Saluti anche a Posterous

Ci sono casi in cui dispiace un po’ di aver ragione, e questo è uno. Cioè, non che abbia detto cose straordinariamente acute. Più che altro sono cose che sono sotto gli occhi di tutti. Ma magari qualcuno che abbia un angolo temporale di osservazione più ristretto, forse non se ne accorge così chiaramente.
Come dicevamo nell’ultimo post, la varietà delle piattaforme in Internet è in decisa contrazione. Una manciatina di servizi “maggiori” (grosso modo, Facebook, Twitter, WordPress, Google+) la fa da padrone, cresce e si radicalizza, anche e soprattutto a spese di una moltitudine di servizi medi e piccoli che vanno invariabilmente verso la chiusura, uno dopo l’altro. E’ da dire ancora una volta che molti di queste piattaforme incarnano modi assai interessanti di ‘vedere le cose’, alternative al solito paradigma, che appaiono intriganti sotto molti punti di vista. Possibilità differenti che vanno a scomparire, con decisa perdita di complessità. Una omologazione in piena regola, nemmeno tanto strisciante.
Tra poco dovremo salutare anche questo servizio…
Ecco che un altro servizio molto interessante va a chiudere. Posterous ha appena annunciato che il 30 aprile chiuderà i battenti. Posterous è stata per diversi anni una piattaforma blog molto interessante, con diversi punti di forza al suo attivo. Il primo e fondamentale è stata la grande semplicità. Era davvero questione di un attimo aprire un blog (il tema predefinito è deliziosamente minimalista) e iniziare a pubblicare i propri pensieri. Stabilire una propria presenza su Internet era davvero immediato. Si poteva fare tutto per posta elettronica, senza preoccuparsi di null’altro che scrivere. 
Con il tempo si sono aggiunte altre possibilità, come la possibilità davvero attraente di inviare foto in attachment via email, che venivano automaticamente organizzate in un pratico album. In ogni caso, mi sento di dire che la caratteristica semplicità è rimasta largamente immutata. 
Se non che ad un certo punto Twitter si comprò Posterous. Nel mondo di Internet quando si viene assorbiti da un gigante di solito non finisce bene (vedi il caso di Jaiku con Google, tanto per fare un esempio) Per un po’ tutto andò come al solito, ma ora ecco che arriva – facilmente prevedibile – la doccia fredda. Il team, per “decidere di concentrare lo sforso su Twitter” (si dice sempre così, ma ce ne è davvero bisogno?) chiude il servizio. 
Un’altra contrazione della varietà, un altro collasso gravitazionale verso i poli dominanti. Peccato.

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