La sala d’attesa?

Forse può essere divertente, ma alla fine rimango con un senso di insoddisfazione, quasi di amarezza. Lo spot recente di Apple punta giustamente ad evidenziare il fatto che i dati della salute gestiti dallo smartphone debbano essere considerati come dati sensibili (e lo sono) e dunque essenzialmente privati.

E siamo d’accordo.

Io però che uso Samsung Health sul buon vecchio Galaxy M31 invece che il suo software su un suo iPhone, non penso per questo di diffondere i miei dati urbi et orbi (a meno di smentite, certo). Dunque sarebbe forse meglio, per un gigante come Apple, puntare sulle qualità del suo software invece che seminare inquietudini ingiustificate, seppure in modo originale.

Dobbiamo andare verso un mondo coeso in cui la tecnologia non ci spaventa, perché la conosciamo sempre di più ed entra a far parte delle nostre vite, senza per questo dominarle o condizionarle oltremisura.

Difficile, vero? Ma se la nostra intelligenza (come ci dice Federico Faggin) supera di molto quella artificiale, perché mai non dovremmo coltivare alte (e soprattutto umanissime) pretese?

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Pubblicato da Marco Castellani

Marco Castellani, astronomo, divulgatore, scrittore

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