Hai ragione, Marco. C’è ben poco da temere dall’intelligenza artificiale, almeno per il momento. Leggendoti, mi sorprendo di come non temiamo i veri pericoli, mentre intanto ce ne inventiamo continuamente di fittizi. La nostra intelligenza ha provocato devastazioni immense, nel secolo appena passato (è intelligenza progettare campi di sterminio e bombe atomiche, è intelligenza sviluppare gulag, lager e tutto il resto, magari con criteri di “efficienza”). E già come abbiamo iniziato questo nuovo secolo, non è poi da stare troppo allegri.
Ma allora come mai invece di curare l’uso della nostra intelligenza – ovvero di curarci noi stessi, educarci a bilanciare ragione calcolante e cuore, logica ed affettività, dubitando di ogni ideologismo e di ogni disincarnazione, di ogni astrazione dai nostri corpi doloranti e imploranti aiuto – perché rimandiamo colpevolmente il cammino per la nostra maturazione, sempre più urgente e necessario, inventando ad arte pericoli che (se pur esistono) sono di scala infinitamente minore? Sarebbe da domandare a Chat GPT, a questa povera macchina, se soltanto potesse dircelo.
Il fatto è che lei non ha proprio idea. E cosa ben più grave, spesso non ne abbiamo idea neanche noi.