Linux a casa? Non è il caso…

Un post sul blog pclinuxos2007 ha destato il mio particolare interesse, in chiusura dello scorso anno. Al di là infatti dei diversi proclami, che si sono spesso susseguiti, sul fatto che si fosse in procinto di ottenere una larga diffusione per linux, l’autore dell’articolo esordisce esprimendo la sua gratitudine per fatto che nessuno abbia ancora dichiarato “il 2012 sarà l’anno di linux sul desktop”.
Sano realismo, nella mia umile opinione.
Ora, chi scrive è antico abbastanza da averne viste, di dichiarazioni simili. Ho usato linux, se non erro, dal lontano 1996 (e ancora lo uso). Ne ho viste e ne ho provate, di distribuzioni. Ne ho caricati, di aggiornamenti. E ne ho letti, di post linuxiani, di riviste. Quasi ci siamo, il 20xx sarà l’anno di linux sul desktop. Non era infrequente leggere dichiarazioni entusiastiche di questo tipo, in chiusura dell’anno 20xx-1. Ebbene, concordo con l’autore del post. Questo possiamo dire che certamente non è avvenuto, e probabilmente non avverrà (mia opinione personale, beninteso). Malgrado linux abbia fatto passi da gigante, in pochi anni.

Il comodo sistema di “lenti” di Ubuntu (alla Mac OS X)
(Crediti: Ubuntu website)

Intendiamoci, linux è fantastico perché è libero, è configurabile senza limiti (e questo a volte è però anche un… limite), può essere istallato quasi dappertutto (non provate con il gatto di casa, però). Gira sui server di Google, dunque possiamo dire con buona approssimazione che Internet si basa su di esso, in larga parte. Vi sono tonnellate di smartphone Android in circolazione. Ovvero dispositivi che fanno girare una versione appositamente modificata del kernel linux. 


D’accordo.
Tuttavia la base di utenti desktop è ferma intorno all’uno per cento, a quanto leggo.

Se devo parlare delle mia esperienza di questi anni, nell’ambito della comunità scientifica (che mi è particolarmente familiare per il mio lavoro di astronomo) posso dire di aver visto intorno a me una descrescita netta delle macchine e dei portatili con linux, non una crescita. Windows, soprattutto con Vista, era stato un fiasco. Non ho visto molti ricercatori che lo usassero. Anzi. 
Vista probabilmente sta alla Microsoft come la Duna sta alla FIAT, se capite cosa intendo.
Tuttavia mi sento di dire che linux ha perso l’occasione offerta da Vista e dai suoi numerosi problemi. 
Penso agli ultimi anni. Più passava il tempo, più vedevo intorno a me un nuovo tipo di computer. Era quasi Unix, ma non era linux. Funzionava subito e dicevano che funzionasse bene. Sempre più colleghi lo adottavano. Richiedeva poco apprendimento, per chi era abituato a linux. Il software scientifico non mancava, via porting o – man mano – proprio nativo per la piattaforma.
Sì, parliamo di Mac OS X. Se guardo intorno a me, e penso alla situazione degli ultimi anni, devo dire che ha vinto lui. Prima un ricercatore con un MacBook veniva guardato con curiosità; si osservava come fosse una eccentricità, una stranezza. Ora è lo standard. Nelle varie riunioni alle quali ho l’onere e l’onore di prendere parte, la quantità di MacBook è sempre molto elevata (non sono infrequenti casi di maggioranza bulgara).
Ora, mi rendo ben conto che questo è un “ecosistema ristretto”, gli astronomi non sono la maggioranza della popolazione (per fortuna o purtroppo, su questo si può disquisire a lungo). Però è un segnale.
A pelle, lasciatemelo dire, ho la sensazione che linux abbia perso la partita. O meglio, l’abbia vinta in ambiti dove prima nemmeno si pensava si giocasse:  penso al settore degli smartphone ed anche dei tablet.  Nel mio Xperia Ray batte un cuore Android, cioè Linux. Se guardo nelle impostazioni, trovo una Versione kernel 2.6.32.9.etc…  E Android è adesso il sistema più diffuso per gli smartphone.
Le cose cambiano, quasi niente rimane come prima.

Questo nonostante molte cose. Linux (luogo comune forse, ma con un fondo di verità) ha sofferto della amplissima frammentazione; gli sforzi si sono allargati in una miriade di distribuzioni, spesso – diciamolo – diverse in minima parte (o costruite una sull’altra con variazioni non sempre di grande impatto). Poche con idee veramente innovative. 

Sono molto affezionato a linux, e dirlo un pò mi dispiace. Ma lo dico, sperando di essere smentito…
Questo, ovviamente, se si pensa alle percentuali. Va anche detto, il vantaggio di buttar dentro un disco di Ubuntu e rimettere in attività un computer ancora decente ma con un vecchio Windows malfunzionante, ritrovarsi a costo zero un sistema operativo moderno (un pò alla Mac OS X, ma per me va bene), dove lo vogliamo mettere?

Ma gli anni passati a discutere della imminente vittoria di linux sul desktop mi sembrano, appunto, passati.

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Ma Livia, poi…

  Stefano non voleva aspettare. Era fatto così, su certe cose era decisamente impaziente. Ok, è vero che Ubuntu esce tutto nuovo (o quasi) una volta ogni sei mesi. Due volte all’anno non è male, tutto sommato, come frequenza. Eppure ogni volta, all’approssimarsi dell’uscita della nuova versione, ricominciava a friggere d’impazienza.
  Certo la novità non era poi una vera novità, ormai. Da tempo aveva dischiuso i meravigliosi segreti della virtualizzazione, quell’arte sottile del riprodurre un sistema dentro un altro sistema. Aveva scaricato Virtualbox e lì dentro si divertiva ad istallare tutte le versioni di linux che gli piaceva, incluse le varie versioni preliminari del suo amato Ubuntu. Spesso le istallazioni duravano una settimana o poco più: comprese le caratteristiche, se non lo entusiasmavano, Stefano le buttava via per fare spazio ad altri tentativi, altre novità.  
  Era proprio una gran cosa; non doveva nemmeno masterizzare i CD, scaricava la versione “iso” dalla rete e la dava in pasto a Virtualbox; dopo qualche minuto aveva tutto pronto, il suo nuovo giocattolo bello e sistemato per l’uso, senza dover influire minimamente sul sistema (tipicamente, negli ultimi tempi, la Ubuntu più recente, con le dovute aggiunte e le impostazioni “ad hoc” operate da Stefano).
Prima era un inferno, invece. A forza di istallare versioni di linux, per provare come si comportavano, aveva ridotto il disco rigido in una serie di fettine piccole piccole, e ogni volta doveva districarsi tra complicati menù per far partire l’una o l’altra. Per non parlare di quando per sbaglio sovrascriveva le impostazioni corrette e non riusciva più a far partire la versione “giusta” di Ubuntu, quella con la quale lavorava normalmente. La virtualizzazione aveva posto fine a questi insidiosi problemi.
  Però un aggiornamento “vero” era sempre un’altra cosa. Il sistema che usava tutti i giorni, diventava tutto nuovo. Di colpo, il desktop che passava da Gnome ad Unity, tutte le librerie aggiornate, tante altre cose nuove da studiarsi, con calma.
  Il giorno dell’uscita di Natty, la versione 11.04 di Ubuntu, era tornato presto dall’università. Fatto un backup di sicurezza (si sa mai) aveva lanciato subito l’update, indi assorbito con attenzione esagerata – da puro geek – tutte le scritte a video mentre l’aggiornamento veniva portato a termine in una seducente tranquillità.
  Però prima ‘ste scritte erano molto più tecniche, si sorprese a pensare. Tipo updating gcc-232.323.23 resolving dependencies for xorg removing old lilo configuration files senza alcuna immagine. Solo linee di testo senza grafica. Potevi capire un botto se stavi attento. Liscio, non troppo attraente, pulito. Però ti faceva anche un bel pò di domande tecniche, dovevi saper cosa scegliere.
  Stefano sorrise. Giada, ad esempio, non l’avrebbe istallato mai. Le difficoltà di Giada con i computer gli mettevano tenerezza. Quel senso di bambina spaesata, lo intrigava, gli inspirava tenerezza. Oppure non era solo quello, a volte si sorprendeva a pensarlo. Che strano.
  Ora si erano fatti furbi, anche questi qui. Le informazioni tecniche erano più nascoste (ti dovevi cercare i maggiori dettagli cliccando sua una opzione un pò in ombra sul desktop, del tipo “questa la scopri solo se sei abbastanza fissato, se sei una persona normale manco te ne accorgi”). Se non facevi nulla – come era supposto che facessi (tipo Windows, insomma) ti scorrevano davanti una serie di immagini molto catchy (o supposte tali) che ti facevano assaporare le diverse virtù irrinunciabili del sistema che stavi istallando. Cose molto colorate, che possono capire tutti. E non ti chiedeva niente di complicato.
  Insomma, anche su linux la tecnica cedeva un pò il passo all’immagine. O perlomeno, la cura nella presentazione del prodotto era molto aumentata. Era diventato un qualcosa per la gente comune, non solo per quella con il pallino della tecnologia, che ricompilano il kernel i giorni pari e quelli dispari scrivono applicazioni per Android.

Ubuntu 11.04
Ubuntu 11.04 con qualche applicazione aperta…

  Era quasi arrivato al momento fatidico. Sistema istallato, ci vuole un reboot e vai, vediamo subito il nuovo sistema.
  Il suono del telefono lo fece sobbalzare mentre era fisso davanti al monitor, quasi con il fiato sospeso.
  “Stefano, ciao. Ma sei ancora a casa? Non ci dovevamo vedere alle sei?” la voce di Luisa era gentile come al solito, ma tradiva un pò di perplessità.
  Per tutti i virus di Windows, si era completamente scordato!
  “Oh sì scusa è vero… arrivo subito. Stavo aggiornando il computer e il tempo è volato…” disse Stefano
  “Ci avrei scommesso…” replicò all’altro capo del filo una voce in bilico tra la paziente comprensione e un moderato e ragionevole sconforto.
“No, ma arrivo, arrivo” si affrettò ad aggiungere Stefano.
“Ok ti aspetto. Dài che poi ho detto a Livia e Angelo che ci saremmo visti alla gelateria.”
“Sì tra poco sono lì, tranquilla. Un bacio”. Ora, se questo si sbrigasse, non posso uscire senza vedere almeno se funziona… dài fai questo reboot… spicciati. Stefano prese le chiavi, il portafoglio e il giaccone. Ripassò vicino al computer. Ecco, finalmente è pronto. Faccio il login. Ah ah funziona; ma che bello il nuovo sfondo. E queste grandi icone sulla parte sinistra. Curioso, devo capire se mi piace o se migrare su Gnome 3. Beh fammi andare sennò Luisa stavolta mi spella vivo.
  Spense il PC a malincuore.
  Se non torno troppo tardi un pò ci gioco stasera stessa, però. Pensò Stefano chiudendosi la porta alle spalle. Ma Livia, poi… ma chi è?


Indice dei racconti

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Ubuntu 11.04 Beta

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Sarò romantico, ma il bello di Linux, per me, è anche questo.

Poter seguire un’idea che prende forma pian piano, una serie di ipotesi che lentamente si raggrumano, si condensano, in un insieme definito di scelte, di opzioni possibili.

La nuova release della distribuzione che comincia ad esistere. La posso seguire fin dall’inizio, provare tutte le alpha che voglio. Seguo la costruzione, volendo. Non devo rincorrere “rumors” di questa o quella ditta. Come un’officina che lavora con le porte aperte. Peggio o meglio? No, più interessante, direi.

Sono un pò timoroso e non installerò la beta in un ambiente “di produzione”, come si dice. Però nulla mi impedisce di giocarci un pò con Virtualbox, dopotutto. Che quasi quasi, inizio a scaricare…

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Sui diversi livelli di non esistenza…

“Questa pagina non esiste! Cioè, ovviamente esiste, ma non esiste quella che cercavi….”

La simpatica trovata di quei pazzarelli di Ubuntu mi ha fatto sorridere. Cercando la alpha release della 11.04 ho modificato un indirizzo e sono piombato su una “pagina non esistente”. Il server del sito di Ubuntu non fa una piega e anzi ti intrattiene con un simpatico giochino logico…

Ecco cosa succede se cercate, ad esempio, http://www.ubuntu.com/puffiblu

L’appetito vien mangiando… allora mi è venuta l’idea di vedere come si comporta il sito della Apple, digitando un indirizzo bizzarro, http://www.apple.com/puffiblu (tanto per non cambiare). Ecco cosa succede:

Il che è già più serioso, anche se quell’ Hmm sembra concedere qualcosa (qualcosina appena) alla giocosità. Molto meno che Ubuntu, comunque (ciò può piacere o non piacere, a seconda dei gusti e del senso dell’humor)

Va detto che la cosa è diligentemente mappata anche in italiano: così capita se si cerca http://www.apple.com/it/puffiblu:

Molto opportunamente, direi, Hmm viene reso in italiano con Mmm. Il tono serioso-formale-ufficioso (in senso, da ufficio) appena appena increspato dalla prima parola, rimane invariato.

Il tenue accenno di giocosità concesso dalla Apple, si perde totalmente quando si approda sul sito di Microsoft. Qui l’ufficiosità (ancora, nel senso di tono “da ufficio”) regna sovrana, nessuna concessione all’humor viene permessa, nemmeno un bit. In più, tanto per non perdere tempo, si viene spediti ad una ricerca su Bing, il motore della casa.

Ecco cosa succede cercando http://www.microsoft.com/muppets

Che dire? A me, tra le pagine non esistenti, continua a piacere di più quella di Ubuntu 😉

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Punto critico

“Allora”, mi fa il collega, “forse riusciamo ad ottenere dei fondi per il progetto”
“Bene” (il che è vero)
“Potremmo prenderci due mini Mac, con i quali sostituire anche i desktop. Che ne pensi?”
Eccoci, sono vicino al punto di non ritorno. Ecco il momento critico. Da qui non si torna indietro. Sostituire il desktop con Ubuntu e passare 100% a Mac OS (dopo aver “ceduto” sul MacBook) ? Devo decidere, e devo decidere adesso.

Se passo lo so, lo so che non tornerò indietro. Allora, mi abituo  ad un ambiente omogeneo, però disimparo pian piano a muovermi dentro Ubuntu. Mi scordo di aspettare le nuove versioni, di verificare i progressi, le alpha, le beta, i forum, i siti di linux.  Insomma, nel complesso, dovrei mollare un gran divertimento. Che faccio? Mac OS funziona bene, molto bene, per carità. Non tutto mi piace del desktop di Mac, però funziona bene. Indubbiamente.

Perché usare Ubuntu (Credits: www.ubuntu.com)
Però – insisto – che faccio? Invece di divertirmi a seguire i progressi di Ubuntu passo passo, mi metto a scavare tra i siti che propagano i “rumors” (che più non si può, essendo un sistema chiuso) di cosa stanno facendo gli sviluppatori a Cupertino
Mmmmm…  
No.
Per ora, no.
“Beh guarda, a me serve ancora Ubuntu per quel progetto sugli ammassi globulari (è abbastanza vero, mi è stato consigliato, NdA), tutto sommato il desktop va ancora bene. Se ci sono dei fondi, potrei avanzare la richiesta per un tablet (non per forza un iPad) ottimo per leggere documenti ovunque. Tanto dovrei spendere anche meno”
“Ah, come vuoi. Va bene, allora.”
Per ora è andata. Questa volta, ho resistito. 

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Giada e il virus di Windows (II)

Racconto a sfondo informatico. Seconda puntata (qui la prima).


Prima di tutto avvenne questa cosa magica. Stefano inserì il dischetto e fece ripartire il computer. Ma invece di non fare nulla, stavolta si accese. 

“Funziona!” esclamò Giada.
“Non come pensi tu”, la calmò subito Stefano.
Certe volte i maschi sono più misteriosi delle donne.
“Ma non è la schermata solita. Anche la musichetta è diversa”, notò Giada.
“Infatti. Siamo partiti con Ubuntu, vedi” disse Stefano. Vicino a Giada si trovava bene, notò che aveva un buon profumo. Delicato, appena percettibile. Concentrarsi su Ubuntu era meglio. Decisamente meglio.
“Ecco vedi, ora hai un sistema funzionante. Prova”, disse Stefano, contento dell’effetto che aveva sortito.
“MmmmMm. Ma non so come ci si muove qui. Cos’è questa barra sopra, per esempio?”

La faccenda sarebbe stata complessa, ma l’aveva messo in conto.
“Vedi, è solo che le cose sono organizzate in modo diverso. Ma quando hai capito la logica, vai tranquilla. Guarda.”
Aprì Firefox. Si collegò a facebook e le avvicinò il portatile.
“Sì funziona! Ma è lento lento però”
Obiezione prevista.
“Certo perché sta girando dal CD. Ogni programma ora lo carica da lì.”
“Ah, ecco. Lo dicevo io. E allora?”
“Allora te lo istallo, così diventa rapido. Va bene?”
“Sul mio computer?”
“E dove, sulla teiera?”
“Quella funziona, grazie.”
“Certo, perché mica ha Vista, quella.”
“Stupido”

Gli diede una piccola spinta sulla spalla, a rimarcare un moderato rimprovero. Le piaceva questa familiarità che non implicava necessariamente un coinvolgimento sentimentale. O lo implicava in maniera sfumata, di questo non era proprio sicura.
“Ma lo istalli e io perdo tutto?”
“No se hai abbastanza spazio. Aspetta…. sì dovrebbe andare”.
“Rischio qualcosa?”
“Direi poco. Certo ogni ripartizionamento ha un rischio.”
“Non ho capito cosa dici. Ma se perdi i miei dati ti meno”
“Tranquilla, tranquilla. Vatti a fare un tè, visto che la teiera funziona. Qui ci vorrà qualche minuto”, disse Stefano. 
“Non mi va il tè.”
“Però io lo prenderei volentieri, peraltro”, disse lui. 
Perché le donne a volte non capiscono? Eppure sono così svelte, di solito.
“Ok, ok. Ma non fare danni intanto.”
“Più di così. Va bene una partizione da 20 giga?”
“Cosa?”
“No, niente, lascia stare. Piuttosto, io il tè lo prendo con un velo di latte, grazie.”
Manco fossi la sua fidanzata, pensò. Nondimeno, avvertì un leggero piacere nell’assecondare la sua richiesta, come un senso di gratificazione per essersi presa cura di qualcuno.

Forse è che é un pò che non ho un ragazzo. Però forse non è nulla di questo, e sono solo contenta che mi sta sistemando il computer. Anche se poi bisogna vedere se riesco ad usare questo Buntu. Io sono abituata a Windows e voglio quello, chissene se a qualcuno non gli piace.

“Pronto il tè.”
“Pronto anche il computer”, si sentì una voce dal salotto.
Giada tornò con un vassoio con due tazze di tè, una brocchetta del latte e dei biscottini. Sempre meglio che pagare un tecnico, pensò.
“Allora ecco, questo è il desktop. Qui ho messo il link alla partizione di windows”
“Cioè?”
“Cioè, qui trovi le cartelle con le foto, video e musica”
“Ah ecco”
“Ottimo questo tè”
“E’ quello Early Grey, a me piace molto.”
“Come faccio a sentire un brano però?”
“Guarda qui, nelle Applicazioni trovi, sotto ‘Audio e video’ tutto quello che ti serve. Però giocaci un pò e cerca di familiarizzarti”
“Uhm”
“Che vuol dire uhm?”
“Ma mi tocca imparare cose diverse.. Sapevo fare tutto prima. Lanciavo iTunes e via”
“Beh qui lanci Rhytmbox e via. Se poi non ti piace ne scegli un altro, di programma per la musica.”
“Ce ne sono tanti di programmi da istallare?”
“Una marea. Li trovi qui al ‘Software Center’. Ora sono.. Aspetta.. 34595 programmi disponibili.”
“Cavoletti”
“Io avrei detto diversamente, ma cavoletti è più pulito, senza dubbio”. Stefano intanto aveva finito di sorseggiare il suo tè.
Quasi trentacinquemila programmi? Ma per fare cosa?
“C’è un programma che ti studia letteratura latina al posto mio? E’ una tale pizza…”
“Non credo. Non nella versione 10.10 almeno”
“Dieci che?”
“Intendo, non nella versione attuale di Ubuntu Forse nella 15.04, magari, se la tecnologia va avanti”
“Stai di nuovo facendo lo stupido per  caso?” chiese lei, con uno sguardo che voleva essere severo senza riuscirci.
“Soltanto un pò” ammise Stefano sorridendo.
Il sole al tramonto aveva già inondato il salotto di ampie striscie rossastre. L’ora più bella, per Giada.
“Ma se volessi.. Ehm..” 
“Ripristinare Windows?” 
“Sì esatto.”
“Ce l’hai un disco USB?”
“Quelli che si attaccano? No,  veramente no.”
“Allora aspetti che torno un’altra volta, te lo porto io. Salviamo tutta la tua roba e rimettiamo Windows. Ce l’hai ancora il disco immagine che ti ho fatto fare quando hai comprato il computer?”
“Credo di sì, sta nella scatola.”
“Allora siamo a posto, si può fare. Intanto goditi un pò Ubuntu…” Stefano fece come per andare via.
“Devi andare?”
“Beh avevo detto a Luisa che sarei passato da lei prima di cena”
Giada sentì qualcosa pungere dentro, giusto un attimo. Subito sorrise di nuovo.
“Giusto. Sei stato gentilissimo a venire qui. Grazie”
“Per me è sempre un piacere, non preoccuparti”
“Allora ci vediamo presto?”
“Divertiti con Ubuntu.”
“Tu divertiti con Luisa. Cioè, non volevo dire in quel senso. Se non siete maliziosi, voi maschi…”
“Sei troppo spassosa, Giada. Allora a presto. E guarda che hai messo appena il naso in un mondo incredibile, farai delle belle scoperte”
“Dici eh? Speriamo”
“Sicuro. Basta aver voglia di imparare.”
Dalla finestra vide il motorino di Stefano sfilare disciplinato lungo il viale. Bravo ragazzo. Era contenta per Luisa. Tornò a sedersi davanti al portatile, il quale, non sapendo cosa fare, si era intanto lanciato in un fantasioso screen saver pieno di colore.
Ora a noi due, Buntu….. Vediamo se fai quello che ti dico io, devi capire chi comanda. 
Tu sarai pure linux, o quello che ti pare, ma io sono una donna. Dunque si fa a modo mio, non ci sono altre possibilità.

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Luce e (qualche) ombra per il nuovo store di Chrome…

E’ da poco stato aperto il “negozio” associato al browser (e al sistema operativo) Google Chrome. Si può raggiungere all’indirizzo 

http://chrome.google.com/webstore



In pratica, è la derivazione del famoso modello, decisamente vincente, dello store per le applicazioni dei vari prodotti Apple, come iPod, iPhone etc. Ci ho girato un pochettino e devo dire che in breve tempo ho scoperto una serie di applicazioni e siti web decisamente interessanti. Il modello di negozio, infatti, suddiviso in categorie, con alcuni elementi “di spicco” posti in maggiore risalto, si presta assai bene a dare un ordine e una rintracciabilità nell’immenso e irregolare arcipelago del web. Un punto centralizzato fa decisamente comodo e aiuta a non perdersi.

Piuttosto, la cosa che all’inizio mi ha un pò disorientato (e ha provocato anche, a quanto pare, il risentimento di alcuni utenti) è il fatto che nello store non si riescono facilmente a distiguere le vere “applicazioni” da quelle che sembrano tali (o si pensa erroneamente che lo siano) e invece altro non sono che semplici link ai rispettivi siti web. Tuttavia è già stato fatto notare – e io concordo appieno – come in realtà si stia vivendo un particolare momento di transizione, durante il quale la differenza tra le applicazioni e i siti web è destinata a diventare sempre più sottile. Aggiungo io, che a breve anche la percezione della rispettiva differenza, per l’utente comune, è destinata pian piano ad affievolirsi fino a scomparire. Complice, ben più che marginale, l’introduzione della versione cinque del linguaggio di programmazione su web, l’HTML5. Il web si sta ricostruendo attorno alle sue potenzialità, grazie alle quali un “semplice” sito web che utilizzi sapientemente HTML5 è già ben più che un sito come lo pensiamo adesso, ma è a mezza strada verso una web app.
Quick Note, disponibile nel nuovo store, è una vera "applicazione" e non un link...
A differenza di altre, Quick Note – disponibile nello store di Chrome – è una vera applicazione web…




Google crede moltissimo nel web: bella forza, direte voi. A differenza di ditte come Microsoft, sbarcate nel web ma proveniente da un’altra storia, “ante-Internet”, Google ci è nata, nel web. Non sorprende che il suo sistema operativo, per sua stessa ammissione, sia costruito intorno ad un browser. E mai come da Google al momento si sta imparando come si può spingere avanti il web fino a disporre di una collezione di applicativi online (ma non solo) capaci di girare nel browser e fare tutto quello che un tempo, si affidava ai programmi residenti nel proprio computer.

Questo, come è stato detto più volte, ha delle importanti conseguenze nell’approccio ai computer e all’informatica. Non ultima, il fatto che il sistema operativo del computer sia destinato a diventare sempre meno importante. Al punto che le guerre tra Windows, Linux o Mac sono destinate ad essere pensate come oggi si pensa (per chi la ricorda, poiché parliamo dello scorso millennio) alla disputa tra la qualità del vinile o quella del “nuovo” oggetto, il compact disk. O ancora più indietro, al suono degli amplificatori a transistor rispetto a quelli che utilizzavano le valvole… Tutto va bene, a patto che il sistema abbia un browser moderno in grado di sfruttare le potenzialità del nuovo Internet. Tanto tutto avverrà là dentro, il resto non serve (è il concetto dietro Chrome OS). 


In questo senso, fatemi aggiungere, fa piacere che l’utenza Linux non sia dimenticata: già oggi ho avuto la bella sorpresa di trovare la nuova versione di Chrome – quella che presenta le applicazioni nella pagina iniziale (per la precisione, la 8.0.552.215) – disponibile negli aggiornamenti di Ubuntu…. 


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Ubuntu: nessun fork di Gnome

Mi sono imbattuto in rete in una interessante intervista al Community Manager di Ubuntu Jono Bacon; consiglio la lettura agli appassionati di linux (in particolare, Ubuntu) che mastichino un poco di inglese. 
In essa infatti vengono toccati diversi temi, tra i quali le numerose “variazioni” sulla versione standard dell’ambiente desktop Gnome ormai di default su Ubuntu, ed anche la possibile adozione del browser di casa Google, Chrome, come software di default per la navigazione Internet (sul medio periodo, Firefox in effetti è consistentemente a rischio dall’avanzata di Chrome/Chromium, a mio parere).
Una schermata di Ubuntu 10.04
Leggendo le risposte, non si può fare a meno di riflettere sulla specificità dell’open source; “piegare” un software alla propria visione, come sta avvenendo per Gnome da parte del team di Ubuntu, è ovviamente possibile solo se si può accedere al tale software in modo da poterlo plasmare, e non come una scatola chiusa. Un indubbio vantaggio, in molte situazioni. Senza retorica….

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Eccola, Ubuntu DieciZeroQuattro

DieciZeroQuattro
Originally uploaded by mcastellani
E’ fatta, ho appena aggiornato la mia linux box alla Ubuntu 10.04! Con piacere devo dire che la procedura di upgrade si è svolta senza patemi e praticamente nessun intervento da parte mia (a parte confermare la sovrascrittura di alcuni files di sistema).

Ora, di esplorazioni dettagliate della nuova release ve ne sono tantissime in rete (ad esempio in italiano c’è quella su webnews, ma basta googlare un pò  per trovarne a bizzeffe), dunque qui mi appunto solo qualche impressione d’uso. Diciamo, quello che mi colpisce senza “raspare” troppo sotto la superficie, al primo approccio. Vediamo…

  • per un “malato” di social networks come il sottoscritto, Ubuntu 10.04 si presenta con un aspetto davvero interessante: è spiccatamente sociale. E’ infatti integrato il client gwibber (giunto ormai alla release 2.30.0.1) che supporta Twitter, StatusNet, Facebook, Identi.ca, Digg, FriendFeed ed anche Qaiku (un servizio di microblog con supporto alle lingue che mi piace molto, di cui ho già parlato nel blog, e del quale ho curato buona parte della traduzione dell’interfaccia in italiano). Di più, non è soltanto incluso, ma fa parte del concetto “sociale” di Ubuntu, per il quale si può intervenire sulla propria “presenza online” direttamente dalla barra di stato superiore di Gnome. Sono molto curioso (e lo sono anche gli sviluppatori) di capire se l’inclusione nativa di Qaiku in Ubuntu porterà nuovi utenti a mettere il naso in questa interessante ma ancora poco conosciuta piattaforma.
  • Si è molto parlato in rete del nuovo negozio di musica online che arriva integrato dentro il “software di gestione e riproduzione musicale per GNOME” Rhytmbox, arrivato alla versione 0.12.8 (ma questo vezzo di andare avanti con le versioni zero punto qualcosa non lo vogliamo perdere??). Ho appena dato un’occhiata e tra l’altro i prezzi di diversi album sono molto interessanti e almeno in alcuni casi, nettamente inferiori a iTunes. Ma per qualche motivo ho provato ieri e oggi ad effettuare un acquisto senza riuscire a completare l’operazione.. si ferma a metà della procedura. Aspettiamo e riproviamo 😉
  • Gli sfondi e tutto il desktop GNOME hanno il mio plauso, per la ricerca estetica che mi pare abbia avuto ottimo esito. Complessivamente, mi sembra abbastanza chiaro che Mac OS X sia stato ben tenuto in conto dagli sviluppatori di Ubuntu (fino ai particolari come le iconcine sulla parte sinistra delle finestre)… ma va bene così, no problem 😉
  • Anche l’Ubuntu Software Center (il cui riferimento non troppo nascosto è ancora il repositorio software online di Mac OS X) ha fatto rilevanti progressi. E’ più facile e piacevole navigare tra le categorie per scegliere il software da istallare… gratuitamente, per giunta!
Insomma, a me piace. Sicuramente vi sono cose da migliorare e da sistemare (incluso qualche stranezza di gwibber, a me continua a dare errore di autenticazione in Qaiku nonostante abbia inserito già un paio di volte la API corretta… ), ma mi pare siamo arrivati ad una versione di tutto rispetto; una delle rappresentazioni più importanti – forse la più rilevante al momento attuale – di un sistema operativo open source.

… voi che ne pensate, sto esagerando ?

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