invii.

Se invece è un microblog di tipo conversazionale, al di sotto del mio post troverà ordinati per tempo, tutte le risposte effettivamente pervenutemi. E senza dover “saltare” da un sito ad un altro, in aggiunta. Immaginate un qualsiasi post che collezioni abbastanza feedback, come è ad esempio in Jaiku, oppure in Qaiku o come potrebbe invece essere in Twitter (ovviamente per quest’ultimo caso non posso mettere un link, perchè non è contenuto in una pagina soltanto).

Questo non per dire che una soluzione è necessariamente meglio di un’altra, essendo concettualmente differenti (non si confrontano mele con pere, come insegnano anche a scuola).

Però però… è anche vero che tutti sanno quanto sia frustrante, a volte, cercare di rannodare i fili di una estesa conversazione su Twitter… cosa ne pensate?

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Jaiku, Qaiku e (naturalmente) Twitter…!

Il settore dei microblogs appare in continuo e rapido mutamento; mentre si può certamente dire che il leader indiscusso rimane al momento Twitter, vi sono diversi “competitori” che si muovono nello steso ambito, e che implementano soluzioni tecnologiche anche sensibilmente diverse. Un concorrente “storico” di Twitter è ad esempio Jaiku. Questo si differenzia in prima istanza per l’adozione di un modello più conversazionale, che si traduce nella possibilità di aggiungere commenti ai post dei vari utenti (mentre appunto Twitter permette esclusivamente di rispondere dal proprio microblog premettendo nel proprio messaggio il nome utente a cui ci si rivolge).

La traiettoria compiuta da Jaiku è piuttosto curiosa: acquisito da Google diverso tempo fa, è rimasto praticamente in naftalina nei magazzini del gigante statunitense (poco o nessuno sviluppo per mesi e mesi), fino a che si deciso a promettere un imminente rilascio del codice come progetto open source. Di recente, Jaiku è rimasto offline per poco più di un giorno, ed è tornato attivo con alcune modifiche piuttosto sostanziali: se da un lato la scomparsa (almeno allo stato attuale) delle inserzioni pubblicitarie, è senz’altro una cosa gradita, dispiace la scomparsa dei feed, un’altra caratteristica interessante che aveva reso Jaiku come uno dei primi servizi di lifestreaming apparsi sul web.

Interessante in questa prospettiva che il modello di Jaiku abbia generato delle esperienze molto simili, ancor prima che il suo codice sia “regalato” alla comunità web: Qaiku è dichiaratamente ispirato – fin nei dettagli della grafica – al modello di Jaiku, di cui ad esempio riprende in pieno la struttura “conversazionale”, introducendo però delle novità interessanti come la differenziazione in base al linguaggio, e la possibilità di avere anche canali privati. Per molti versi è un progetto giovanissimo e in fase di pieno sviluppo, ma le potenzialità che presenta sono indubbiamente interessanti…

Insomma un settore quanto mai fluido. La domanda interessante forse è questa: emergerà un serio antagonista a Twitter? Probabilmente è ancora presto per dirlo…

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Qaiku: appena un’altra piattaforma per microblog?

Sembra che sia arrivato un altro interessante servizio di microblogging: è appena uscito Qaiku. Beh, potremmo chiederci, abbiamo davvero bisogno di un altra piattaforma di microblog? Allora, ci ho giocato un pochino questa sera, e adesso sento che la risposta potrebbe essere un “sì”… Ok, ci sono ancora alcuni bachetti, ma è in fase di sviluppo molto attiva, e sopratutto ha un bel modello di conversazione, dove i post possono essere arricchiti da commenti – commenti veri, intendo (non come Twitter, dove sono essenzialmente collegamenti esterni).

Un’altra cosa interessante, per quel che vedo: una interessantissima attenzione alla pluralità dei linguaggi: puoi scegliere uno o più linguaggi che tu comprendi, o che vuoi imparare, e puoi filtrare i messaggi secondo le tue scelte. Poi, ancora, la possibilità di marcare come “preferiti” singoli messaggi, poi i gruppi, l’opzione di rendere alcuni post privati… 

C’è abbastanza, per me, per decidere di seguire lo sviluppo di Qaiku con deciso interesse.

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