Certo che iA Writer ha questo, che apri il programma e ti viene voglia di scrivere. Ancora non sai bene cosa scriverai, anzi non lo sai per nulla affatto. Però questa cosa è certa, ti va di scrivere. L’interfaccia linda e pulita è proprio un invito. Le lettere scorrono grandi dentro la finestra e il preview istantaneo ti dà un gusto particolare. Questo forse, chissà, è perché sei abituato ai codici che compilano, cioè a scrivere in un modo ed aspettarti che quello che scrivi venga modificato, interpretato in qualche modo.
Quindi anche se è un poco rozzo in tante parti gli si perdona molto, perché è molto simpatico per il resto. Poi il fatto che fa venire voglia di scrivere, davvero non ha prezzo.
Ho fatto l’abbonamento anche ad Ulysses perché mi attira molto con tutte le sue caratteristiche spaziali straordinarie, ma poi non so perché a scrivere torno sempre qui. Quasi sempre qui, voglio direi. Quindi non so, magari toglierò l’abbonamento tra un po’ di tempo, risparmiando qualche soldo. Tutto sta a vedere se riesco bene a proseguire il progetto del quaderno di Astronomia qui dentro iA Writer. Che poi è sempre il solito dilemma, Ulyssess esiste solo per il mondo Apple, e io nel mondo Apple ho appena un piedino, cioè ho mantenuto l’uso dell’iMac avendo sostituito il mio vecchio con quello equipaggiato con M1. Bel prodotto, non c’è che dire. Però in questo modo sono sempre a metà, un po’ su Apple un po’ su Windows (e un po’ su Android per tutto il resto), e quindi l’integrazione direi che manca. Abbastanza manca.
In effetti questa è una delle piattaforme di blogging più antiche. Anzi, è stata la piattaforma da cui tutto è partito. Il fenomeno blog, messo un po’ in sordina dall’esplosione dei social, sembra parte di un web antico, eppure ancora c’è. Blogger – risalente al secolo scorso, addirittura – è stata come sappiamo comprata da Google, ed è attiva tuttora. E dopo varie opzioni, diverse prove, diverse scelte, sto ricominciando ad apprezzarla. In confronto al tasso di innovazione e alla velocità di variazione di tanti ambienti come WordPress, Medium, etc – diciamolo subito – è una specie di dinosauro, di bradipo, insomma in movimento lento.
Lentissimo.
Blogger ha questo, di suo. Può far passare anni, senza che venga introdotta alcuna modifica. Interi anni (un anno, per un progetto Internet, equivale a mille secoli nel mondo reale). Tanto che ti chiedi se sia rimasto acceso solo per caso, magari qualcuno in Google si è dimenticato di spegnere l’interruttore. Tipo, non so, chi lo chiude Blogger stasera? Ok, faccio io. Ricordati però prima che vai via, eh.
Blogger è una faccenda per cui, nel suo blog (sì esiste un blog dedicato), può passare tranquillamente più di un anno da un post al successivo. Per esempio, il penultimo post è di marzo 2017, e l’ultimo è di maggio del 2018. Insomma con tempi dilatati tanto che pensi, beh, ma c’è ancora qualcuno lì?
Però nella sua lentezza, nella sua impermeabilità a ogni meccanismo social, ha i suoi pregi.
Per essere uno strumento gratuito, ne ha diversi. Per esempio, un controllo completo sul tema. L’editor dei temi arriva a livello delle linee di codice, permettendo di effettuare online delle modifiche il cui unico limite è la conoscenza del codice HTML e dei CSS di chi vi si trova in mezzo. WordPress, nella sua versione dot com, non permette che minime modifiche.
Ha poi una sua essenzialità, che trovo molto adeguata per siti personali o comunque di pretese relativamente modeste.
Blogger permette anche di associare un nome a domino senza pagare nulla, come del resto fa Tumblr (e basta, credo). Certo, i temi di WordPress sembrano più carini, nella media, ma si può sopravvivere lo stesso.
Si potrebbe continuare con elenco di pregi e difetti, ovviamente. Certo che alla fine è tutta questione di gusto, è una questione più emotiva che razionale. Così nell’espressione in rete la parte del cuore gioca un ruolo fondamentale, ora e sempre, anche quando si vorrebbe fare rotta verso una asetticità e un pragmatismo più elevato.
Meno male che non è così, meno male che anche qui possiamo sempre ripartire dalle emozioni, forse la parte che più di ogni altra attende di essere trasmessa in rete, per creare risonanze ampie e virtuose, fuori dalla litigiosità coatta di tanti social. Ci vuole una presa d’aria, un momento di tranquillità.
Dove pesare le parole, levigarle, assestarle. Assecondarle.
E fare spazio all’idea di… riprendersi questo spazio.
Dopo vari tentativi, diversi esperimenti, WordPress, VPS, Medium….
Scrivere senza distrazioni è probabilmente la frase più usata (ed abusata) per il software di scrittura al computer. Visto che il minimalismo va ancora abbastanza di moda, è sempre un lancio elegante ed efficace. Però questa volta direi che l’appellativo risulta abbastanza azzeccato.
iA Writer è la mia attuale opzione per quanto riguarda la scrittura creativa (racconti, poesie), per una serie di ragioni che accennerò in parte, se vorrete seguirmi.
Bisogna dire subito, è multipiattaforma. Esiste per OS X, iOS, Android e — tra pochissimo — anche per Windows. Dunque puoi veramente portare il tuo lavoro dappertutto, qualsiasi computer o tablet o telefonino tu stia portandoti appresso in un dato momento. Puoi iniziare con il MacBook, per dire, poi spostarti sul tablet e quando sei fuori casa, dare una ritoccatina alla tua opera usando lo smartphone.
Nella ricerca di ambienti adeguati di scrittura, ho fatto un viaggio abbastanza articolato, che è partito — tralasciando ora la preistoria — dall’infatuazione per Scrivener (sul quale ho compiuto tutta la lunga opera di revisione del romanzo Il ritorno), per muoversi poi su Ulysses, ed approdare infine a iA Writer. Provato quasi per caso, poi piano piano è maturato l’interesse e direi quasi la passione. Certo il passaggio da Ulysses a iA Writer — in particolare — non è stato facilissimo, perché abbandonare un ottimo software, con delle eccellenti caratteristiche, non è mai facile. Eppure l’esigenza di poter avere accesso alle mie cose anche sui dispositivi mobili Android, alla fine ha prevalso.
In questo, la scelta di Ulysses di passare ad un modello di business che prevede un abbonamento mensile, in luogo dell’acquisto del software, ha dato anche lui una mano, lo devo ammettere. Senza entrare adesso in accurate disanime dei vari modelli per finanziare uno sviluppo di software, direi solo, in questa sede, che non è un modello a cui io sia particolarmente affezionato. Ho già troppi abbonamenti (Netflix, Spotify…) per accollarmene un altro a cuor leggero.
Ed eccoci. Da diversi mesi uso iA Writer sia per la prosa che per le poesie. Certo, c’è da abituarsi al fatto che si deve lavorare in Markdown, che per i più — magari abituati a Word — può essere un attimino spiazzante. Eppure dopo un pochino ti ci abitui, e anzi inizi ad apprezzare il vantaggio indiscutibile di lavorare con file di puro testo, essenzialmente l’unico formato che rimane leggibile in un tempo abbastanza lungo (fatte salve le iscrizioni rupestri).
Il racconto Venti Passi su iA Writer, (a sinistra in formato Markdown, a destra il rendering)
Nel Markdown la formattazione è tenuta al minimo (l’idea è che pensi a quello che devi scrivere e rimandi gli abbellimenti per dopo), ed è integrata nel testo ASCII. Così se parti per la Luna un anno o due e poi torni, non è apri l’ultimo Word e scopri che i tuoi files non sono più leggibili. In linea di principio, un qualsiasi stupido editor di testo, te li presenta in formato leggibile.
Ok, vai. Se devi, vai… Ma hai salvato tutto in Markdown, prima di partire?
La qual cosa, mi piace.
E del resto, anche Ulysses sposava già la stessa filosofia. Avendo già sofferto il cambiamento all’uscita da Scrivener, ora soffro un po’ di meno.
La chiave di tutto — a mio modo di vederere-— è la possibilità di esportare in una ampia serie di formati: per terminare l’ultima parte di lavoro, dove sia necessario. Ad esempio, puoi esportare in formato Word e finire l’ultima revisione lì. Siamo pratici: è assai difficile che un editore — o una piattaforma di autopubblicazione — accolga i tuoi lavori redatti in uno splendido Markdown. Ti chiederanno piuttosto un “bel” file Word, se non magari un PDF.
Ed ecco il trucco.
Tutto il backstage (il 99% del lavoro) lo fai in Markdown, e poi l’ultimo ritocco lo apponi esportando in Word e sistemando quelle due o tre cosette (impaginazione, caratteri, etc…) di cui in fase creativa potevi tranquillamente non occuparti.
iA Writer ha di suo diverse caratteristiche comode ed interessanti (e anche qualcosa in meno di Ulysses), ma è inutile che vi faccia perdere tempo elencandole tutte. Le trovate nella loro pagina web (come è normale che sia).
La cosa che più mi piace, e che mi fa affrontare e superare anche qualche asprezza ancora presente nel software (esempio, una qualche differenza nel rendering del Markdown quando si usi un ambiente OS X rispetto alle applicazioni Android), è però qualcosa di più immateriale, se possibile, del software medesimo.
Ed è l’attitudine. La scelta del focus, se volete. Facciamo sempre questi due esempi, che sono uguali ed opposti, tanto per capire. iA Writer punta ad essere disponibile su ogni piattaforma (no, a parte il VIC 20, che ora ha un segmento di mercato abbastanza ridotto). In soldoni: c’è per OS X, iOS, Android e — ormai ci siamo — per Windows. Ulysses, per parte sua, si indirizza esclusivamente (e/o elitariamente…) al mondo Apple (OS X e iOS).
iA Writer con il suo sbarco su Windows rende — grazie al cielo!— anche il mio Surface 4 un attrezzo adeguato al mio lavoro di scrittore (suona alquanto pomposo, lo so, ma in fondo come bisogna chiamare uno che scrive?). E spazza via i piccoli residui di incertezza che ancora potevo avere, in caso li avessi avuti (forse sì, non è certo).
Solo Apple oppure Apple e resto del mondo? Niente di male o di esecrabile in entrambi i casi, ma è ovvio che tale scelta di fatto si ritaglia una porzione di mercato e specifici utenti, già di per sé. Se io mi trovo bene con il mio mix OS X + Android + Windows (Surface 4, appunto), è ovvio che Ulysses non potrà essere la mia prima opzione. Più articolato è il caso di chi si muove già dentro un ecosistema tutto Apple, in quel caso potrà scegliere solamente in base alle caratteristiche e al modello di business.
Ah, da non dimenticare. Per lavorare ovunque è necessario e sufficiente che il lavoro sia memorizzato sul cloud, come si dice oggi. iA Writer mi permette di appoggiare i files su Dropbox (o Google Drive) in modo di poterci accedere da qualsiasi dispositivo, in qualsiasi momento. E anche di sentirsi un po’ meno preoccupato del crollo randomico di qualche unità a disco, proprio nel momento in cui stai per mettere l’ultima parola sul manoscritto sul quale hai faticato per un congruo numero di mesi.
E’ un progetto attivamente sviluppato, e alcune nuove caratteristiche che stanno per essere implementate, me lo rendono ancora più piacevole.
First alpha of iA Writer Web Collaboration went out. … If you want to try it now, join our Alpha community on Google+ with the link below, then activate the Alpha version following the instructions in the pinned message https://t.co/M7retGMgmd
In un blog come questo, che guarda con specifica attenzione alle nuove modalità per leggere e per scrivere testi, rese possibili dalla Rete, è con grande piacere e deciso interesse che ritorniamo a parlare di Wattpad, un sito che come pochi intercetta in maniera intelligente le nuove modalità espressive di Internet per declinarle in modi creativi e finalmente adeguati al medium nel contesto del quale opera. L’occasione è l’uscita del testo di Sonia Lombardo, Wattpad istruzioni per l’uso.
Nei due post specificamente dedicati a Wattpad, Leggere ovunque e Scrivere ovunque, si delineavano per sommi capi quelle che a mio avviso sono alcune tra le caratteristiche più interessanti della piattaforma, rispettivamente dal punto di vista del lettore e di quello dello scrittore (che sovente poi sono la stessa persona).
E’ interessante, per dare un’idea della dinamicità del sito, riprendere ora proprio l’articolo Leggere ovunque, confrontando le cifre snocciolate all’epoca della stesura dell’articolo, con quanto desumibile adesso. Cifre riferite alla versione Wattpad di uno tra i più testi più classici ed inevitabili per quanto riguarda il romanzo, ovvero Orgoglio e Pregiudizio.Ebbene, se il numero delle letture, a settembre 2014, era di poco superiore ai due milioni, oggi viaggia sereno sulla rispettabile cifra di più di quattro milioni e trecentomila letture. Gli apprezzamenti sono quasi quadruplicati (ora sono più di quarantamila), e vi sono circa tremila commenti in più sul testo. Davvero un libro vivo che cresce e si arricchisce di giorno in giorno: esattamente l’opposto del concetto di lettera morta, potremmo dire. Altroché: la biblioteca di Wattpad respira e trattiene l’umanità di coloro che la attraversano, in mille e mille modi.
Per quanto concenre specificamente l’interazione creativa in Wattpad, ovvero la deposizione di materiale proprio all’interno di una libreria, va detto che la facilità di approccio, davvero molto semplice ed intuitivo, può ingannare. Di fatto, è necessario un certo apprendistato per un uso evoluto ed accorto della piattaforma. Ci vuole un certo tempo di utilizzo per comprendere come scrivere in maniera appropriata, e soprattutto come scrivere per farsi leggere, con un occhio alle tendenze più marcate delle persone che frequentano la piattaforma e al tipo di letteratura che meglio si adatta al medium specifico.
Tempo, dicevamo. O anche una buona guida. Una guida da parte di chi abbia investito attenzione e risorse in Wattpad, abbia analizzato gli andamenti e le tendenze, e possa dunque fornirci consigli utili (magari in Italiano, se si può).
Con piacere segnalo al proposito l’ottimo ebook di Sonia Lombardo, in uscita a brevissimo sui principali canali di distribuzione, intitolato Wattpad, istruzioni per l’uso. Sonia è la curatrice dell’ottimo sito StoriaContinua, veramente una miniera di informazioni per chiunque voglia comprendere come utilizzare in modo intelligente, moderno e soprattutto creativo la Grande Rete, quali sono le tendenze più attuali per condividere il proprio lavoro di scrittura online, quali sono gli errori da evitare e come far fruttare in modo efficace il proprio impegno. Stesse caratteristiche che si ritrovano nel suo agile volumetto, che rappresenta una ottima ed efficace guida per chi, intuito il valore e la peculiarità della piattaforma Wattpad, abbia il desiderio di fruirne in modo proficuo e ragionato. Sonia ha ovviamente anche un profilo su Wattpad, che potete raggiungere a questo link.
Riprendo dal suo post su StoriaContinua, un utile schema di quanto potrete trovare nella guida:
– Istruzioni per l’uso della piattaforma, sia su Web che sui dispositivi mobili;
– le principali tecniche di scrittura per tenere il lettore incollato alla storia
– consigli per portate una storia in primo piano nelle classifiche;
– consigli utili per guadagnare pubblicando racconti online;
– numeri e case history.
Guida che capita proprio a fagiolo. L’errore forse più comune, fonte poi di cocenti delusioni, è che di fronte alla familiarità di accesso di talune piattaforme (e Wattpad non fa certo eccezione) si ritenga che pubblicare e farsi leggere sia un processo facile ed immediato. Non è così: la piattaforma è frequentatissima, e proprio per questo ci vogliono delle strategie, bisogna imparare quali sono le tendenze e il pubblico più presente su Wattpad e come fare ad intercettarlo, come far sì che il lavoro si adatti alla piattaforma rispettandone le dinamiche interne.
Che è poi la cosa giusta per ogni situazione e circostanza. E’ l’oggetto di indagine che determina la strategia di approccio. Dunque adottare la strategia giusta per pubblicare su Wattpad, lungi dall’essere una operazione “furbetta” o di circostanza, è invece un segno di profondo rispetto per l’ambiente nel quale si va ad operare. Di converso, copiare ed incollare un testo — creato per altri fini e ambiti — sperando semplicemente di essere letti, non denota certo conoscenza delle dinamiche della piattaforma, così che questa frettolosità prevedibilmente si traduce spesso in disappunto, presto o tardi.
Prendere tempo per comprendere la natura specifica di Wattpad, ed operare in esso a ragion veduta, può garantire una più ampia e duratura soddisfazione. Ma questo non è una novità, ogni situazione esige da noi una lettura intelligente e simpatetica, solo così possiamo realmente trarne beneficio, e aggiungere valore. Cambia il mezzo, ma non la modalità di approccio. Umane, anzi umanissime.
In questo caso specifico, il testo di Sonia (in preordine fino al 10 gennaio al prezzo assai invitante di 0.99 Euro), accompagna il lettore in modo efficace ed amichevole alla conoscenza non superficiale di Wattpad e ne delinea i suoi tratti più specifici, rendendo la partecipazione attiva motivata e consapevole.
Non è a molto tempo fa che risale il mio primo incontro serio con Wattpad, ma si può ben dire che più lo uso e più me ne innamoro. E’ difficile definire esattamente quello che può essere. Intanto – vorrei partire da qui: una eccellente piattaforma per leggere ovunque, e leggere di tutto. Ci sono i grandi classici, tanto per iniziare: ci puoi trovare tanto Pride and Pregiudice di Jane Austen come Ulyssesdi James Joyce, in inglese. Ma non manca una buona collezione di classici, anche in italiano. Certo, proprio perché questi sono testi di dominio pubblico, non scarseggiano certo in rete le modalità con cui si possono scaricare (legalmente) e leggere. Epub, PDF, mobi, formato testo… tutto quello che volete.
Però tra tutte, la lettura attraverso Wattpad mi sembra particolarmente avvincente. Qualcosa che va studiato e compreso, come un nuovo modo di leggere nell’epoca della rete.
Mi spiego.
Quello che mi sembra faccia la differenza, non è tanto le lettura dal sito di Wattpad, attraverso il computer: sempre possibile, beninteso. Si possono ricercare libri interessanti, formarsi una propria libreria, ordinarli, condividerli, consultarli, commentarli. Ma l’interessa vero – a parer mio – scatta quando si fruisce Wattpad attraverso su un tablet o uno smartphone, per mezzo dell’applicazione gratuita (al presente sono supportati Android, iOS, Kindle Fire). Ecco: allora la lettura si trasforma, muta interiormente.
Leggere cessa di essere una occupazione solitaria, per diventare una operazione eminentemente sociale.
Eh sì, perché non solo il testo viene formattato per la lettura agevole sul dispositivo mobile (perfino sullo smartphone non è troppo male, devo dire: anche se non consiglierei la lettura di tutto un libro tramite l’iPhone, per dire), ma diventa possibile commentare puntualmentequello che si legge. Puntualmente, proprio: non soltanto a margine del capitolo (come si può fare anche da web), ma in ogni punto, semplicemente evidenziando una frase del testo e aggiungendo a margine le proprie riflessioni. Leggendo, poi, vengono segnalate a lato le frasi commentate, con anche il numero di interventi.
E’ evidente, che per un libro che abbia un buon numero di commenti, ciò apra a modalità di lettura assolutamente trasversali. Prendiamo un testo famoso come, appunto, Pride and Pregiudice. Anche per chi lo conosca bene, rileggerlo attraverso Wattpad assume una sua particolare interesse. Proprio in virtù delle sue caratteristiche, sui può leggere stando attenti ai commenti e seguendone (almeno) alcuni. Non tutti, certo, perché per un libro di quel genere sono decisamente parecchi: le statistiche sul sito riportano un numero di lettura superiore ai due milioni, un numero di apprezzamenti superiori a diecimila, e più di 2100 commenti (vedi figura).
La lettura di questi testi, conosciuti e straconosciuti, si arricchisce di una sapore social che ne rinnova l’interesse, insomma. In un certo senso, diventano di nuovo testi vivi, che attraverso i commenti e i like si modificano giorno per giorno sotto i nostri occhi. Vengono riportati nell’attualità, vivono il presente.
Insomma, il libro non è più una entità chiusa, ma si muta in qualcosa in perenne divenire, in continua trasformazione. Certo c’è un nucleo “duro” (il testo), ma attorno al quale l’attività è fervente, morbida, multiforme.
Iniziare il primo capitolo di Pride and Pregiudice seguendo i commenti che sono praticamente presenti quasi su ogni frase, è un’avventura che rischia di prendere molto, molto tempo. E non sarebbe esaustiva, perché nuovi commenti vengono sempre aggiunti: ora che guardo, l’ultimo commento in calce al testo (senza considerare quelli relativi a singole frasi) risale ad appena 18 ore fa.
Il libro così appare come un centro di discussione, una sorta di piazza virtuale dove un dato lavoro viene letto e commentato. Tornandoci, ogni volta si possono trovare nuovi spunti, si può intrecciare la propria opinione con una di quelle dei lettori precedenti. Insomma il testo è tutto tranne che morto.
Dunque già per un affamato lettore, Wattpad offre motivi di sicuro interesse.
C’è poi l’altra parte, quella dedicata a chi vuole intervenire più attivamente: a chi vuole scrivere. Infatti il bello è questo: che tutte queste prerogative sono a disposizione di tutti, di chiunque voglia scrivere. E per dire la verità, è proprio questa parte che ho scoperto per prima, e che mi ha interessato di più. Riversare contenuti su Wattpad (profilo mcastel) è stata poi, appena la logica conseguenza.
Ma di questo parleremo in un prossimo post. Intanto potete trovarvi qualcosa da leggere, tra autori vecchi e nuovi, tra grandi classici illustri sconosciuti (ma magari più bravi dei primi), non rimarrete senz’altro a bocca asciutta!
In Internet questo è il bello: è il terreno di coltura oggi forse più veloce e favorevole per mettere in giro delle idee. Mi sono imbattuto fortunosamente qualche giorno fa in un sito che ha sollecitato insieme sia la mia vena di scrittore che quella di appassionato di tecnologia. Si chiama Widbook, è ancora in fase beta (e infatti qualche asperità si trova qui e lì), e si propone come una sorta di social network dei libri (o una youtube libresca, come ci dice la recensione su Mashable).
Basta aprire un account e si possono fare diverse cose, come cercare persone da seguire, inviare messaggi di stato, cercare libri pubblicati per autore, o argomento… Ma soprattutto si può scrivere. Volendo, direttamente dentro un libro.
Mi vorrei spiegare. Non è troppo nuovo creare un sito che permette di pubblicare online il sudato frutto del proprio estro letterario, certo. Forse la vera novità di Widbook è l’estrema facilità con cui si ottiene un prodotto esteticamente valido. Si può scrivere subito dentro il libro, definendo copertina, capitoli e tutto il resto (fedele al fatto di aver vita sulla rete, al libro si possono aggiungere facilmente anche elementi multimediali, cosa alquanto difficile per un libro cartaceo). Si può anche mettere online un libro prima che sia terminato, riservandosi aggiornamenti ad un tempo successivo.
Ogni persona si costruisce così un suo scaffale con i libri che gli piacciono. E ovviamente, si può divertire a pubblicare libri digitali veri e propri, che si possono fruire attraverso computer, tablet etc… Una caratteristica da non sottovalutare è la possibilità di lavorare su libri… a più mani. Varie persone possono collaborare su un’unica opera, e questo apre senz’altro la porta a possibilità davvero interessanti.
Se a questo punto vi siete incuriositi, vi consiglio la visione del video ufficiale, è piuttosto gradevole e divertente… 🙂
Al di là di questo, Widbook si propone anche come un social network per scrittori, perché incorpora il consueto meccanismo per inviare brevi messaggi di stato, che vengono ricevuti (Twitter docet) dai propri followers.
Forse la mancanza più grande, al momento, è il fatto che non si può in alcun modo esportare un libro realizzato su Widbook. Nonostante questo, è un sito con un potenziale interessante per chi ama scrivere. Certo, come in casi analoghi, sarà tanto più interessante passarci del tempo tante più persone realizzeranno e metteranno a disposizione le loro opere. Non sarebbe male anche una ricerca separata per lingua; in particolar modo, questo potrebbe favorire il sorgere di comunità specifiche per ogni linguaggio…
Una cosa forse non troppo simpatica, è anche il fatto che anche solo per leggere libri si debba essere registrati. Ma questo ha comunque il vantaggio di essere “riconosciuti” dal sistema, e dunque poter inviare commenti e comunque interagire con l’autore dell’opera. Tutto sommato, è una “costrizione” accettabile.
Vedremo come la cosa evolve. Intanto, come prova, ho iniziato un libro dove verranno inseriti pian piano i nostri Racconti di Giada. Provate a leggerlo, se volete, e fatemi avere le vostre impressioni…
Avendo un interesse per lo scrivere che dura praticamente da sempre (minuto più minuto meno…), ed essendo entrato in possesso di un iPad 2 (accadimento invero molto più recente), mi è venuto naturale indagare un pò sulle possibilità che questa tanto decantata tavoletta può offrire nel campo specifico della scrittura.
Aggiorniamo i nostri blog con DraftCraft…? Possiamo gestirli tutti da un’unica interfaccia!
La prima impressione è di una piacevole abbondanza di software dedicato alla scrittura, che copre contesti tra i più vari. Vi sono software per la scrittura di post per blog, per l’acquisizione di note veloci, ed anche – se si è arditi abbastanza – per la stesura di veri e propri romanzi. In questo momento sto scrivendo con DraftCraft, che per quanto riguarda i blog sembra un programma valido (anche se mi ha gratificato di recente con una serie di spiacevoli crash con perdita dei post in preparazione… speriamo fosse cose riservata alle precedenti versioni!)
L’ambiente di scrittura di DraftCraft è pulito e piacevole, senza distrazioni. Bello il sistema che consente di lavorare su diversi post, arricchendoli mano mano, e aggiornando di conseguenza un indice di valutazione, tramite il quale capire quando il proprio lavoro sia diventato maturo per la pubblicazione. Proprio questo mi ha fatto capire che scrivere i post di getto non è sempre una cosa ragionevole 🙂
Un altro software molto interessante è certamente iWriter, Orientato decisamente al minimalismo, offre senza dubbio un contesto di scrittura privo di distrazione che invoglia sicuramente alla produttività. Ha il conteggio delle parole e permette il salvataggio dei files – oltre che localmente sul proprio iPad – anche su Dropbox e su iCloud. E’ senz’altro ottimo per preparare testi che poi possono essere continuati al computer o in altre circostanze: il fatto di avere il salvataggio sulla nuvola permette comunque di avere il proprio lavoro sempre con sè.
iWriter permette “ovviamente” di salvare il proprio lavoro in iCloud, la “nuvola” di Apple
Per progetti più ambiziosi, come la scrittura di un romanzo, c’è l’ottimo Manuscript (in attesa dell’arrivo di una versione per iPad di Scrivener). Di suo, ha il vantaggio non indifferente di incorporare una sorta di “procedura guidata” per elaborare un testo abbastanza strutturato. L’utilizzatore viene guidato infatti a compilare un breve sunto del proprio progetto, poi una spiegazione più estesa, infine a riempire uan scheda per ogni capitolo con il dettaglio della trama. In questo modo, si riesce a pianificare lo svolgimento della storia, con evidente vantaggio al momento della scrittura vera e propria.
Non mancano altre applicazioni interessanti, come Write 2, o Blogspy, applicazione molto completa per i blog (forse anche troppo, perché ancora non ho capito bene come funziona; prima o poi dovrò smetterla di provare e rassegnarmi a leggere il manuale…).
Ecco, questo è di quello che ho trovato; ma sicuramente la lista è lungi dall’essere esaustiva! Un salto allo store vi farà sicuramente trovare un bel po’ di altro materiale… 🙂
Va detto in ogni caso che per scrivere testi di una certa lunghezza, senza metterci un tempo esagerato, risulta quasi essenziale una tastiera vera e propria. In questo momento sto scrivendo con l’iPad connesso ad una tastiera Apple wireless; per un prezzo tutto sommato accettabile permette di utilizzare veramente le applicazioni di scrittura in iPad in maniera molto più soddisfacente.
E allora, mi potrebbe dire qualcuno, iPad più la tastiera wireless alla fine non realizza una configurazione equivalente a quella di un vero e proprio notebook? Certo il prezzo complessivo non è irrilevante, ma la comodità è indubbiamente più elevata. Puoi appoggiare il tuo iPad su un tavolino vicino al divano, o un comodino vicino al letto, e scrivere nella massima confort, con la tastiera in grembo. E’ comoda, leggera, non scalda. Niente male davvero.
In epoca di Internet, social network e compagnia bella, può sembrare desueto l’intento di tenere un diario. Un diario personale, intendo. Un posto (essenzialmente) privato dove annotare in piena libertà fatti e sensazioni riguardo la propria vita, le persone con cui si viene a contatto. Le proprie frustrazioni, i propri sogni. Epperò un diario ha ancora ragione di essere, a mio avviso, come scrivevo l’altro giorno nel mio blog.
Posto che dunque si voglia trasferire sul mezzo elettronico la splendida, salutare nonché catartica attività di scrittura quotidiana di un diaro, ci si può chiedere quale sia il software da utilizzare. Naturalmente la domanda così posta è un tantino naive, poiché è ovvio che dipenderà dai gusti, dalle propensioni, come pure dal mezzo tecnico a propria disposizione (portatile, desktop, palmare, connessione always on, nessuna connessione, etc).
Per quanto mi riguarda – una volta risoltomi seriamente a tenere tale diario – ho fatto qualche esperimento e ho giocato un pò con qualcuno dei programmi più noti e – spero vi interessi – ecco qui le mie impressioni…
Premetto che quando dirò è influenzato profondamente dai mezzi tecnologici al momento a mia disposizione, essenzialmente un MacBook (di fine 2008) e un iPod Touch (vecchio tipo, per la precisione). Ecco alcune delle soluzioni che mi sono sembrate più interessanti (in un elenco decisamente incompleto e squisitamente soggettivo, sia inteso)
Un gran ben programma, altamente configurabile (pure troppo, perché non ho ancora capito come fare certe cose, tipo togliere il campo “titolo” dai post). Permette un mucchio di cose, come tenere diversi diarii, generare diari “smart” da delle condizioni chiave (un dato tag, per esempio), inserire rapidamente immagini, scrivere a pieno schermo in modo da non avere distrazioni, stampare in PDF in una veste accattivante, e tantissimo altro. Di contro – ma non è necessariamente un difetto, dipende dalle abitudini di utilizzo – è necessario un computer per aggiornare il diario: intendo, non si può fare con telefoni o palmari o altro (per i melomani, intendo un i-qualcosa: iPod, iPad, etc). Dal lato positivo, non è necessario essere online perché è una vera e propria applicazione desktop (ma se il disco rigido ci lascia, potremmo perdere tutto, in mancanza di backups). Decisamente da tenere in alta considerazione, anche se per configuarla può essere necessario affrontare la lettura del poderoso manuale. Buone possibilità di esportazione, anche in formato PDF. Ottimo per chi vuole un programma sofisticato altamente configurabile.
Momonote è una applicazione per web e iPod/iPad, che permette di registrare delle note personali, dunque anche un diario, le quali risultano accessibili in una pagina web a cui si accede con il proprio account. Mentre per usare il sito bisogna ovviamente essere online, da iPod ad esempio si può scrivere anche senza la connessione, poi quando è possibile avverrà la debita sincronizzazione dei post. Momonote ha un sistema di tag molto potente (il suo vero punto di forza, a mio avviso), per cui è facilissimo riordinare i propri pensieri per argomenti. Personalmente lo trovo utile più che come diario, come sistema per registrare (buoni) propositi, autoesortazioni e citazioni, da rileggere nel momento del bisogno (ma questo è un punto di vista molto personale).
DayOne è un’applicazione che per un prezzo moderato si può istallare sul proprio Mac, ed anche su un iPod/iPad. Strutturalmente molto semplice ma di aspetto gradevole (uno dei suoi punti di forza, senza dubbio), l’applicazione per Mac aggiunge una iconcina sulla barra superiore, in modo che aprirla e mettersi a scrivere è questione di un momento. Se non si vuole nemmeno aprire, si possono programmare dei reminder in cui appare la finestrina in cui immettere il testo. Non ci sono – al momento – possibilità alcune di formattazione, nemmeno italico o grassetto (ma sono previste dalla roadmap, sembra). Non si possono inserire immagini (allo stato attuale). Questo può essere visto come una limitazione oppure un accenno di minimalismo che aiuta ad essere focalizzati sulla scrittura. Financo le possibilità di esportazione sono piuttosto limitate, anche se gli sviluppatori (mi) assicurano che sono al lavoro. DayOne usa un account Dropbox per sincronizzare i file. Si può scrivere anche offline e poi il sistema provvede a sincronizzare i vari post presenti in diversi dispositivi.
Alla fine della fiera, mai come in questo caso, è tutta questione di gusti: dal mio punto di vista, il programma migliore è quello che più di altri invoglia a scrivere con continuità. Personalmente trovo che DayOne sia ideale, per tale compito. La finestrina non intimidisce, a differenza dell’enorme spazio che apre ad esempio MacJournal (mi fa venire un panico da pagina bianca). L’estetica appare curata e alla fine questo invoglia di più. Poi magari anche se uso il MacBook, una annotazione al volo la posso aggiungere dall’iPod (no, l’iPad non ce l’ho…). Spero che venga presto inclusa la possibilità di esportare il proprio diario in un formato magari PDF elegantemente predisposto. Il diario è privato, siamo d’accordo, ma potrebbe essere piacevole condividerlo, ad un certo tempo… 😉